Alimentazione crudista: vantaggi e svantaggi
Michele Riefoli - 01/01/2016
Tratto da Mangiare sano e naturale, Macro Edizioni 2011.
Diverse persone stanno abbracciando la pratica dell’alimentazione vegana-crudista. Alcuni anni fa mi trovavo a San Francisco, in California, e rimasi piacevolmente sorpreso di poter pranzare in un ristorante dove venivano serviti piatti vegani a base di cibi esclusivamente crudi. In America sono sempre più avanti, pensai, riescono a sperimentare il peggio e il meglio prima di tutti gli altri.
Un po’ di storia
Il crudismo o Raw Food, prima di essere una nuova moda alimentare che arriva dall’America e che sta facendo proseliti fra molti personaggi del mondo dello spettacolo, è una pratica alimentare antichissima, in realtà la prima alimentazione naturale dell’uomo. Prima della scoperta del fuoco, abbiamo raccolto e consumato crudo il nostro cibo, come tutti gli altri animali del pianeta. Con l’uso del fuoco tutto è cambiato e il cibo è diventato, non più solo un mezzo per nutrirsi, ma la materia prima per esercitare l’arte di cucinare e quindi un fatto soprattutto culturale. In tutte le epoche della storia sono però esistiti uomini che hanno mantenuto viva l’abitudine del mangiar crudo, consapevoli della sua importanza vitale. Nel Vangelo esseno della pace si leggono chiari ed espliciti riferimenti alla preferenza da dare al cibo crudo come cibo per il corpo e per l’anima, e così si sono espressi Ippocrate e altri emeriti studiosi di varie epoche nei secoli. Questa eredità culturale fu raccolta da pensatori, religiosi e medici vissuti intorno alla metà dell’800, i quali, in opposizione a un modo di fare medicina sempre più dipendente dalla chimica, e per dare risposte meno invasive e più naturali ai problemi di salute, svilupparono il movimento di Igiene Naturale. L’Igienismo si diffuse soprattutto grazie alle ricerche e agli scritti del dott. Herbert Shelton, un medico americano indipendente che scrisse numerosi libri per raccontare come aveva curato con l’alimentazione naturale, il digiuno e lo stile di vita, il cancro e altre patologie considerate incurabili ai suoi tempi.
Prima dell’attuale moda del Raw Food, quindi, già negli anni ’70 del Novecento, in Italia si sviluppò il movimento igienista grazie al quale cominciarono ad affermarsi i primi concetti crudisti. L’Igiene Naturale rientra a pieno titolo nel più ampio movimento vegetariano che in Italia fu promosso dal prof. Aldo Capitini, filosofo, pedagogo, docente alla Normale di Pisa e politico gandhiano. Egli nel 1952 fondò la Società Vegetariana Italiana (oggi AVI – Associazione Vegetariana Italiana, attualmente presieduta da Carmen Somaschi) come sbocco naturale alle sue idee non violente che volle applicare ad ogni ambito della vita, alimentazione compresa. Aldo Capitini, portava avanti un vegetarianismo principalmente etico, mentre l’Igienismo aveva radici principalmente salutiste.
La storia del movimento vegetariano è una storia molto interessante e articolata, comprendente posizioni anche molto diverse fra loro, che stanno dando vita a un sincretismo culturale capace di abbracciare le molteplici visioni che convergono sul tema dell’alimentazione a base vegetale (salutista, ambientalista, animalista, etica, energetica, spirituale).
