ll sale fa bene!
Sabine Eck - 01/01/2016
Credo che pressoché tutti abbiamo sperimentato quella voglia “matta” o meglio “impulsiva”, che grandi e piccini, senza distinzione di età, o di strato sociale, o di livello di istruzione, sviluppano verso il cibo salato. Ognuno ovviamente ha il suo favorito: il bimbo di 8 mesi apre la bocca solo se la mamma mette “una montagna di parmigiano” sulla pappa; il bimbo di 20 mesi beve l’acqua del mare durante il bagno al mare col suo papà; il bambino già grandicello di 3 anni stravede per il prosciutto cotto; il ragazzo di 15 anni adora le lasagne, i tortellini e soprattutto i wurstel; o ancora la ragazza sui 18 continuamente a dieta gusta i semi salati di zucca (i brustolini) o i pistacchi tostati e salati; il maschio adulto in carriera ordina come contorno sempre le patatine fritte; o la signora che ha sperimentato ogni tipo e moda di dieta fa fuori un etto, o più, di prosciutto crudo; o la dietologa stessa che mangia un pacchetto intero formato famiglia di patatine (di nascosto, e ovviamente in un momento di black out mentale, cioè di debolezza come si suol dire); o il nonno che ruba fette di salame dal frigo, perchè sua moglie non sala mai nulla (perchè l’hanno detto in televisione…); o il macrobiotico che condisce il suo piatto con il gomasio in abbondanza, esclamando che fa bene al cervello, oppure con il tamari o il miso; e il vegetariano che non si fa scappare mai l’ultima oliva sul piatto…
E qui mi fermo, ma sono sicura che vi verranno in mente altri esempi visti e vissuti in prima persona.
Come mai questa fame di sale?
Indistinta per tutti, diversa solo nella tipologia del cibo.
L’unica eccezione è rappresentata forse solo dai “masochisti delle diete", che fanno tutto quel che gli si dice, mentre la vita gli scorre fra le mani fra ansie e frustrazioni (nota: per digerire bene il cibo bisogna goderselo, altrimenti non vengono emessi i preziosi succhi digestivi che dipendono dal sistema del Vagotono/Parasimpaticotono: sistema biologico che regola la salute e la rigenerazione del nostro organismo).
Acqua e sale: gli ingredienti del brodo primordiale
Facciamo subito un piccolo e velocissimo viaggio all'indietro: la vita inizia nel grande brodo/mare primordiale: acqua, sale, oligoelementi e pian piano arrivano le prime forme di vita sempre più complesse e articolate. Le cellule prima semplici ed "egoiste" (unico scopo di vita: moltiplicarsi) “scoprono” che insieme (in simbiosi) si diventa più grandi e più forti e si creano delle specie di “società di interessi simbiotiche” (organismi superiori, appunto), dove ognuno svolge il proprio compitino specializzato. I nostri mitocondri, ex batteri (oggi la fabbrica endocellulare dell'energia) sono uno stupendo esempio di questa fusione di interessi.
In memoria degli inizi rimangono comunque delle cellule totipotenti conosciute come le famose e ultra-nominate cellule staminali (gli scienziati e gli eruditi sull'argomento mi perdonino per la semplificazione fumettistica della santissima evoluzione).
Ed è così che giungiamo a quel sistema che ha due grandi principi sui piatti della bilancia: Simbiosi e Lotta: un sensibile e sottile equilibrio dinamico ed evolutivo. Azzarderei dire che finché prevale il principio della simbiosi, si genera evoluzione. E laddove prevale la lotta? Qui ognuno risponda per se stesso.
La culla marina dell'utero materno
Giunti qui vorrei ricordarvi che siamo tutti nati con il sale sulla bocca: anzi ci siamo fatti nove mesi in una culla marina nell’utero materno: il liquido amniotico corrisponde proprio al mare primordiale. Chi volesse approfondire, può immergersi nelle ricerche di Renè Quinton, illuminato scienziato francese, purtroppo “dimenticato” e del tutto taciuto, come purtroppo succede troppe volte…
Il primo alimento non è quindi il latte materno (dolce), ma il liquido amniotico (salato) e il sangue materno (pure salato), perché l’acqua nel nostro corpo è salata ovunque. Il bicchiere di acqua che bevete, una volta assorbito, entra nel pool-fisiologico: 0.9% di salinità, la salinità del mare primordiale secondo Quinton.
Se vi chiedo di scegliere di mangiare per un mese solo cibo dolce o solo cibo salato, cosa scegliereste? Sono sicura al 90% che scegliereste salato! Questo solo per indicarvi che il nostro “istinto” ci segnala in effetti la scelta giusta, perfino il super-goloso sente che senza sale non si vive. Ne sono testimoni simboliche alcune meravigliose favole sul sale, chiamato anche “oro bianco”: vere e proprie perle ì metaforiche di saggezza.
Se poi ancora vi chiedessi che cosa serve per sopravvivere nel deserto? Acqua certamente! Ma la seconda scelta per importanza è il sale, poi seguono gli zuccheri. Ed eccoci arrivati alla ricetta base di tutte le "bibite energetiche”, composte esattamente dalla “triade della sopravvivenza”: acqua-sale-glucidi, ovviamente pure usata in determinate situazioni per via endo-venosa in ospedale.
