OGM e sicurezza per la salute umana: l'esperienza di quattro scienziati
Mark Dowie - 01/01/2016
Alcuni risultati sconvolgenti scaturiti da test effettuati con delle patate, del polline e dell’erbicida geneticamente modificati (GM) sono apparsi nella stampa durante la prima parte di questo mese. Ovviamente l’economia guidata dalle società private sta cercando d’imporre la produzione di cibo GM negli Stati Uniti. Quattro biologi, provenienti dall’Europa e dal Nord America, si sono incontrati faccia a faccia per la prima volta il mese scorso nel campus dell’Università di Berkeley. Sebbene nessuno di loro fosse particolarmente famoso come scienziato tutti conoscevano i rispettivi nomi e le rispettive attività di ricerca come se avessero lavorato insieme nello stesso laboratorio per almeno 10 anni.
Gli scienziati hanno condiviso un’esperienza dolorosa. Tra il 1999 e il 2001 ognuno di loro aveva realizzato, all’insaputa degli altri, una scoperta semplice ma sensazionale che sfidava il catechismo della forte industria biotecnologia.
Questa era già diventata l’ancella dell’agricoltura industriale, e la prediletta dei capitalisti della speculazione, che stanno ancora sperando di aver fatto i giusti investitimenti che frutteranno miliardi di dollari in questo settore di grande successo. Se uno qualsiasi degli esperimenti di questi quattro scienziati verrà confermato da ripetizioni da parte di altri laboratori, il settore agricolo della biotecnologia, già agitato, si ritroverà veramente in difficoltà. Nessuno lo sa meglio della Monsanto, della Sygenta e delle altre firme della biotecnologia che hanno attaccato le quattro scoperte in questione in maniera veramente aggressiva. Quando uno di questi quattro ricercatori, lo scienziato ungherese Arpad Pusztai, dirigente scientifico dell’istituto Rowett di Aberdeen in Scozia, ha nutrito alcuni roditori con delle patate geneticamente modificate, in uno dei pochi esperimenti che abbiano mai testato la sicurezza del cibo geneticamente modificato per gli animali o per gli uomini, quasi immediatamente le cavie hanno riportato dei danni ai tessuti e al sistema immunologico. Dopo aver annunciato le sue scoperte, che hanno sorpassato la revisione scientifica e che sono state pubblicate nella rivista di medicina più importante del Regno Unito, il Lancet, la casa di Pusztai è stata svaligiata e le sue cartelle di ricerca sono state derubate. In breve tempo lo scienziato è stato licenziato dal suo lavoro con la Rowett, e da allora ha subito una campagna internazionale orchestrata di screditamento, nella quale il Primo Ministro Tony Blair ha giocato un ruolo attivo.
Mentre Pusztai stava combattendo per la sua vita professionale, il professor John Cornell stava pazientemente cospargendo delle foglie di Asclepiade con del polline di granoturco geneticamente modificato. Quando le larve di farfalle monarca, che avevano mangiato le foglie, sono morte in quantità significativa, (mentre il gruppo di controllo nutrito con polline che non era stato geneticamente modificato era sopravvissuto in toto), Losey non era rimasto particolarmente sorpreso. Il nuovo gene che era stato appiccicato al genoma della farfalla era stato inserito per produrre un pesticida interno, il bacillo thuringiensis (Bt), designato per attaccare e uccidere il baco del granoturco e alcuni bruchi di falena particolarmente molesti. Ciò che aveva sorpreso Losey era stato il veemente attacco al suo studio arrivato dalla Novartis e dalla Monsanto con i loro evidenti tentativi di discreditare il suo lavoro, e l’ampiezza con cui i mass media fossero stati pronti a supportarli. Losey lavora ancora alla Cornell, dove il suo futuro sembra sicuro.
Ciò non è vero per Ignacio Chapela, un ecologo microbiologo dello stabilimento del dipartimento scientifico dell’Università di Berkeley. Nel 2000 Chapela aveva scoperto che una parte del polline di un campo di granoturco geneticamente modificato nella Chiapas, era stato trasportato a diverse miglia di distanza fino alle lontane montagne dell’Oxaca, nel Messico, arrivando nell’ultima riserva di mais biodiverso del mondo. Se i geni del polline modificato 1 si integrassero effettivamente nel DNA del granoturco tradizionale, potrebbero potenzialmente eliminare la biodiversità del granoturco per sempre. Nella sua relazione Chapela ha cautamente affermato che ciò potrebbe in effetti essere già accaduto. Ha espresso questa opinione nello studio rivisto e pubblicato da Nature nel novembre 2001. Dopo una campagna di pubbliche relazioni aggressiva preparata per la Monsanto dal Bivings Group, un’azienda mondiale di pubbliche relazioni, iniziata con un rabbioso attacco via e-mail ad opera di due scienziati che si sono rivelati poi essere fittizi, i direttori della rivista Nature hanno fatto qualcosa che non avevano mai fatto nei 133 anni di esistenza del periodico. Hanno pubblicato una cauta e parziale ritrattazione dell’articolo di Chapela. Soprattutto in base a questa ritrattazione, a Chapela è stata recentemente negata la permanenza in carica alla University of California di Berkeley, ed è stato informato che non gli sarebbe stato riofferto il suo incarico di insegnante durante l’autunno.