In realtà l’Igienismo non ebbe apparentemente grande fortuna in Italia, ma ricoprì un ruolo pionieristico aprendo la strada ad altre forme più blande di alimentazione e cucina naturale. Probabilmente i tempi non erano così maturi (e ancora oggi non lo sono di certo), ma uno dei motivi che rallentò la sua diffusione, a mio avviso, fu anche il fatto che negli stessi anni si affermò molto più velocemente e diffusamente la Macrobiotica, un movimento di alimentazione naturale giapponese basato sui principi dell’equilibrio degli aspetti energetici del cibo (yin e yang). La Macrobiotica contribuì alla diffusione di una cultura orientale che andava via via affermandosi anche in altri settori al di là dell’alimentazione e precisamente nell’ambito della medicina alternativa (shiatzu, agopuntura, medicina tradizionale cinese) e delle arti marziali (judo, karate, aikido). La Macrobiotica seppe affascinare con i suoi riferimenti alla filosofia taoista e con nuovi sapori, a tal punto che la ristorazione vegetariana in Italia è fondamentalmente sorta come una variante della ristorazione Macrobiotica di cui conserva sempre la matrice. In Italia, patria della cucina mediterranea a base di frutta e verdura spesso mangiata cruda, è paradossalmente difficile trovare un ristorante vegetariano che proponga piatti di verdure crude miste e abbondanti degne della nostra tradizione, mentre è più facile che presenti nei suoi menu pietanze a base di tofu, seitan e soprattutto di cibi cotti. Il recente ritorno del crudismo è il segno dei tempi che cambiano e, una volta tanto, nella direzione giusta.
Motivazione al crudismo
La scelta crudista richiede sempre una forte motivazione, una riflessione profonda e la capacità di superare vecchi e incistati schemi mentali sul cibo. C’è chi però adotta questa scelta per controllare meglio il proprio peso corporeo, dal momento che riuscire a mangiare troppo cibandosi di alimenti crudi è molto più difficile. La motivazione di chi la pratica, come già detto, è di solito sostenuta da ragioni antropologo-salutiste, e dalla convinzione che mangiare il cibo per cui si è stati programmati porti a far funzionare la macchina biologica al meglio delle sue possibilità e quindi a conquistare e mantenere una salute esemplare. Questa visione mi trova d’accordo per una buona parte, anche se con l’esperienza ho potuto verificare che in certi casi si è dimostrato più utile reinserire una quota di cibo cotto per migliorare la situazione invece di perseverare col “tutto crudo”. Inoltre, ho rilevato anche qualche piccola falla nel ragionamento di base che, senza presunzione di verità, voglio portare all’attenzione di tutti gli interessati all’argomento.
Prima di ciò, tengo a precisare che l’alimentazione crudista è particolarmente indicata come dieta per disintossicarsi da farmaci, droghe, fumo, alcol, per guarire da alcune intolleranze e allergie, per rinvigorire il corpo e uscire da un precario stato di salute.
Detto questo, non bisogna, a mio avviso farne una questione troppo “ideologica”, perché non credo sia saggio considerare in modo acriticamente positivo tutto ciò che ci è stato dato in natura. In natura, per esempio, l’essere umano nasce praticamente ignorante, ma questa non appare una buona ragione per decidere di farlo rimanere tale, quando è possibile sottoporlo a programmi educativi e di istruzione che certamente ne migliorano la vita sia interiore che materiale. Analogamente, in natura nasciamo nudi, senza alcuna protezione da parte di vestiti, case, riscaldamento, ma questo non sembra una buona ragione per impedire all’uomo di godere anche di alcuni vantaggi del coprirsi e del trovare conforto in un focolare mentre fuori c’è freddo e neve.
Credo sia più saggio interpretare la naturalità delle scelte in chiave evolutiva osservando e rispettando anche un altro principio di fondamentale importanza: il principio di relatività.
In altre parole, non bisogna esagerare allontanandosi troppo dalla naturalità perché si rischia di pagarne lo scotto, ma non bisogna pensarla in modo dogmatico su questo punto, rimanendo attaccati a un concetto rigido di naturalità, perché altrimenti rischiamo di privarci di possibili vantaggi, qualora la naturalità dovesse starci un po’ troppo stretta. Insomma, cerchiamo di essere pratici, almeno all’interno dei limiti imposti dall’etica e dal buon senso.
Se esiste l’alimentazione perfetta, esiste anche l’uomo perfetto?
Ci sono molte ragioni che inducono a pensare che il cibo crudo sia molto più vitale e maggiormente ricco di vitamine, enzimi, grassi essenziali e altri fattori protettivi che non subiscono il degrado della cottura. E in effetti è così!
