Il punto sulle allergie respiratorie
Urbano Baldari - 01/01/2016
Mi sono domandato qual è la necessità primaria del nostro organismo quando incontra una sostanza. Prima di tutto l'organismo deve chiedersi: essa è nostra (SELF) o proviene dall’esterno (NON-SELF)? Immediatamente, deve rispondere a quest’altra richiesta: se è NON-SELF, allora è buona o cattiva, cioè fa bene o male?
Onde arrivare a questi obiettivi, l’organismo mette in atto un complesso sistema di modifiche biofisiche, cibernetico-quantistiche e biochimiche. Tutto ciò che, infatti, accade, nasce da messaggi che la sostanza estranea manda, sotto forma di frequenze che cercano corrispondenti armoniche nelle emissioni elettro-dinamiche del corpo, nei suoi organi, molecole, atomi: da questo può nascere un incontro che modifica l’assetto chimico del sistema biologico, che così può giudicare tra self e non-self. Molto semplicemente: il self e il non-self "buono" hanno l'ok per passare ed essere beneficamente utilizzati; il non-self "cattivo" deve essere eliminato.
Nel caso di allergie o intolleranze, ci troviamo di fronte a veri e propri errori di valutazione da parte dei coordinatori del sistema immunitario: in pratica, i linfociti T, o per una serie di eventi che ne inducano un calo nel numero o un’alterazione nella “forza di azione” loro propria di discernere, non producono risposte congrue, ma giudicano come aggressori pericolosi molecole che, invece, o sono potenzialmente utili (come gli alimenti), oppure di per sé innocue, come i pollini.
In entrambi i casi (allergia o intolleranza), l’attivazione di risposta eccessiva si produce anche con minime introduzioni di alimenti o pollini, e si mantiene nel tempo, cioè esiste una “memoria immunologica”, che prolunga, praticamente all’infinito, la potenzialità di comparsa di sintomi.
Primavera, tempo di sternuti: un allergico in famiglia
Almeno un bambino o un adulto allergici, con sintomi respiratori anche severi, lo abbiamo in famiglia: questo fa capire la diffusione di questo fenomeno.
Per comodità dividiamo il gruppo di pazienti con allergie respiratorie in due sotto gruppi:
- chi presenta sintomi della parte alta delle vie respiratorie: rinite (il cosiddetto “raffreddore da fieno”, ad esempio), spesso associata a congiuntivite (“occhi che bruciano e lacrimano”), prurito nella parte posteriore del palato (“prurito in gola”). In questi casi la prima domanda da fare è: per tutto l’anno, oppure solo nel periodo dei pollini? (che parte, grosso modo, da febbraio e arriva a inizio luglio nella pianura padana);
- chi manifesta asma, broncospasmo, laringospasmo, respiro ansante (dispnea), cioè sintomi propri delle medie e basse vie respiratorie: anche a questi dobbiamo porre il medesimo quesito.
Un paziente può scivolare nel tempo da un sottogruppo all’altro, oppure ricadere in entrambi contemporaneamente, magari con una maggiore intensità di sintomi bassi o di quelli alti.
Le tre leggi che governano il nostro sistema informatico ci dicono che:
1) si guarisce da dentro verso fuori, si peggiora da fuori verso dentro: in pratica, se si passa dal naso al polmone si peggiora, viceversa si migliora;
2) si guarisce dal basso verso l’alto, si peggiora dall’alto verso il basso; l’esempio precedente spiega anche questa trasformazione clinica;
3) si guarisce dal recente all’antico, si peggiora dall’antico al recente: nuovi sintomi, specialmente più bassi e profondi, indicano una progressione sfavorevole. Il ritorno di vecchi sintomi, scomparendo quelli insorti successivamente, può mostrare un decorso che si sta evolvendo in positivo.
Questi tre criteri nella mia pratica guidano lo studio di ogni paziente e l’analisi dei risultati raggiunti dalla terapia, assieme al quarto criterio clinico:
4) se il paziente riuscirà a fare cose che prima non poteva permettersi, si sarà raggiunto un buon risultato. Al contrario, la terapia sarà stata inefficace se nuovi sintomi non effimeri e più invalidanti compariranno.
Cause delle allergie secondo la Medicina dell'Informazione
La prima cosa da fare è individuare i percorsi informatici che sfociano in un’allergia respiratoria.
