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L'intenzione e le scelte della nostra vita

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Bruno Fuoco - 01/01/2016

Mentre nella cultura ordinaria, le intenzioni, alla stessa stregua della vita interiore, sono collocate in un territorio privo di concretezza, le più elevate intelligenze dell’umanità, invece, hanno cercato di cogliere, fin dai tempi antichi, la rilevanza dell’intenzione per la vita dell’uomo. La tematica dell’intenzione è infatti oggetto di studio di numerose discipline: filosofia, pedagogia, psicologia, neuroscienze, diritto, gnoseologia ecc. Il termine intenzione, conseguentemente, possiede significati diversi nelle varie discipline. Vi è da aggiungere che la riflessione sulle intenzioni si presenta complessa perchè coinvolge, necessariamente, anche l’analisi dei processi della nostra vita interiore. Per questa ragione, l’intenzione ha interessato anche i mistici, i teologi e gli spiritualisti in generale.
Nella nostra brevissima riflessione (1) interessata agli aspetti pedagogici e morali, l’intenzione rileva, soprattutto, come orientamento delle nostre energie interiori (pensiero e sentimento), anche a prescindere dal successivo compimento di un atto esteriore. D’altronde questo è il significato generico del latino classico “intentio”, in-tendere, cioè “tendere a”.
Osservava il famoso psicologo James che ciò che diciamo sulla realtà dipende dalla prospettiva con cui la guardiamo e il suo contenuto dipende da ciò che scegliamo e la scelta dipende da noi (2). Nella stessa direzione si è rilevato che noi percepiamo al fine di agire, di interagire con gli oggetti e con gli altri; quello che percepiamo non è indipendente dunque dai nostri scopi (3). Anche la postura di un essere umano rifletterebbe una determinata intenzione (4). Potremmo quindi sostenere che le nostre intenzioni condizionano non solo l’attenzione-percezione, ma anche la catena processuale dei pensieri, sentimenti e atti (gesti e parole). Infatti, l'intenzione, osserva Chopra, è “responsabile di tutti i processi legati ad apprendimento, memoria e ragionamento, oltre che delle attività motorie” (5). L’organismo, rileva Rogers, è sempre motivato, è sempre intento a qualcosa (6).

L’intenzione svolge, dunque, oggettivamente un ruolo strategico nella nostra esistenza e ciò trova conferma sempre di più anche negli studi scientifici, in particolare in quelli relativi ai neuroni specchio. Ma anche in pedagogia si è sostenuto che la costruzione del Sé come soggetto dotato di senso implica il darsi intenzioni e l'organizzarsi secondo intenzionalità (7). Peraltro, alcuni importanti studi di antropologia affermano che proprio la capacità di generare intenzioni e di poter accedere alle intenzioni altrui è alla base della vita sociale e cooperativa“ (8). Nella sostanza, il concetto di intenzione, e per certi aspetti anche il diverso concetto di intenzionalità (9), pongono in luce che il dipanarsi e l’evolversi della vita dell’individuo è oggettivamente condizionata dalle intenzioni, cioè dalle finalità che ciascuno si autoprefigge in quanto queste ultime dànno senso alla nostra interpretazione del mondo, al nostro ruolo nel mondo e quindi al nostri stati interiori tout court.

Peter Deunov ha evidenziato l’importanza per gli uomini di sapere “a quoi devraient-ils tendre”. Egli affermava che la presenza del Principio Divino nell’uomo «lui inspire le désir de tendre vers ce qui est élevé et sublime dans le monde, lui suggère chaque élan noble, chaque impulsion vers la vertu et la grandeur” (10). Anche la parte dell'Anima universale che è in noi, afferma Aïvanhov, tende incessantemente verso lo spazio, verso l'immensità, verso l'infinito (11). Se il tendere “a”, lo slancio “verso”, sono propri anche della nostra natura spirituale, le intenzioni, allora, costituiscono una grande possibilità per riprendere contatto con la nostra cittadinanza celeste. L’intenzione ci “permette come una finestra aperta sull’eternità, di evadere dalla prigione di se stessi” (12). Intensi sono, dunque, i legami tra libertà e intenzione in quanto siamo sempre orientati verso un quid puramente interiore o anche esteriore. In entrambe le situazioni, è in azione la nostra vita, il nostro “io” posto che essere “orientati” significa che ci stiamo spostando verso territori, verso una delle destinazioni possibili dell’esistenza. Dovremmo allora sempre chiederci: dove stiamo andando con le nostre intenzioni, cioè con i nostri pensieri e sentimenti? Cosa ci porteranno una volta che li abbiamo seguiti? Dove stiamo andando con le nostre azioni? Stiamo generando effetti benefici, oppure, dannosi per noi e per gli altri? Il vuoto intenzionale non esiste, semmai vi è l’assenza di consapevolezza delle proprie intenzioni. Noi, volenti o nolenti, andiamo sempre verso un quid e l’esperienza della vita ci dice che questo quid può portarci gioia o tristezza, infelicità o felicità, benessere o malessere.

