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Il caco: un concentrato di vitamine utili per sostenerci in autunno

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Lena D'Angelo - 01/01/2016

Avete mai osservato un albero di kaki o cachi? Verso ottobre novembre percorrendo le strade di campagna vi sarà capitato di volgere lo sguardo verso cascinali con davanti questo bell’albero carico di frutti dall’acceso arancio. Il suo delizioso frutto sembra racchiudere l’ultimo calore e luce del sole. Chi ne possiede l’albero è solito non raccogliere tutti i frutti in modo da poterli offrire a tutti gli uccellini affamati che d’inverno cercano cibo e conforto.

Da dove viene l'albero dei cachi?
Frutto di transizione ci accompagna con la sua dolcezza verso il rigore invernale. Ma conosciamo più da vicino le origini e la storia di questo albero: il Diospyros kaki. L’albero dei cachi o kaki è di origine asiatica e proviene in particolare dalle regioni calde della Cina dove era coltivato già 2000 anni fa. Arriva successivamente anche in Giappone. Il nome scientifico Diospyros è derivato da: Dio=Zeus (Dio), e Spyros=spirito/anima, o Dios=Dio e Pyros= fuoco. Ovvero frutto dispensato da Dio del fuoco. Frutto divino. Kaki invece proviene da Ka=anima e Ki=terra. Detto Mela D’oriente, viene definito da giapponesi e cinesi l’albero delle sette virtù: vive a lungo (anche fino a 50 anni), da una grande ombra d’estate, dà agli uccelli la possibilità di nidificare tra i suoi fitti rami, non è attaccato dai tarli, le sue foglie in autunno assumono un colore giallo rosso intenso fino ai primi geli, il legno dà un bel fuoco, le foglie cadute sono molto concimanti. Anticamente era d’uso in Giappone offrire il suo frutto nei santuari shintoisti così come nelle case veniva essiccato e successivamente offerto sull’altare di famiglia a Capodanno e nel giorno dei defunti, quando le
anime dei morti tornano sulla Terra. E ancora nei cimiteri sulle tombe dei morti di sconosciuti viene offerto del riso bianco sulle foglie di 25 cachi. Il suo legno invece viene utilizzato per le cremazioni. Nella simbologia legata al mondo vegetale il cachi esprime l’intuizione speciale di “non credere alle apparenze”: forse perché questo succulento frutto appare tanto sgradevole quando è immaturo, quanto delizioso e zuccherino una volta perse le sostanze che lo rendono allappante.
Molti studiosi ritengono che questa pianta fosse conosciuta
già dai greci e dai Romani, altri invece ritengono che la prima pianta apparve in Inghilterra nel 1796 e che provenisse da un giardino botanico di Calcutta. In Italia il primo albero di cachi fu impiantato nel 1871 nel giardino Boboli a Firenze a scopo ornamentale. La coltivazione a scopo alimentare si diffuse solo dal 1900 nel salernitano per poi espandersi in tutta Italia specie in Emilia Romagna e di recente anche in Sicilia. Lo si trova in vendita nei mercati rionali, meno facilmente nei supermercati poiché frutto poco commercializzato dalle
grandi catene.

Il caco: un concentrato di vitamine
Con il suo bel colore aranciato il frutto del cachi ci aiuta nel periodo di passaggio dall’autunno all’inverno. Ricco di vitamina C e betacarotene ha un effetto antiossidante e offre luminosità ed elasticità alla pelle. Ricco in vitamina A, potassio, fosforo, magnesio e sodio, ha un effetto diuretico, remineralizzante e drenante. Ci può aiutare ad uscire dalle convalescenze per superare la stanchezza e dopo cure antibiotiche. È controindicato solo in chi è diabetico o in sovrappeso.
Ottimo regolatore intestinale agisce contro la stitichezza se gustato a colazione, mentre se gustato meno maturo è utile al mattino nei colitici perchè ha un effetto astringente, certo senza che sia troppo “allappante”, sensazione dovuta alla presenza di tannini che con la maturazione va però scomparendo.
Prima di pranzo aiuta lo stomaco a svolgere meglio le proprie funzioni. Inoltre ha una funzione protettiva nei confronti di fegato milza e pancreas. Nella medicina tradizionale cinese il Diospyros viene utilizzato per la detossificazione da prodotti chimici e da metalli pesanti come la chemioradioterapia o per problemi psicologici o fisici causati da un trauma a causa di una guerra o di un incendio. Ma l’utilizzo del frutto del diospyros è molto vario. Un’idea può essere quella di utilizzarlo in una zuppa cruda in modo da non perderne le qualità.

Una ricetta con il caco
Vi propongo una ricettina! Estrarre del succo d’uva da usare come base per la zuppa, tagliare a cubetti due o tre cachi magari i cachi vaniglia che sono più solidi, tagliare anche a cubetti delle mele e delle pere ed infine del sedano molto sottile. Mescolare il tutto e lasciare riposare per un’oretta. Per chi ha una costituzione fredda può essere utile la cottura a 40 gradi nell’essiccatore in modo che sia anche riscaldante ma senza perderne le qualità.


Lena D'Angelo
Infermiera professionale con corso base di ipnosi medica. Naturopata, floriterapeuta, coach spirituale. Leggi la biografia
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