Che cos'è la cardiologia metabolica?
Valerio Pignatta - 01/01/2016
Una caratteristica ricorrente delle terapie mediche è la loro lentezza nell'affermarsi e nel diffondersi, anche quando sono ottime e funzionali. Del pari riscontriamo una riluttanza da parte del corpo medico ad abbandonare determinate cure anche quando esse si sono dimostrate, magari da anni, inefficaci o addirittura dannose. Le spiegazioni di queste dinamiche sono probabilmente da ricercare in meccanismi sociali (gestione di posizione di potere, associazionismo ecc.) o culturali (crescita infinita dell'informazione biomedica, frammentazione delle opinioni ecc.). Sicuramente c'è anche di mezzo il cosiddetto gap tra ricerca scientifica e pratica clinica, ossia quel ritardo tra ciò che viene appurato in vari studi di settore nei laboratori degli scienziati medici e biologi e ciò che viene praticato nella comune cura in ambulatori medici e ospedali. Solitamente si parla di un ritardo di acquisizione delle scoperte dell'ordine di svariati anni.
Tenendo presente e verificando con mano questo ritardo, è interessante affrontare e illustrare la terapia cardiaca che negli Stati Uniti sta emergendo sotto il nome di cardiologia metabolica.
Come sappiamo in molti paesi del mondo, le malattie cardiovascolari precedono qualsiasi altra malattia come causa di morte.
Una spropositata proporzione di persone oltre i quarant'anni soffre di patologie cardiovascolari e anche l'ipertensione sta divenendo un luogo comune in classi di età che sinora ne erano state escluse.
Ma da qualche tempo si sta facendo strada in cardiologia un metodo di cura in grado di offrire risultati insperati solo sino a un decennio fa.
ATP e ossigeno
Il tutto è partito da un allargamento dell'approccio al problema. Normalmente si ritiene che il fattore principale che spinge alla genesi di patologie cardiache sia lo scarso afflusso di ossigeno al cuore. Tuttavia è stato ormai più volte dimostrato che la malattia cardiaca non dipende solamente dalla scarsità di sangue ossigenato che riesce a pervenire al cuore, ma dal disordine del muscolo cardiaco dovuto a una carenza di energia. Il focus quindi è stato spostato a livello delle cellule cardiache dove, in presenza di patologie cardiovascolari, si è potuta verificare un'insufficienza mitocondriale. Ossia l'ossigeno non è colui che provvede a fornire l'energia della vita. Ne è un cofattore essenziale, ma non ultimativo. Di fatto, l'elemento essenziale è un altro. Si tratta dell'adenosintrifosfato (ATP). L'ossigeno è un mattoncino utilizzato nella sua produzione.
I mitocondri sono organelli presenti nelle cellule addetti alla respirazione cellulare e sono coinvolti nella produzione di ATP, la molecola dell'energia meccanica ottenuta dall'assimilazione e trasformazione del cibo. In ogni cellula esistono centinaia di mitocondri. La loro efficienza è importantissima per il funzionamento dell'organismo.
Essi possono però andare in crisi a causa di varie sollecitazioni, come carenze nutrizionali di alcuni elementi nutritivi, stress eccessivo e duraturo, invecchiamento, intossicazione ambientale oppure assunzione per lunghi periodi di farmaci come statine, betabloccanti, antidepressivi e ipoglicemici.
La cardiologia metabolica affronta quindi il problema della debolezza cardiaca incentrando la risposta terapeutica sulla produzione di energia vitale. La patologia del cuore cioè viene interpretata semplicemente come un'assenza o carenza di energia, ossia di ATP prodotto dai mitocondri.
L'intervento clinico, quindi, si orienta al rafforzamento delle funzioni energetiche e respiratorie dei mitocondri per migliorare l'ossigenazione del flusso sanguigno, ma si interviene anche sull'accelerazione del ritmo con cui le cellule convertono le sostanze nutritive introdotte con l'alimentazione in energia, ATP. Se non c'è sufficiente ATP molte funzioni metaboliche vanno in crisi.
Affinché i mitocondri possano trasformare l'energia contenuta negli alimenti in una forma che l'organismo possa utilizzare (ossia appunto ATP e nicotinamide-adenin-dinucleotide NAD) occorrono alcune serie di reazioni: proteine, grassi e carboidrati devono essere convertiti in gruppo acetilico per potervi entrare. Per questa operazione, e per un efficiente ciclo di Krebs, servono enzimi che sono prodotti da diverse vitamine, minerali, acidi grassi e amminoacidi.