Va precisato però, che in soggetti non più giovanissimi, oppure con un sistema immunitario non più efficiente, mangiare solo crudo potrebbe non essere così indicato. Il cibo crudo, infatti, è più ricco anche di microrganismi, sia buoni che cattivi, e se ciò da un lato è utile per tenere allenato un sistema immunitario sano, efficiente e reattivo, può impegnare troppo un sistema immunitario già compromesso da epatiti, mononucleosi, citomegalovirus, stafilococchi, streptococchi, salmonelle, tbc e altro ancora, che notoriamente lasciano sempre il segno anche quando si guarisce dall’infezione. Allenare i muscoli di un individuo sano fa bene, allenare troppo i muscoli di un fibromialgico fa male.
L’obiezione che potrebbe essere fatta a questo ragionamento è che il sistema immunitario si indebolisce mangiando cibo cotto, da lui stesso visto come corpo estraneo, e non con il cibo crudo.
Sono d’accordo, ma il sistema immunitario s’indebolisce oltre che con l’alimentazione sbagliata, anche per stili di vita malsani, infezioni virali o batteriche, predisposizioni ereditate o familiarità con certe malattie, vaccinazioni subite fin da piccoli, inquinamento ambientale, radioattivo ed elettromagnetico, stress fisici e mentali, delusioni amorose, perdita di persone care e molto altro. Sembra che non manchino quindi le occasioni per non essere “perfetti”.
In effetti, la realtà è molto più articolata dell’idea che tutti ci siamo fatti di essa. Il modello di uomo perfettamente sano è solo teorico, perché non sappiamo se un tale uomo sia mai esistito. La realtà è che nasciamo con corpi apparentemente sani in realtà già malati, con deficit genetici o ereditati dovuti a comportamenti alimentari carenti, eccessivi o errati dei nostri avi, i quali hanno vissuto barcamenandosi fra guerre, carestie, migrazioni, ere glaciali e pestilenze, nell’ignoranza più atavica dei meccanismi fisici e mentali che li coinvolgevano.
A volte siamo costretti fin dalla nascita a cercare soluzioni di sopravvivenza: da quando la mamma non aveva latte a sufficienza da darci e siamo sopravvissuti a latte artificiale tra una colichetta intestinale e un’eruzione cutanea, a quando, tra una varicella e una rosolia, ne siamo venuti fuori, ma non più come nuovi. Una volta che il corpo viene visitato da un parassita o da un virus, l’organismo anche se guarito non sarà però più lo stesso, nel senso che è diverso da come sarebbe se non fosse mai stato visitato. Si guarisce, certo, ma magari non si riesce da quel momento in poi a produrre a sufficienza un certo enzima, oppure un passaggio metabolico diventa difettoso, un organo si è indebolito. Nessuno si accorge di nulla, però può succedere che a un certo punto un determinato alimento non lo si digerisca più, anche se è sano e naturale. E la persona ci rimane male e pensa: «Che cavolo, sto facendo come vuole madre natura, perché non riesco a digerire le mele?». Pensiamo ad esempio alle intolleranze alimentari. Inoltre, ho conosciuto persone che non digerivano bene neppure l’acqua.
Tutto ciò per dire che la cosa va sempre verificata sul singolo soggetto, con mente aperta e senza pregiudizi ideologici. Magari è solo una questione di tempo, bisogna dare all’organismo la possibilità di rigenerarsi e adattarsi. Ma alla fine quello che conta è stare bene. Se una persona per stare bene deve mangiare anche un po’ di verdura cotta, quasi come fosse un farmaco, che problema c’è? La salute è un esercizio di equilibrio pazzesco! Bisogna allenarsi ogni giorno, ma bisogna anche comprendere che la macchina biologica può avere dei limiti e che la migliore soluzione consiste nel proporre all’organismo l’alimentazione migliore che riesce a tollerare che sia il più vicino possibile a quella ideale. Dopo di che, bisogna osservare i risultati e proporre ulteriori aggiustamenti, fino a trovare la modalità perfetta per quell’organismo che potrebbe essere, di volta in volta, quella mista, fruttariana, crudista o vegetariana. La scelta potrebbe poi variare nel corso della vita.
Tratto da Mangiare sano e naturale, Macro Edizioni 2011.