Ma allora, se siamo sempre orientati verso un qualcosa, perché non dovremmo chiederci in anticipo quali sono le stazioni di arrivo dei vari percorsi cui ci conducono le nostre intenzioni, quali regioni interiori raggiungeremo tramite esse, quale status psico-fisici conquisteremo. Perché attendere, ad esempio, il decorso di una intera vita per toccare con mano ciò che era già contenuto nello sviluppo implicito e necessitato dell’ideale prescelto?
Il problema è che spesso non riusciamo effettivamente a comprendere in anticipo la destinazione finale delle nostre intenzioni. Per superare questa impasse forse dobbiamo partire proprio dalla destinazione finale desiderata. Cioè dovremmo avere chiaro quale ideale di vita perseguire, cioè “le but à atteindre” come spiega efficacemente O.M Aïvanhov nella cui opera (una completa e moderna "scienza dei fini e dei mezzi") è possibile cogliere i nessi eziologici tra le intenzioni coltivate e le stazioni di destinazione cui esse, prima o poi, ci conducono. L’ideale di vita che noi scegliamo è una destinazione, ma nel contempo è anche un faro che illumina i possibili percorsi, ma sta a noi camminare nella vita con “intenzioni appropriate” per raggiungere la nostra destinazione desiderata (13). Possiamo concludere questa riflessione con due suggerimenti operativi ricavati dalla citata opera:
- il segreto del cambiamento sta nello scegliere un ideale, “but a atteindre” per la nostra vita, il più elevato possibile, in quanto gli Ideali più elevati anche se irraggiungibili sono sempre i più efficaci poiché permettono all’individuo di esprimere il meglio di se stessi;
-occorre amare le intenzioni più nobili altrimenti esse resteranno confinate nella sfera intellettuale:”finché non cercherete di elevare il vostro amore, cioè di far sì che il vostro cuore si leghi agli intenti più nobili e più spirituali, potrete cambiare tutto ciò che vorrete, ma incontrerete le stesse difficoltà e le stesse sofferenze” (14).

(1) La versione integrale del nostro lavoro è nel sito www.codiceolistico.it/intenzioni_fuoco.pdf. Per quanto attiene agli studi scientifici sul potere dell’intenzione sulla materia, cfr. gli articoli pubblicati da numerosi autori su www.scienzaeconoscenza.it.
(2) W. James, Pragmatismo, Aragno, 2007, p. 146.
(3) Così A. M. Borghi, R.Nicoletti, Movimento e azione in R. Cubelli, R. Job, I processi cognitivi, Roma, Carocci, 2012, www. laral.istc.cnr.it.
(4) Sulla teoria secondo la quale anche la postura di un essere umano riflette un’intenzione, cfr. A. Berthoz, Il senso del movimento, McGraw-Hill, Milano, 1998.
(5) Cfr. D. Chopra, Le coincidenze, Sperling & Kupfer, 2004, p.66.
(6) C. Rogers, La terapia centrata sul cliente, Martinelli, Firenze, 1970, p. 293 e segg.
(7) Le intenzioni nel processo formativo. Itinerari, modelli, problemi, Biblioteca di Scienze della Formazione, Edizioni del Cerro, 2005.
(8) M. Tomasello, Altruisti nati, Bollati Boringhieri, 2010, p.14.
(9) Cfr. nota 1.
(10) P. Deunov, La Clé De La Vie, conference 22 aout 1928, Sofia, www.beinsadouno.net.
(11) Cfr. O. M. Aïvanhov, Vita psichica, elementi e strutture, 2004, Prosveta.
(12) M. Santerini, Educazione morale e neuroscienze: la coscienza dell'empatia, La scuola, 2011, pp. 37-38.
(13) Il ricercatore può trovare un valido supporto per un lavoro di ricognizione e sperimentazione in tema di intenzioni nell’ampia opera di Aïvanhov ove è illustrato come l’intenzione elevata possa far recuperare il senso del sacro degli atti della nostra vita quotidiana, spesso soggetti all’automatismo e all’involontarietà.
(14) O. M. Aïvanhov, Pensieri quotidiani 2014, Prosveta.



Bruno Fuoco
Bruno E. G. Fuoco (1959), dopo aver conseguito con il massimo dei voti la Laurea in Giurisprudenza all’Università di Roma, ha perfezionato i... Leggi la biografia
Bruno E. G. Fuoco (1959), dopo aver conseguito con il massimo dei voti la Laurea in Giurisprudenza all’Università di Roma, ha perfezionato i suoi studi giuridici presso l’Università R. Cartesio di Parigi. Docente in corsi di formazione in materia di autotutela e azione amministrativa, autore di vari volumi e saggi in materia giuridica,... Leggi la biografia

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