Wilhelm Reich: uno scienziato border line
Emanuele Cangini - 01/01/2016
Wilhelm Reich (1897-1957) è stato un filosofo, ufologo, psichiatra e psicoanalista. La sua vita è stata caratterizzata da una ricerca ardita e senza compromessi che ha avuto il merito di puntare il dito sul lato oscuro della società borghese dell'epoca.
Wilhelm Reich tra marxismo e scuola psicoanalitica
Reich ripercorre nella sua disamina un processo di svisceramento sociologico, colpendo con precisione chirurgica i nervi scoperti dell’ipocrisia dei costumi convenzionali; discepolo di Sigmund Freud, ne apprende i metodi interpretativi ed eziologici del rapporto tra società e sessualità, scorgendo in questa dualità una importante chiave di lettura e interpretativa sul piano fenomenologico. Già nel 1920 era membro attivo della Società psicoanalitica di Vienna, toccando con mano in quella realtà l’aspetto terapico delle nevrosi contestualizzate nel rapporto diretto con le classi meno abbienti, a dispetto del diffuso costume dell’epoca nel quale si collocava l’aspetto di procedura terapica secondo una visione “separatista” paziente-analista.
Allo scoccare dell’anno 1927 si iscrive formalmente al Partito comunista; gesto inquadrabile non solo nella naturale prosecuzione e formalizzazione di proprie personali idee, ma ancor di più in una manifesta possibilità di coniugare al meglio le sue convinzioni terapeutiche con la possibilità di estenderle più diffusamente a tutti i contesti sociali.
Condizione perfetta per gettare le basi di quello che diverrà una dei cardini dei suoi costrutti teoretici, il tentativo di conciliare i precetti marxisti con i cardini della scuola psicoanalitica (tentativo di sintesi che verrà ripreso da Herber Marcuse 1898-1979, celebre filosofo e sociologo tedesco). Su queste premesse creò negli anni che vanno dal 1925 al 1930 i primi consultori per ragazzi, atto che fu di poco antecedente al suo “banditismo” per l’Europa in conseguenza all’instaurarsi del regime nazista che, di certo, non vedeva di buon occhio taluni schieramenti politco-ideologici né, tantomeno, talune controverse discipline arditamente innovative come quella coniata dallo stesso Reich.
La teoria orgonica
Espulso, nel 1934, dalla Società psicoanalitica internazionale, approda negli Stati Uniti dove, in aperta antitesi con colui che fu il suo mentore, Freud, prende le distanze dalla “svolta”, battezzata come idealistica, espressa nell’opera Il disagio della civiltà dello stesso Freud, obiettando una inconciliabilità di fondo tra il principio di Thanatos e il principio di originaria integrità e purezza della natura umana.
Nel 1942 fonda l’Orgone Institute, destinato allo studio della “energia orgonica” (presunta forma di energia cosmica primordiale che si manifesta nell’orgasmo sessuale, nell’ambito di una precisa condizione bioelettrica dei fenomeni sessuali), nella convinzione che tale energia potesse essere accumulata da apposite apparecchiature e utilizzata per la cura di malattie come il cancro e la leucemia.
Le forzature della sua teoria priva di fondamento scientifico provocarono la sua condanna: nel 1954 fu denunciato dalla Federal Food and Drug Administration per i suoi esperimenti e nel 1956 condannato alla reclusione e alla distruzione del materiale prodotto dall’Orgone Institute e delle sue opere.
Reich e Pasolini
Senza ombra di dubbio non è inappropriato scorgere un parallelismo tra quanto affermato da Reich e Pier Paolo Pasolini (scrittore e regista italiano, 1922-1975). Una indagine, quella del primo, acuta e approfondita sulla mentalità borghese, sulla sua struttura e sulle dinamiche che la caratterizzano, certamente affine alle conclusioni del secondo, che con maestria aveva compreso i paradossi educativi e comportamentali di una classe sociale a “immagine e somiglianza” del divino consumismo.
La stampa tacciò Reich di pornografia: condizione certamente spiacente, ma che permette di riproporre il parallelismo con Pasolini che, nel film Salò o le 120 giornate di Sodoma, istiga un forte e provocatorio attacco alla borghesia come matrice del fascismo e della violenza. In questo aspetto trovano convergenza le polemiche dei due pensatori: quella di Reich proveniente da un retroterra psicoanalitico e medico, quella di Pasolini di derivazione più sociale e dai contenuti certamente più classisti, si fondono nel lucido attacco alla infelicità umana come effetto prodotto dalla repressione sessuale.
Arrestato nel 1957 e affetto da crisi psicotiche Reich morì nel novembre dello stesso anno per attacco cardiaco; triste e misteriosa chiusura di sipario di poco antecedente alla data del suo rilascio sulla parola, che sarebbe dovuta avvenire di lì a una settimana.