Il settimo chakra come non lo avevi mai pensato
Valentina Balestri - 01/01/2016
Settimo chakra: ultimo, ma non meno importante, è chiamato chakra della corona e rappresenta l’intero nostro essere in questo mondo (e in tutti i “mondi possibili”).
Mi spiego meglio: l’energia parte dal chakra della radice, sale verso quello sacrale, passa dal chakra del plesso solare, attraversa quello del cuore e della gola, arriva al chakra del terzo occhio e si fonde con il settimo chakra. Qui, nel chakra della corona, questa energia può espandersi esponenzialmente e raggiungere tutte le innumerevoli dimensioni.
Immaginate una scarica elettrica che parte dalla terra, risale verso la sommità del vostro capo e accende un’immensa luce che illumina il buio tutt’intorno. Ovunque!
Non a caso, il suo simbolo è un fiore con mille petali, che simboleggia la completezza e l'illuminazione, conseguenza del risveglio delle potenzialità umane.
Se il settimo chakra è in equilibrio
Il concetto di unità è fondamentale.
Se il settimo chakra è in equilibrio e in connessione con tutti gli altri chakra, vi sentirete indissolubilmente uniti, nel bene e nel male, con tutti gli esseri viventi e non.
Il fine è provare, quindi, un senso di empatia profonda, fino a percepire le emozioni altrui, degli altri uomini, degli animali, ma anche delle montagne e dei fiumi, e farne tesoro.
Non è semplice immaginare ciò. Provare questo sentimento però è possibile.
Al posto della lezione di yoga, un ricordo...
L’anno scorso, per la prima volta, ho visto l’oceano.
La cosa che più ricordo è il suo respiro.
Un giorno, mentre stavo osservando i movimenti delle onde, quasi ipnotizzata, iniziai a sincronizzare il mio respiro con quello che credevo fosse dell’oceano: respiravamo lentamente, profondamente, respiravamo come se fosse naturale farlo assieme.
Ricordo di aver provato una sensazione strana ma bellissima: sentivo che in quel respiro c’ero io, c’era l’oceano, c’era il respiro dei pesci e di tutte le creature che abitavano quell’enorme casa senza gravità, ma c’era anche il respiro di tutti coloro che l’oceano lo stavano guardando, magari dall’altra parte del mondo.
Quel respiro ci legava:
era uno,
ma era anche ognuno di noi
e allo stesso modo era tutti noi.
Quel senso di appartenenza e unità mi fece sentire "intera" e, per quanto raro sia, anche intimamente felice.
Ancora oggi pensarci, mi fa tornare il sorriso.