Primo percorso: la partenza è direttamente sul canale di polmone. L’inizio è da ricercarsi o in un evento scatenante sulle vie respiratorie o sui tessuti linfatici a esse adiacenti, come le tonsille. Gli agenti scatenanti infettivi (che causano precedenti infiammazioni che scatenano poi il meccanismo immunitario che porta all’allergia) sono: Adenovirus (i virus influenzali); virus Epstein Barr (dà tonsilliti violente con alito molto pesante e febbre alta); Streptococco (il più comune); Chlamydia (battere che provoca epidemie scolari, resistente all’Amoxicillina, che è l’antibiotico di primo impiego); Mycoplasma (stesso discorso del precedente, in più dà profonda stanchezza). In queste situazioni, terapie “improvvide” quali antinfiammatori per ridurre la febbre e il “mal di gola”, aerosol con cortisonici, antibiotici non efficaci inducono l’attivazione allergica con un meccanismo di sovraccarico informatico che disorienta l’organismo.
Con partenza da canale di polmone troviamo anche le allergie da sostanze chimiche, inalate casualmente (grossi sovraccarichi concentrati in singole o poche occasioni), oppure sul luogo di lavoro o per abitudini assidue (continui contatti anche con minime dosi). A questo gruppo appartengono anche il lattice (atleti nelle palestre, chi lavora o frequenta spesso ambienti con potenziali alte concentrazioni di lattice nell’aria), e i fumatori (inalano thiurami e carbamati, anticrittogamici usati come per evitare che le foglie di tabacco siano attaccate da micotossine).
Secondo percorso: da apparato digerente a polmone. La partenza può essere dal canale di Grosso Intestino, oppure da Fegato o da Vescica Biliare.
In caso di partenza intestinale, i sintomi allergici prima di tutto riguardano il naso (rinite), e sono dovute in genere a infiammazioni sia del tenue (che poi passa all’intestino crasso informazione anomala, e da qui al polmone) che del colon stesso. Altra possibilità sono le disbiosi intestinali, cioè alterazioni nell’ecosistema dell’epitelio del digerente, in cui i batteri “buoni” sono soppiantati da specie ostili.
In caso d’inizio da fegato/vescica biliare i sintomi sono molto più aggressivi e violenti, spesso con rinite con muco giallo verdastro, asma, broncospasmo e laringospasmo. Il 90% di tutto quello che è chiamato “intrinseco” (che vuol dire: “non so cosa stia succedendo, ma ti prescrivo tanto, ma tanto cortisone”) parte da queste stazioni. Le cause principali sono i parassiti (vermi), che sono risaliti per via retrograda dal tenue alle vie biliari; streptococco; salmonella (stesso percorso informatico-anatomico). Lo streptococco dà intolleranza all’uovo; la salmonella induce intolleranza al latte: si tratta di pazienti che hanno un attacco di asma mangiando un gelato.
Terzo percorso: da Rene a Polmone. Il canale di rene incontra nella sua strada la laringe, per cui una patologia renale scarica su quest’organo, provocando laringospasmo. Il successivo utilizzo di cortisone provoca la discesa lungo il meridiano di polmone dei sintomi: broncospasmo e poi asma bronchiale, con comparsa di allergie a inalanti (pollini, ma spesso acari e muffe). Il paziente non ha attacchi violenti, ma i sintomi sono persistenti e invalidanti. L’agente causale più comune è lo streptococco.
Quarto percorso: da Milza a Polmone. Questo caso riguarda allergie da sostanza chimica, in cui il primo movente è l’attivazione di una risposta abnorme immunitaria (avviene nel canale di milza). A ciò segue una diffusione ad altre aree funzionali, quali la cute (dermatiti da contatto), le mucose ano-retto vaginali (vaginiti e infiammazioni ano-perineali), e il polmone, dove si manifesta dispnea (respiro ansante a contatto con la sostanza allergizzante). Un esempio è l’allergia da formaldeide dove il paziente che entra in un bagno può presentare dermatite ano-perineale da carta igienica e dispnea da liquidi igienizzanti ambientali.
Quinto percorrso: crisi pseudo-asmatiche emozionali. La partenza è dalla priche, che attiva una risposta dispnoica da ansia o una pseudo-chiusura di gola come in un attacco di panico o in una crisi isterica; questi casi sono rari ma possibili.