Microbioma intestinale e malattie neurologiche, c'è un collegamento?
Alimentazione e Salute
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Esiste veramente un collegamento tra autismo e microbioma intestinale? Scopriamo insieme le ultime ricerche e gli ultimi studi che collegano i disturbi dello spettro autistico all'intestino
Redazione - Scienza e Conoscenza - 19/07/2023
Da sempre l'essere umano ha vissuto adattandosi all'ambiente esterno, al clima e a tutto ciò che lo circonda. Lentamente l'ambiente non ha modificato solamente la parte “esteriore” ma ha avuto delle evidenti ripercussioni sul nostro equilibrio endocrino, immunitario e nervoso. Questi cambiamenti e adattamenti del nostro corpo hanno portato a delle conseguenze molto gravi a livello neurologico, causando molte malattie neurodegenerative e autoimmune, come ci spiega nel suo libro Alzheimer, Parkinson, SLA: una cura naturale è possibile il Dottor Paolo Giordo:
“Il cervello sta infatti perdendo non solo la capacità di adattarsi nel modo migliore all’ambiente ma sta alterando le sue stesse capacità di funzionamento e di discriminazione corretta delle varie situazioni che via via si presentano”.
Il collegamento tra cervello e intestino
Il cervello e il nostro intestino sono strettamente collegati e si influenzano continuamente l'un l'altro. I modi di dire “ho le farfalle nella pancia”, “me la sono fatta addosso per la paura” oppure “mi viene la nausea solo a pensarci” indicano il collegamento tra i due organi più importanti del nostro corpo. Per capire meglio questo collegamento prendiamo in esame un cotrasmettitore che risiede nell'intestino ma che è generato a livello neurologico, ce ne parla nel suo suo libro Anne Katharina Zschocke, I batteri Intestinali:
“Uno di questi neurotrasmettitori è la «sostanza P», isolata dall’intestino nel 1931 e riconosciuta nel 1970 come cotrasmettitore. Si tratta di un neuropeptide, cioè la sua struttura è formata da amminoacidi e rientra quindi tra le proteine. “Neuro-” significa che viene formata dalle cellule nervose. La sostanza P è importante nella sensibilità al dolore e nelle infiammazioni.
Fa in modo che i vasi sanguigni si dilatino, che le loro pareti diventino permeabili e che i globuli bianchi si muovano. Essa sensibilizza anche i centri del dolore nel midollo spinale responsabili della sua percezione. La produzione della sostanza P da parte delle cellule dei tessuti può essere innescata anche dagli alimenti, ad esempio aggiungendo del peperoncino piccante nel cibo”.
Scopri il libro
Autismo e probiotici
I disturbi dello spettro autistico si sviluppano generalmente in tenera età e influenzano i soggetti in misura diversa. I sintomi principali sono legati alla difficoltà nello sviluppo delle relazioni sociali, ripetitività nei giochi, apatia e problemi di comunicazione e linguaggio. Negli ultimi anni sono stati fatti numerosi studi che evidenziano un collegamento tra microbioma intestinale e salute del cervello ed è stata comprovata l'efficacia dei probiotici.
I batteri probiotici sono microrganismi che, se assunti in adeguate quantità, possono esercitare funzioni benefiche per l'organismo: sono infatti già noti per la loro efficacia terapeutica in malattie intestinali e non. Recenti studi hanno inoltre evidenziato, nei soggetti affetti da autismo, un'alterazione della composizione della flora batterica, ciò suggerisce un rapporto tra cervello e batteri instestinali e che intestino e cervello si influenzino a vicenda. Nel libro Batteri intestinali Anne Katharina Zschocke ci spiega come siano strettamente collegati:
“... da tempo inoltre si osserva che le persone con malattie psichiche presentano sempre una funzione intestinale disturbata. Stitichezza, diarrea, colon irritabile, intolleranze e malattie infiammatorie intestinali fanno parte delle sofferenze quotidiane che i pazienti descrivono ai propri psichiatri. Da quando, grazie alle nuove tecniche si può avere un’idea di ciò che accade nel microbioma delle persone con disturbi psichici, i ricercatori riescono a trovare adesso delle correlazioni tra i loro sintomi e la loro colonizzazione batterica. Scoprono così che questa si differenzia dalla colonizzazione batterica di soggetti sani, e spesso in maniera molto marcata”.
Quindi ancora una volta capiamo che il nostro corpo è un sistema complesso e che al suo interno tutte le sue parti si influenzano a vicenda.