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Richard Feynman: genio ironico e stravagante

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Emanuele Cangini - 01/01/2016

Un testo la cui lettura mi sentirei di consigliare, si intitola L’uomo dei quanti, pubblicato nel 2011 e scritto per mano del celebre fisico Lawrence M. Krauss. Non solo un libro, ma una vera dedica celebrativa a quella che si ritiene una delle menti più stravaganti e brillanti del Ventesimo secolo, uno scienziato, un fisico, un ricercatore, indubbiamente la più perfetta sintesi della non adesione alla compostezza degli archetipi accademici. Stiamo parlando di Richard Feynman (1918-1988), figura di riferimento della fisica del secolo scorso e premio Nobel nel 1965: singolari e tutt’ora nostalgicamente menzionati i suoi metodi didattici, per mezzo dei quali amava intrattenere e intrattenersi con i bambini, riuscendo a fondere alla perfezione l’efficacia della trasmissione di un concetto alla semplicità della veste ludica con la quale, abilmente, sapeva cingerlo.
Richard Feynman rivela sin da piccolo una spiccata e acuta intelligenza, certamente stimolata e influenzata dai primi approcci di studio, che in seguito si riveleranno formativi, sull'Enciclopedia britannica. I suoi settori di interesse erano i più disparati, spaziando dalla fisica, alla chimica e non escludendo l’elettronica come persino la biologia; presso il MIT (Università di ricerca con sede a Cambridge) conseguì la laurea in fisica, mentre a Princeton ottenne il dottorato. Proprio in quella parentesi temporale, venne reclutato come membro del progetto Manhattan, finanziato dal governo statunitense a fini di ricerca e sviluppo dell’energia atomica in sede bellica; indubbio riconoscimento delle sue formidabili capacità intellettive e dei suoi innovativi criteri di indagine.

Richard Feynman e l’Elettrodinamica quantistica
I suoi studi applicati alla fisica quantistica, trovano il proprio momento di massima consacrazione nella formulazione di una nuova disciplina, l’Elettrodinamica quantistica (QED). Tale innovativo approccio, concepibile in termini più semplicistici come teoria quantistica applicata al campo elettromagnetico, si occupa della descrizione del comportamento dei fenomeni concernenti particelle cariche interagenti vicendevolmente, per effetto di una forza elettromagnetica agente; il tutto, senza escludere al contempo la relatività ristretta. Formulazione a tal punto preziosa e innovativa che le valse l’appellativo, certamente indicativo, di “gioiello della fisica”, talmente erano, e sono, accurate le sue predizioni e precise le sue conclusioni; in particolar modo certe grandezze fisiche, quali il momento magnetico del muone e lo spostamento di Lamb-Retherford, ne attestarono l’attendibilità. Altri settori nei quali lo scienziato si rivelò parecchio attivo, furono quelli della superfluidità (stato particolare della materia totalmente privo di viscosità, privo di entropia e a infinità capacità di conducibilità termica), della superconduttività (anomalo fenomeno fisico scoperto nel 1911, per mezzo del quale alcuni particolari materiali, opporrebbero resistenza nulla al passaggio di corrente al di sotto di una determinata temperatura) e del decadimento beta dei neutroni (particolare processo radioattivo, di decadimento appunto, attraverso il quale taluni elementi chimici radioattivi “mutano” in altri elementi ma con differente numero atomico).

Un genio ironico, una mente brillante
Celebre fu la sua convocazione, decretata su richiesta stessa dell’allora presidente Ronald Reagan, come membro della commissione di inchiesta sulle cause dell’incidente dello Space Shuttle esploso in fase di volo il 28 gennaio 1986; Feynman riuscì a dimostrare attraverso una perizia, disponendo di taluni rottami reduci dall’esplosione, che la causa del disastro fosse da imputare a un cedimento per stress termico degli O-ring (guarnizione di plastica a sezione circolare) di uno dei serbatoi ausiliari.
Personalmente, nonostante l’austera e severa cornice sopra citata sappia sottolineare tutta la solennità della produzione del celebre fisico, preferisco ricordarlo nel suo lato più ironico, beffardo, e nella veste di quel sornione provocatore che, con disinvoltura, sapeva non prendersi sul serio. Una frase bellissima che era solito pronunciare, riferendosi a tematiche impegnate e gravose quali quella della religione e di Dio, era: «Mi pare che la venuta di Dio in terra sia sproporzionata ai risultati».
Poche parole per saper sigillare con il colpo di spugna di un sorriso secoli e secoli di attriti e tensioni su argomenti che, a differenza di quanto faceva Feynman, non venivano vissuti con la stessa pulizia e ingenuità.


Emanuele Cangini
Emanuele Cangini nasce a Modena, dove frequenta una scuola ai indirizzo tecnico e a seguire l'Università presso la facoltà di Ingegneria... Leggi la biografia
Emanuele Cangini nasce a Modena, dove frequenta una scuola ai indirizzo tecnico e a seguire l'Università presso la facoltà di Ingegneria Meccanica.È curatore e revisore di testi per Macro Edizioni, e per la rivista Scienza e Conoscenza nonchè giornalista divulgativo e critico letterario, relatore e conferenziere. Accanito lettore, da sempre... Leggi la biografia

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