Il noto cardiologo statunitense Stephen T. Sinatra ha sviluppato negli anni un protocollo a base di simil-vitaminici che è in grado di riattivare la funzionalità metabolica dei mitocondri e la loro corretta produzione di energia. Per fare questo, egli ricorre ad alcune sostanze naturali quali il coenzima Q10, la L-carnitina, il D-ribosio e il magnesio.
Vediamo nel dettaglio cosa sono questi “fantastici quattro” di cui parla Sinatra.
I “fantastici quattro”
Sicuramente un ruolo terapeutico fondamentale in questa terapia lo riveste il primo elemento, ossia il coenzima Q10, di cui i ricercatori stanno scoprendo infinite virtù curative in vari ambiti.
Il coenzima Q10 è un composto lipidico simil-vitaminico (è detto anche vitamina Q). È attivo proprio nei mitocondri delle cellule dove è coinvolto, con una funzione di trasporto degli elettroni, nella produzione di energia tramite ATP. È un potente antiossidante protettivo nei confronti dei radicali liberi. Viene chiamato anche ubichinone proprio perché è presente in tutte le cellule del corpo (distribuzione ubiquitaria).
In natura, il coenzima Q10 si trova in vari alimenti come carne, pesce, frutta in guscio, spinaci, cereali integrali, soia, germe di grano, oli ecc. e viene sintetizzato anche da tutte le cellule dell'organismo stesso, ma sempre meno man mano che si invecchia. Può esserci carenza di questo elemento anche a causa di malnutrizione, uso di farmaci, malattie croniche ecc.
La L-carnitina è il secondo nutriente usato da Sinatra ed è un derivato aminoacidico utilizzato dalla cellula per trasportare sostanze nutritive come gli acidi grassi a catena media e lunga attraverso la membrana mitocondriale interna sempre al fine di produrre energia sotto forma di ATP . È anche utilizzata per detossificare i mitocondri e rendere più efficiente il metabolismo ossidativo.
La L- carnitina è contenuta soprattutto negli alimenti di origine animale come la carne e i prodotti caseari. Altri cibi che la contengono sono tempeh, avocado, pere, mele, pomodori, riso, funghi ecc.
Essa viene anche sintetizzata nel fegato e nei reni a partire da due amminoacidi essenziali (lisina e metionina) in presenza di vitamina C, vitamina B6 e ferro.
Le carenze possono essere dovute a una dieta vegana stretta o a malnutrizione e inoltre a malattie cardiache, sindrome di affaticamento cronico ecc.
Il D-ribosio è invece uno zucchero naturale a cinque atomi di carbonio (pentoso) che si trova in tutte le cellule viventi e fa parte di strutture complesse come l'acido ribonucleico e l'adenosintrifosfato stesso. Il ribosio è la sostanza utilizzata dalle cellule, comprese quelle cardiache e dei muscoli scheletrici, per preservare e sintetizzare nuovi composti energetici (nucleotidi dell’adenina). Esso si forma naturalmente attraverso una serie di reazioni biochimiche lente ed energivore. In dosi integrative è utile per la ricostituzione delle riserve di energia dell'organismo, esaurite per qualche motivo.
Il ribosio è un carboidrato ma non esiste in natura un alimento che lo contenga direttamente. È solitamente presente solo in piccole quantità non prontamente disponibili per essere fisiologicamente rilevanti in alcuni cibi come le carni rosse. Per produrne una maggiore quantità si possono però assumere quei cibi che contengono riboflavina (vitamina B2) che è un precursore del ribosio stesso (cereali, spirulina, lievito di birra ecc.). Esso viene comunque prodotto dal nostro organismo che lo sintetizza dal glucosio. Non esiste una carenza di D-ribosio vera e propria, ma una sua lentezza di sintesi rispetto ai bisogni dell'organismo, dovuta a malattie cardiache, scarsa ossigenazione cellulare ecc. Il ricorso all'integrazione di D-ribosio già sintetizzato permette di ricostituire velocemente le scorte di ATP che servono.
Il magnesio infine è un minerale che si trova in piccole quantità in tutti i tessuti umani. È il secondo catione intracellulare più comune (ione caricato positivamente) nel corpo umano, secondo solo al potassio. Esso è un cofattore decisivo per tutte le reazioni biochimiche che coinvolgono l’ATP. In medicina è noto inoltre perché migliora la rigenerazione cellulare, aumenta l'elasticità dei tessuti, agisce contro l'ossidazione e l'acidificazione, promuove i processi di eliminazione e dissolve le calcificazioni inappropriate a carico dei tessuti molli ed è di primaria importanza nella cura delle patologie cardiovascolari.
