Alimentazione e acqua alcalina: evidenze scientifiche sull'efficacia in oncologia
Alimentazione e Salute
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Nuove evidenze scientifiche rivelano l’importanza di un ambiente corporeo alcalino per combattere la proliferazione del tumore: ce ne parla il dottor Stefano Fais.
Redazione - Scienza e Conoscenza - 30/11/2022
Il dibattito sui possibili benefìci della dieta alcalina sulla salute è aperto e sempre più osteggiato - a volte deriso - in alcuni ambienti medico-scientifici. Nonostante ciò, sempre più medici si interessano all’argomento e spesso trovano conferme positive grazie alle terapie basate sul ripristino del PH alcalino nei propri pazienti.
Scienza e Conoscenza, rivista sempre attenta alle nuove ricerche medico scientifiche, ha voluto intervistare sull’argomento, il dottor Stefano Fais - direttore di ricerca presso l’Istituto Superiore di Sanità - che ha pubblicato diversi studi interessanti sull’argomento.
Negli ultimi tempi si è diffusa la notizia che una delle migliori vie per evitare e combattere i tumori è l’alimentazione. Lei cosa ne pensa?
Come ho più volte detto la medicina, quella con la M maiuscola, dovrebbe tener conto di tutto quello che può essere efficace nel consentire, al paziente che hai di fronte a te, di convivere con i propri disturbi. Però, mentre sono convinto che un approccio alimentare può funzionare in molti esseri umani, sono altrettanto convinto che ce ne sono altrettanti con i quali può non funzionare. Inoltre, questo è un momento in cui quella della alimentazione, alcalina, vegana o vegetariana, rischia di diventare una guerra muro contro muro con un certo potere economico. E queste guerre, come in generale le guerre, non hanno portato mai a nulla.
Credo che i concetti sulla salute che ragionevolmente possono essere proposti, con probabilità di successo, al mondo intero sono:
- 1. Mangiare meno;
- 2. Bere più acqua (almeno due litri al giorno), possibilmente alcalina;
- 3. Fare una attività fisica costante, possibilmente giornaliera.
Poi si può lavorare su altri ambiti. Ma quando ci si mette in testa di far cambiare orientamento al potere economico, si deve avere una proposta plausibile per accumulare ricchezze, ma con modalità meno dannose per l’umanità.
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Il Gruppo Editoriale Macro ha pubblicato diversi libri sull’argomento “alimentazione e PH alcalino”, molti dei quali a firma di Rocco Palmisano. Lo stesso Palmisano ha messo in commercio un prodotto in grado di alcalinizzare l’acqua che sembra aver dato buoni risultati in un esperimento, svolto da lei e da altri medici, sui tumori avanzati in animali domestici. Che evidenze ci sono in questo studio?
L'evidenza è stata che implementando una chemioterapia metronomica (poco farmaco tutti i giorni), con gli inibitori di pompa protonica e l’assunzione giornaliera di acqua alcalina, si è ottenuto un incredibile miglioramento sia delle condizioni di vita, sia della sopravvivenza di animali domestici (cani e gatti) affetti da tumori maligni spontanei (Spugnini et al 2014). È stato un grande risultato, che noi riteniamo un primo passo per gradualmente far entrare la alcalinizzazione sistemica nelle future terapie anti-cancro.
Come direttore di ricerca presso l’Istituto Superiore di Sanità, ha ricevuto critiche per il suo lavoro di divulgazione scientifica sull’importanza del PH alcalino?
Nella gran parte si. Ma questo è avvenuto sia nell’ambiente della oncologia clinica, sia nell’ ambiente dell’industria farmacologica, ma quello che è più grave, anche nell’ambiente della ricerca scientifica, che è sempre più orientato a concentrare gli sforzi della ricerca sugli aspetti genomici e proteomici, e non guarda di buon grado una ricerca basata su aspetti, apparentemente così generici, o comunque così poco molecolari. Ed è per questo che ho da poco pubblicato un articolo che si intitola “A non-mainstream approach against cancer”, e che sostiene che le cose vere, quelle che veramente contribuiscono a dei cambiamenti, si scoprono con uno sguardo aperto, curioso ed innocente su tutto quello che ti avviene intorno. E la ricerca mia e del mio gruppo è stata da sempre ispirata da questo paradigma (Fais 2016).
La ringrazio per la disponibilità che ha dimostrato nei nostri confronti e vorrei lasciarla con una domanda che è un po’ una sfida: alla luce delle vostre ricerche e dei risultati che stanno dando, come potrebbe cambiare la medicina oncologica e i farmaci associati nei prossimi anni?
Tra poco compio 60 anni e ho cominciato a pensare a come si può rispondere a una domanda tipo quella che mi avete appena posto. Penso che il messaggio che potrei lasciarvi si basa su tre concetti che sembrano banali, ma che non lo sono, a mio avviso affatto:
1. In generale se una/o vuole una cosa, se la deve prendere perché nessuno te la darà mai.
2. La vita è fatta di lunghi periodi bui, a cui si intervallano brevi periodi entusiasmanti o gioiosi, per cui bisogna crearsi dei trucchi per resistere decentemente nei lunghi periodi bui, in attesa dei periodi belli.
3. Se ci si intestardisce a voler assistere a dei cambiamenti nell’arco della propria vita, si rischia di arrivare alla fine molto delusi. Invece, bisogna alimentare quella rabbia positiva che non ti fa mollare e ti fa andare avanti, con la certezza che tutto quello che di buono avrai proposto nella tua vita sarà in un futuro portato avanti da qualcuno più giovane di te.
Quindi, una risposta alla sua domanda potrebbe essere molto negativa, ma io preferisco dire: non lo so, ma certamente non mollo.