Nella pancia, un secondo cervello
Simone Quagliata - 01/01/2016
L’intestino è il nostro amico-nemico più intimo. Spetta a noi scegliere se farci voler bene o meno dal quello che oggi viene definito il nostro secondo cervello. Ci litighiamo se pensiamo che esso sia unicamente deputato al processo di digestione del cibo. Se invece impariamo ad ascoltarlo, a stimarlo e a prenderci cura di lui, ci regalerà benessere e salute. Intestino ed encefalo hanno forma e aspetto simili: allo stesso modo del cervello “superiore”, quello “inferiore” riceve e trasmette segnali e stimoli, reagendo a ogni tipo di agente esterno, sensazione, stato d’animo, emozione e stress. Ne è testimonianza il crescente interesse da parte della comunità scientifica, che da anni porta avanti con orgoglio l'argomento "intestino e psiche" all'interno delle pubblicazioni.
Intestino e depressione: quale legame?
La vita delle nostre cellule si basa essenzialmente sul controllo integrato di due Sistemi Nervosi Autonomi: la coscienza in quello superiore e la peristaltica-emozionale in quello inferiore. La “calza” che avvolge l’intero intestino, non a caso, possiede un numero elevatissimo di neuroni (oltre 100 milioni). L’intestino, dunque, è in grado di influenzare fortemente l’attività del Sistema Nervoso Centrale e di conseguenza di procurare benessere oppure, di contro, sensazioni di malessere. Numerose ricerche hanno confermato l’importanza del secondo cervello enunciando, per di più, l’ipotesi oramai assodata secondo cui questo organo giochi un ruolo importante anche per l’insorgenza di numerosi disagi psichici.
Nell'ambito della depressione l'esperimento del nuoto forzato ne è un esempio. Un topo da laboratorio viene messo in un piccolo contenitore d’acqua. Poiché non arriva a toccare il fondo con le zampette, continua ad agitarle per tornare sulla terra ferma. I ricercatori si domandano: per quanto tempo seguiterà a nuotare nel tentativo di raggiungere il suo obiettivo? I topi con tratti depressivi non nuotano molto a lungo, smettono a più riprese. Lo scienziato John Cryan, dopo aver diviso i topi in due gruppi distinti (gruppo sperimentale e gruppo di controllo), ha somministrato al gruppo sperimentale un batterio: il Lactobacillus Rhamnosus JB-1. Risultato: i topi con l’intestino in buona salute non solo nuotavano più a lungo e con maggiore speranza, ma possedevano anche meno ormoni dello stress a livello ematico. Inoltre, da non sottovalutare, il 95% della serotonina viene prodotta a livello intestinale e una sua alterazione o carenza può provocare episodi depressivi.
Intestino e sistema immunitario
Disturbi intestinali cronici non trattati adeguatamente (disbiosi) potrebbero dunque causare una serie di disagi che apparentemente non hanno alcuna relazione con l’intestino. Il microbiota intestinale umano, inoltre, influenza fortemente l'attività dell'intero sistema immunitario (ospita al suo interno il 60% delle cellule immunocompetenti dell'organismo).
Le più recenti evidenze scientifiche disponibili scientifico affermano che i batteri intestinali influenzano fortemente lo stato d'animo. Lo stress modifica la flora batterica, ma è vero anche il contrario: gli abitanti dell’intestino possono in qualunque momento modulare funzioni che, in pasato, si credeva fossero provocate solo ed esclusivamente dal “gran capo”, il cervello.