Che cosa c’è nei vaccini?
Stefano Montanari - 01/01/2016
Estratto dal libro:
“Vaccini: si o no?”
di Stefano Montanari e Antonietta M.Gatti
Vaccini: cosa c'è dentro?
A differenza dei vaccini primitivi, quelli sette-ottocenteschi o anche, pur molto più raffinati, quelli di qualche decennio fa, i vaccini correnti oggi sono prodotti farmaceutici molto complessi.
Lungi da noi l’intenzione di entrare in profondità nell’argomento: i testi di tecnica farmaceutica dedicati sono a disposizione di chi abbia necessità d’informazioni più dettagliate. Qui ci limiteremo a dire che il principio attivo è di natura proteica tossica derivante da batteri o virus modificati.
Di norma le sostanze tossiche sono coltivate in animali o in loro organi, dal cervello del cane ai reni della scimmia, o in uova di pollo e di anatra o in tessuti di origine umana come i feti abortiti o ottenute grazie a manipolazione genetica.
Uno dei rischi, non il solo, insito in questo tipo di coltivazione è quello d’introdurre poi nel prodotto finale virus presenti in modo latente nell’animale.
Questi virus convivono pacificamente con l’animale che li ospita da un numero immemorabile di generazioni ma sono potenziali induttori di malattie quando vengono trasferiti ad una specie diversa.
I vaccini possono essere prodotti da batteri morti o inattivati e da virus che, non potendo a rigor di termini essere definiti morti perché non sono mai stati vivi sono, comunque, resi inattivi.
#scienzaevaccini - In esclusiva per la prima volta le analisi e le foto di laboratorio con il microscopio elettronico delle sostanze presenti nei vaccini
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Il processo viene effettuato con l’aldeide formica (formaldeide o metanale), una sostanza chimica semplicissima che interferisce con i legami tra DNA e proteine e che ha proprietà cancerogene, tanto da essere stato bandito come conservante, per esempio, delle protesi valvolari cardiache biologiche e da preparati farmaceutici come - e chi è abbastanza vecchio lo ricorda certamente - il Formitrol per il mal di gola.
Altra possibilità di produzione è quella con microrganismi attenuati i quali, poi, si replicano nell’uomo come se si trattasse della malattia vera e propria.
È ovvio che, almeno in linea teorica, chi viene vaccinato con questa varietà di prodotti (per esempio il vaccino antipolio, quello per il morbillo, quello per la parotite e quello per la rosolia) della malattia diventa un portatore sano.
Citiamo senza commenti quanto riportato dall’Enciclopedia Treccani: «I vaccini vivi attenuati normalmente non causano malattia nei soggetti immunocompetenti; talvolta, tuttavia, questa si manifesta, anche se generalmente in forma molto lieve. Nei soggetti con deficit immunitari il patogeno attenuato può però avere una replicazione incontrollata e indurre la malattia classica. Esiste la possibilità inoltre che un microrganismo attenuato possa tornare alla sua forma originaria e dare malattia».
Esistono, poi, vaccini cosiddetti tossoidi come, ad esempio, quello che si applica per la difterite e per il tetano. Questi prodotti non mirano a bloccare la diffusione del Corynebacterium diphtheriae per la difterite e del Clostridium tetani per il tetano, stante il fatto che questi batteri si comportano altrimenti, ma a rendere nulla l’azione delle loro tossine. Anche in questo caso si usa la formaldeide. […]
È bene sapere che, quando un componente è presente in quantità inferiore ad un determinato limite, il produttore può legalmente evitare di elencarlo tra gli ingredienti.
È ovvio che questo toglie al medico la possibilità di rendersi conto se stia somministrando qualcosa nei confronti del quale il ricevente è allergico o sensibile, sempre che quell’allergia o quella sensibilità siano note.
È comunque altrettanto ovvio che non sarà praticamente mai possibile sapere che cosa si sta davvero facendo quando si vaccina un neonato, dato che quel soggetto si è verosimilmente nutrito solo di latte e non può essere venuto in contatto con non pochi tra i componenti del vaccino.
Solo per fare un esempio, è difficile stabilire se un bambino molto piccolo sia allergico alle proteine contenute nelle uova, proteine che sono presenti in diversi vaccini, né il medico si preoccupa, salvo forse casi rarissimi, di chiedere notizie ai genitori del vaccinando.