Inquinamento dell’aria e salute: la situazione in Italia
Valerio Pignatta - 01/01/2016
Tratto da Scienza e Conoscenza n. 36.
In sintonia con il tema portante di questo numero della rivista, che indaga l'interdipendenza tra l'essere umano e l'ambiente in cui vive, domestico ed esterno, anche in relazione alla propria salute, ci pare doveroso dedicare un piccolo spazio alla qualità dell'aria che respiriamo.
Questa infatti, specie nelle ultime settimane ha indotto, nel nostro paese, varie riflessioni di tipo ambientale e posto alcune problematiche di carattere economico e sociale quali, ad esempio, il blocco o la regolamentazione della circolazione automobilistica in alcune città.
Del resto, è una notizia di pubblico dominio che la situazione della qualità dell'aria in questi ultimi anni stia peggiorando costantemente. Al 9 febbraio scorso, Milano e Brescia, ad esempio, avevano già consumato tutta la dote annuale di eccezioni consentita dall'Unione europea per le polveri sottili. In realtà, entro Pasqua si calcola che sarà più di mezza Italia
ad essere fuori legge in quanto a emissioni di particolato e gas di scarico (per superamenti giornalieri consentiti).
Tuttavia, tutto prosegue come se nulla fosse, sebbene l'OMS abbia fatto notare che l'inquinamento urbano dovuto essenzialmente al traffico causi la morte di 8.200 persone l'anno, distribuite nelle 13 principali città italiane.
Legambiente ha calcolato che la multa della UE per la violazione della direttiva si aggirerà intorno ai 700 milioni di euro l'anno (siamo nell'illegalità atmosferica dal 2008 e giochiamo tutto all'italiana sulla richiesta di proroghe).
Inquinamento dell’aria, malattie e morti
Ossia: tutto ha un prezzo, basta pagare. Ogni morto ha un suo prezzo. Siamo cavie vagamente consapevoli di quello che sta accadendo sulle nostre teste e nei nostri polmoni. Ma le fiere commerciali delle città padane sono salve, le auto possono circolare e le persone che hanno problemi respiratori sono dopotutto degli “incentivatori” del PIL (con tutti i meccanismi che mettono in moto: medici, farmaci, ospedali ecc.) per cui va bene così. Tutto torna.
Sul Sole 24 Ore del 21 dicembre 2009 è stata pubblicata una classifica (risultato di uno studio realizzato dal quotidiano) con la percentuale delle morti per cancro delle varie province italiane rispetto a tutte le cause (1).
Il giornale di Confindustria ha giustamente preso queste percentuali come indicatore di inquinamento ambientale. E questo già dovrebbe indurre alcune riflessioni.
Alcune città si confermano per quello che ormai è il loro alone di fascino di città industriali (che incanto...). Altre sono delle vere e proprie nuove rivelazioni. Delle prime dieci città più inquinate (sulle 107 analizzate) sette sono lombarde (ed esattamente, in ordine: Brescia, Bergamo, Milano, Lecco, Cremona, Lodi, Sondrio). Le altre tre? Rimini, Venezia e Trento (rispettivamente alla settima, nona e decima posizione). Della serie: state attenti a dove fate le vacanze. Il rischio è di non cambiare per nulla aria.
Il Commissario UE per l'ambiente Janez Potočnik ha affermato (2) nel maggio scorso che in Italia sono ancora troppe le città dove per ogni 10.000 abitanti muoiono più di 15 persone prematuramente a causa del particolato.
L'Italia, tuttavia, non si è mai adeguata alle direttive europee e il ministero dell'Ambiente non ha mai portato a termine un piano di risanamento nazionale della qualità dell'aria.
Sottili, sottilissime, onnipresenti: le polveri
Le PM10 sono le nanoparticelle più incriminate per il danno che possono apportare alla salute umana. Si tratta di particelle microscopiche, il cui diametro aerodinamico è uguale o inferiore a 10 millesimi di millimetro. È materiale costituito da fumo, polvere e microgocce di sostanze liquide che provengono da processi di combustione dei motori a scoppio o da impianti di riscaldamento, attività industriali, inceneritori, usura di pneumatici ecc.
Queste particelle restano sospese nell’aria e possono provocare asma, problemi cardiovascolari, cancro ai polmoni e morte prematura. Poca cosa.
