Cos'è il Focusing?
Roberta D'Ottavi - 01/01/2016
Focusing è una parola inglese, dal significato orecchiabile: mettere a fuoco. Fu creato nel 1964: consiste nel portare l’attenzione verso l’interno di se stessi, con la disposizione ad accogliere e ascoltare le sensazioni che il proprio corpo vorrà mostrare e segnalare, allo scopo di sentirle pienamente e con una consapevolezza nuova. Perché questo intervento su se stessi? Per ascoltare come si sta in quel momento rispetto ad una situazione, che può essere stressante e caricata di responsabilità, come sta andando la propria vita, come il corpo vive quello che gli si propone e impone, e come si potrebbe stare meglio. Una sorta di catarsi dalle sovrastrutture mentali, spesso devianti rispetto all’autentico essere e sentire dell’individuo.
Che cos’è il Focusing: nascita e sviluppo
Il Focusing è un’abilità naturale, riscoperta, non inventata. Le esperienze che hanno ferito o alienato da bambini, nonché la cultura imperniata sul “capire”, hanno causato una perdita di fiducia nel corpo e nella capacità di “sentire” le cose. I nostri corpi hanno la conoscenza di come noi viviamo la nostra vita, di ciò di cui abbiamo bisogno per essere pienamente noi stessi e di ciò di cui abbiamo bisogno per guarire. I nostri corpi sanno qual è il prossimo giusto passo da fare per portarci più vicino a una vita piena e appagante. Le nostre menti non sanno tutto questo. Possono ricordare il passato o immaginare il futuro, ma la vita si svolge nel presente e nel corpo. Si crede che l’unico modo per cambiare emozioni estremamente negative sia quello di saltarci dentro e sentirle intensamente. E quando sei riluttante a fare ciò, questo atteggiamento viene chiamato “resistenza al cambiamento”. Il Focusing tuttavia ha mostrato che il cambiamento viene più facilmente da una buona relazione con le nostre percezioni, sentimenti, sensazioni. Se si prova ad osservare la vita non come fosse un viaggio, né una meta, bensì come un processo di interazione, ci si pone già nella prospettiva giusta: siamo sempre in interazione col mondo interiore e negli ambienti coi quali ci relazioniamo all’esterno. Di conseguenza, nelle posture e nell'atteggiamento che assume con ogni suo gesto, il corpo parla un linguaggio che anticipa e trascende l'espressione verbale. Non è la mente che va in collera né il corpo che colpisce: è l'individuo, nella sua unità, che si esprime.
Come nasce il focusing
Il prof. Carl Rogers, co fondatore della psicologia centrata sulla persona negli anni ’40, aveva osservato che quando i terapisti esprimevano empatia, accettazione incondizionata e congruenza, alcuni pazienti sembravano evolvere spontaneamente verso una maniera di vivere più piena, senza bisogno di nessuna direttiva di contenuto da parte del terapista. Egli la chiamò tendenza auto-attualizzante. Quando il dr. Gendlin divenne docente presso la stessa università di Chicago, nel dipartimento di Psicologia guidato proprio dal prof. Carl Rogers, si rese conto che i pazienti, la cui psicoterapia stava ottenendo miglior successo, erano coloro che facevano inconsapevolmente qualcosa di insolito: durante tutta la terapia controllavano interiormente se ciò che dicevano o che diceva il terapeuta corrispondeva al loro vissuto, sentito nel corpo. Per contro, i clienti che non stavano ottenendo grande sollievo terapeutico, rimanevano tutto il tempo nella testa e per quanto comprendessero ed elaborassero i loro problemi, non molto cambiava. Questa abilità innata di alcuni pazienti sembrava cruciale per il buon fine della terapia: decise di metterla a fuoco, dandole il nome che da allora la rappresenta: Focusing. Diffuso in tutto il mondo e materia di insegnamento universitario in moltissime università. Il linguaggio del corpo, se correttamente decodificato, può risultare molto eloquente e costituire un materiale altrettanto valido dei sogni, dei lapsus, della libera associazione. Essere in contatto col proprio corpo non è uno stato di perfezione, ma di vitalità.