Siamo tutti uno
Silvia Pallini - 01/01/2016
Fino a che crediamo che i problemi e gli ostacoli siano fuori da noi, rimaniamo ancorati al mondo della dualità, dove l'emozione dominante è la paura e la strategia di sopravvivenza è la difesa e/o l'attacco.
Solo svegliandoci da questa sorta di torpore ipnotico ci possiamo accorgere che gli altri, che siano il coniuge, il caporeparto o i politici, semplicemente rappresentano parti di noi che hanno quella stessa energia che ci disturba e che pertanto non vogliamo vedere.
Un esempio per chiarire bene il punto
Immaginiamo di avere una profonda ferita su un piede e di avvertire pertanto molto dolore localizzato ma anche un intenso malessere diffuso in tutto il corpo.
Immaginiamo ancora che, per un problema neurologico o psichiatrico noi siamo convinti che il piede non sia attaccato al resto del corpo. Lo avvertiamo come altro e, di conseguenza, sensatamente, cerchiamo di allontanarlo da noi o di eliminarlo, convinti che così facendo staremo meglio.
Solo dopo averlo distrutto ci accorgeremo che non solo il dolore non è sparito, ma anzi stiamo peggio di prima.
Pazzia?
È esattamente quello che come razza umana abbiamo fatto fino ad ora, abbiamo combattuto il nemico fino a distruggerlo e ci stupiamo di stare ancora male.
Non può essere che così.
Gli esseri umani
sono tutti parte di un unico organismo,
profondamente connesso
in tutte le sue parti,
ma per una strana malattia “neurologica o psichiatrica”,
ci siamo convinti che
“l’altro non è me perché è diverso”.
Certo che è diverso, tanto quanto può essere diverso un occhio da un piede, ma questo non significa che non faccia parte dello stesso organismo.
Una volta acquisita questa consapevolezza possiamo cominciare a sentire gli altri come parti del nostro sistema, possiamo capire quanto siamo collegati gli uni con gli altri e sentire quanto male ci fa il dolore di persone sconosciute dall'altra parte del pianeta.
Possiamo realizzare che coloro che hanno dei comportamenti non sani sono solo parti ferite; punirli e allontanarli non migliora loro e non guarisce il sistema.
La soluzione
Mostrare amore e compassione, cercare di comprendere le ragioni di azioni tanto insensate e dolorose, assumersi la responsabilità di quello che non funziona e cercare di vedere quella parte malata dentro di noi è il principio della guarigione, la nostra prima e quella del grande organismo di cui facciamo parte poi.