L'anno scorso, l'oncologo membro dell'ISDE, Patrizia Gentilini, ricordava in una lettera aperta al presidente del Consiglio che i contaminanti ormai presenti costantemente in aria e acqua hanno raggiunto livelli disastrosi per la nostra salute. Come esempio, riportava quello della diossina. Di contro a un limite per questa sostanza «che l’OMS raccomanda per gli adulti di 2 pg (pico grammi)/kg, un bambino di Brescia, residente nel sito contaminato della Caffaro ne ha assunto 1.200 pg/kg/die con il latte materno, a Taranto 400 pg e in Toscana, in prossimità di un inceneritore circa 80» (3). I dati di questo dramma sono assolutamente ufficiali ed è possibile visionarli nel sito nazionale dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (oggi ISPRA) (4).
Un altro studio ufficiale è “EpiAir – Inquinamento e salute: sorveglianza epidemiologica e interventi di prevenzione”, coordinato dal prof. Francesco Forastiere del Dipartimento di epidemiologia dell'ASL Regione Lazio. Lo studio, condotto in 10 città sulla mortalità e i ricoveri della popolazione adulta per il periodo 2001-2005, conferma l'effetto immediato e rilevante di PM10, NO2 e O3 su tutte le cause di morte esaminate e in particolare sui bambini (5).
Bel Paese, da incubo
D'altronde i tempi convulsi di questa società ci vengono imposti in maniera quasi inevitabile e al solo pensiero di andare a piedi e di dover riorganizzare le nostre abitudini quotidiane abbiamo moti di disapprovazione e di disagio.
Questo accade quando non c'è immediata correlazione visibile tra causa e malattia, ma questa viene differita nel tempo. Inoltre, continuano a convivere in noi convinzioni legate a una percezione del Bel Paese che non è più. Se si redigesse una mappa dell'inquinamento del nostro territorio nazionale andando a localizzare le tonnellate di rifiuti bruciati da tutti gli impianti presenti in Italia, i grandi agglomerati industriali (acciaierie, poli chimici ecc.), le centrali a carbone e geotermiche, credo avremmo grosse sorprese. Ogni lembo di territorio ha ormai il suo ecomostro da combattere e in ogni zona è presente il relativo comitato di valenti oppositori che se ne occupa. Siamo in una società di Don Chisciotti consapevoli, inferociti e isolati nella loro battaglia solitaria a fronte di una massa inebetita dalle trasmissioni mediatiche tranquillizzanti che ricordano le pillole della felicità di Fahrenheit 451.
Pur di atrofizzare ad ogni costo le nostre gambe, risucchiati in avvolgenti auto-ovuli sempre più ecotruffaldine e molto fashion, amiamo correre il rischio di procurarci il cancro o di procurarlo democraticamente al nostro prossimo.
È la situazione paradossale che l'essere umano si trova a vivere oggi. E come tutte le crisi questa rappresenta anche la nostra opportunità di riscatto e di creazione di un mondo migliore. Migliore come mai l'abbiamo avuto, perché ora davvero la conoscenza è, per tutti, alla portata di un clic.
Note
(1) Link diretto alle percentuali di morte per tumore:
http://www.ilsole24ore.com/speciali/qvita_2009/qvita_2009_sottosettori_morti_per_tumore.shtml
(2) Si veda alla pagina del sito della Commissione europea:
http://ec.europa.eu/italia/attualita/primo_piano/ambiente/particelle_sottili_it.htm
(3) Gentilini, Patrizia, “I tumori e Berlusconi. Qualche domanda per il premier”, in Terra, 25 marzo 2010.
(4) Cfr. http://www.eper.sinanet.apat.it/site/it-IT/Registro_INES/Ricerca_per_inquinante/RicercaInquinanti.html
(5) Zampetti, Giorgio, Valentini, Viviana (a cura di), “Mal'aria di città 2010. L'inquinamento atmosferico e
acustico nelle città italiane”, Legambiente, Roma, 16 gennaio 2010, p. 15-16.
Valerio Pignatta
Plurilaureato giornalista e scrittore, è redattore e collaboratore di riviste e case editrici, nonché direttore editoriale nell’ambito delle medicine non convenzionali. Ha pubblicato diversi articoli su periodici nazionali inerenti il rapporto salute/ambiente e testi divulgativi di medicina naturale. Vive con la famiglia sul Monte Amiata dove pratica attivamente la decrescita attraverso la sobrietà dello stile di vita, la semplicità volontaria, l’autoproduzione, lo scambio e il dono di beni e servizi.
(aprile/giugno 2011)
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