Nel frattempo Tyrone Hayes, un endocrinologo della University of California di Berkeley, specializzato nello sviluppo degli anfibi, stava sottoponendo delle giovani rane del suo laboratorio a delle dosi molto piccole di erbicida atrazina. Le rane non hanno prima sviluppato le laringi in maniera normale, e successivamente hanno sviluppato dei problemi seri nell’apparato riproduttivo (i maschi sono diventati ermafroditi), suggerendo così che l’atrazina possa sbilanciare il sistema endocrino. L’esperienza successiva di Hayes era stata leggermente diversa da quella degli altri partecipanti alla tavola rotonda, ma non meno preoccupante per gli scienziati accademici. Non appena la notizia della scoperta di Hayes ha raggiunto la Sygenta Corp. (precedentemente Novartis) e la sua contraente, Ecorisk Inc., si sono verificati dei tentativi per bloccare la sua ricerca. I fondi sono stati negati ed il momento era critico, visto che l’EPA (N.d.T.: acronimo di Environmental Protection Agency, l’agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente) era in procinto di prendere una decisione definitiva sull’atrazina. Le rane ermafrodite non avrebbero aiutato la causa della Sygenta. Hayes ha continuato la ricerca con i suoi fondi personali e ha scoperto altri risultati dello stesso tipo, dopo di che la Sygenta gli ha offerto 2 milioni di dollari per continuare la sua ricerca “in una sistemazione privata”. Insegnante attivo, con un laboratorio frequentato da studenti leali, Hayes ha respinto l’offerta e ha continuato con la ricerca che riteneva dovesse rimanere di dominio pubblico. È arrivato a scoprire degli effetti dannosi sullo sviluppo causati dall’atrazina anche a livelli più bassi (0,1 parti per miliardo). Quando la sua ricerca è apparsa nei prestigiosi verbali dell’Accademia Nazionale delle Scienze, Sygenta ha attaccato lo studio ed ha affermato che altri tre laboratori che aveva appaltato non erano riusciti a duplicare i risultati di Hayes. Hayes, che continua a lavorare nell’università di Berkeley, è passato di ruolo e continua anche ad insegnare. Eppure i suoi studi, che potrebbero avere un effetto sull’approvazione della sostanza chimica più diffusa e più usata nell’agricoltura degli Stati Uniti, vengono soffocati a ogni piè sospinto. In un discorso pubblico tenutosi all’università di Berkeley a cui hanno assistito 500 persone, e che è stato recentemente diffuso sul Web per altre 4.000 persone di tutto il mondo, Pusztai, Losey, Hayes e Chapela hanno condiviso le loro esperienze, e hanno esaminato insieme le modalità per impedire che un futuro simile al loro possa mai colpire i colleghi scienziati. Le loro storie simili forniscono una finestra unica riguardo una tendenza inquietante della scienza moderna. Nessuno dei quattro si è lamentato del fatto che la sua competenza scientifica sia stata sfidata, sebbene ciò sia vero per ognuno di loro. Tutto nella scienza viene e dovrebbe essere sfidato. Nessuno lo sa meglio di uno scienziato che esercita la sua professione, e che sa anche che se il diritto di avere un’occupazione dipendesse da una documentazione sperimentale perfetta, ci sarebbero ben pochi scienziati con un lavoro in tutto il mondo.
Questi quattro uomini non sono stati attaccati per degli esperimenti imperfetti o fallaci, ma perché le conclusioni del loro lavoro hanno potenzialmente un effetto economico. L’aspetto triste è che le accademie e altre istituzioni che, secondo quanto si asserisce, dovrebbero essere indipendenti, e che una volta avrebbero difeso la libertà scientifica e protetto degli impiegati come Hayes, Chapela, Losey e Pusztai, li stanno ora abbandonando ai lupi del commercio, i cui marchi sono incisi sulle entrate di un numero di laboratori universitari di grandezza allarmante. Mark Dowie vive a Point Reyes e insegna in un corso di scrittura scientifica alla scuola di giornalismo dell’Università della California (UC Graduate School of Journalism).