Il magnesio è l'ottavo elemento più abbondante sulla terra ed è contenuto anche in molti alimenti: cereali integrali, noci, mandorle, arachidi, miglio, grano saraceno, cacao, germe di grano, lenticchie, verdure verdi, carne, latticini ecc. Una sua carenza può derivare dall'uso di cibi industriali e troppo cotti, disfunzioni della tiroide, malattie croniche, patologie cardiovascolari, sforzi fisici, stress ecc. Le carenze di magnesio sono abbastanza documentate anche perché gli alimenti coltivati oggi ne contengono proporzionalmente molto meno che non alcuni decenni fa a causa dell'impoverimento dei suoli.
Malattie cardiache e non solo
Con questo approccio è dunque possibile curare malattie cardiocircolatorie come ipertensione, angina, aritmia, insufficienza cardiaca congestizia, prolasso della valvola mitrale, ipertensione ecc.
Gli studi che comprovano questa terapia ortomolecolare sono ormai molti e riconosciuti. Nei reparti di cardiologia di alcuni ospedali statunitensi il protocollo a base di questi simil-vitaminici è una realtà già da vari anni. Anche perché utilizzare quantità adeguate di antiossidanti, come appunto quelli sopra citati, permette anche di ridurre l'ossidazione del colesterolo e conseguenti danni alle arterie. Senza contare che gli antiossidanti permettono pure lo smaltimento di metalli pesanti e altre tossine ambientali che nuocciono al sistema cardiocircolatorio.
Ma se il cuore è senz'altro l'organo tra tutti che è più sensibile agli stress ossidativi, di certo non è il solo. Difatti, con questo sistema terapeutico si possono ottenere risultati notevoli anche in caso di altre malattie correlate alla respirazione mitocondriale come la sindrome X, la fibromialgia, la sindrome della stanchezza cronica, il diabete, l'insulinoresistenza ecc.
È dimostrato che l'insufficienza mitocondriale può derivare anche da uno stato di stress. Se un individuo spende energia più velocemente di quanto riesca a produrla, si crea una situazione metabolica che porta a una fatica differita.
La dottoressa americana Sarah Myhill, che si occupa di sindrome da affaticamento cronico da anni, da lei definita come una “insufficienza cardiaca a bassa gittata secondaria a una insufficienza mitocondriale”, afferma che «se pensiamo al glucosio e alla catena corta di acidi grassi come al carburante del motore, l’acetil-L-carnitina e il coenzima Q10 sono l’olio e il magnesio è la candela!».
Utilizzare questi rimedi ortomolecolari si è rivelato di efficacia superiore alle convenzionali terapie cardiologiche e immunitarie che anzi impediscono il corretto metabolismo mitocondriale e la produzione di ATP.
Purtroppo, per i vari motivi di cui si diceva in apertura, queste nuove scoperte e pratiche cliniche in ambito cardiologico (e non solo) sono ancora piuttosto sconosciute nei nostri ospedali e nei nostri ambulatori. Esse offrono tuttavia grandi speranze ai pazienti cardiopatici e prospettano loro un notevole miglioramento della qualità e della speranza di vita rispetto alle terapie farmacologiche tradizionali. Come sempre in medicina, il punto di forza sta nel risalire il più possibile alle cause di una malattia senza fermarsi ai sintomi. E in questo caso pare che l'obiettivo, perlomeno a livello fisiologico, sia stato centrato.
I fondamenti della terapia Sinatra
Coenzima Q10: si trova in vari alimenti come carne, pesce, frutta in guscio, spinaci, cereali integrali, soia, germe di grano, oli.
L-carnitina: è contenuta soprattutto negli alimenti di origine animale come la carne e i prodotti caseari. Altri cibi che la contengono sono tempeh, avocado, pere, mele, pomodori, riso, funghi.
D-ribosio: per produrne una maggiore quantità si possono però assumere quei cibi che contengono riboflavina (vitamina B2) che è un precursore del ribosio stesso (cereali, spirulina, lievito di birra ecc.).
Magnesio: è contenuto anche in molti alimenti: cereali integrali, noci, mandorle, arachidi, miglio, grano saraceno, cacao, germe di grano, lenticchie, verdure verdi, carne, latticini ecc.