Elenco tutti questi aspetti-basici ampiamente conosciuti, ma a volte dimenticati, per ricordare che la vita dipende sempre e genialmente da questi tre protagonisti; soprattutto in situazioni di estremo sforzo. Ovviamente non si può vivere solo di questi tre “alleati”, ma senza di loro null’altro ha valore.
Detto tutto ciò, possiamo passare a qualche considerazione meno nota sul sale nella nostra alimentazione.
La "voglia di sale"
Peggiore è la nostra alimentazione, ricca di proteine animali (altamente acidificanti per il nostro metabolismo) e povera di vegetali naturali, stagionali e biologici, in associazione a scarso tempo (o addirittura mai) trascorso all’aperto (ufficio-scuola-vita moderna), più grande sarà la “voglia di sale”. Dobbiamo sapere che in situazioni di acidosi cronica il nostro corpo comincia a prendere delle precauzioni veramente intelligenti: lo stomaco (precisamente le sue cellule parietali situate nella parete gastrica) capta il sale (NaCl) e lo “smonta”: il Cloro (Cl) va nel pool dell’acido cloridrico (HCl) e quindi esce così dall’organismo attraverso l’intestino, tanto da rendere le feci acide (facilmente durante abusi di proteine animali, diarree da intossicazioni da farmaci o altro). Il Sodio (Na), invece, viene utilizzato per produrre Bicarbonato (NaHCO3) che viene invece immesso nella vena gastrica (in medicina è chiamata la “marea alcalina”): quindi entra nel corpo per fungere da efficiente anti-acido e non solo: ne sono “ghiotti” il pancreas, il fegato, e certe ghiandole intestinali per produrre i loro liquidi digestivi alcalini. Riassumendo in parole essenziali: il nostro stomaco è un “sistema geniale” che produce Bicarbonato per alcalinizzare (tamponare gli acidi) il nostro metabolismo al bisogno e su richiesta. E per fare questa operazione capta il Sale (NaCl) dal sangue. La reazione chimica che avviene nelle cellule parietali è questa: NaCl + H20 + CO2 = HCl + NaHCO3.
Si tratta di un sensibilissimo sistema di auto-regolazione e la “fame perenne di sale”, essendo materia prima, ne è la spia vivente: quando sentiamo questa insaziabile fame significa che stiamo mangiando davvero male.
Essendo tedesca ho avuto la grande fortuna di poter leggere gli studi dell’illuminato dottor. Friedrich F. Sander, che ha compreso e studiato questa importantissima funzione gastrica negli anni Cinquanta. La vergogna è che questa specifica e geniale funzione gastrica non viene insegnata agli studenti di medicina, nel senso che ogni paziente che ha una gastrite florida (iper-acida) non fa altro che auto-alcalinizzarsi; quindi la gastrite è un sintomo, una spia, un indicatore, una lampadina di allarme, chiamatelo come volete: ma segnala senza ombra di dubbio che il corpo è sotto grave stress biochimico e sta cercando di compensare. E l’unica terapia da fare sarebbe un attento esame dello stile di vita e dell'alimentazione per attuare consigli che guariscono il fenomeno. Invece, vengono prescritti gli antiacidi di turno e gli inibitori della pompa. Tutt’al più era meglio il cucchiaino di bicarbonato dei nonni (molto usato dopo stravizi alimentari domenicali). Mi crea molta tristezza che questa scoperta sia rimasta ignorata: se impediamo allo stomaco questo meccanismo di auto-alcalinizzazione e continuiamo con un pessimo stile alimentare, il metabolismo attinge ai minerali del nostro sistema osseo che rappresenta la grande riserva alcalina del nostro organismo. A voi le conclusioni.
Il sale nello svezzamento
Un importante aspetto da analizzare per crescere le nuove generazioni entro una cultura alimentare veramente sana e corretta è rappresentato dallo svezzamento pediatrico classico, che include purtroppo alcuni errori tragici: si “proibisce” di dare il sale ai bambini, ma si permette di dare il parmigiano e a 8 mesi (e spesso anche prima) il prosciutto cotto! Ricordiamo che il bambino conosce il sale già in pancia: diciamo che è il suo alleato di crescita e rappresenta una memoria biologica dell’intimo rapporto con la madre. Appena (ri)trova il sale fuori dal corpo vi si affeziona proprio in memoria del suo vissuto intrauterino, volendo rimanere nel linguaggio metaforico. Avete presente i bambini di pochi mesi che bevono l’acqua del mare, succhiano i portachiavi, giacche, ciabatte e così via di pelle (tutti conciati o prodotti col sale!). Ora capirete il perché. Le preziose verdure, invece, vengono somministrate dopo circa un’oretta di cottura (brodo vegetale) e poi frullate e aggiunte alla pappa. Il gusto è sempre tristemente uguale, e dopo poco, da un giorno all'altro, il bambino odierà questa preparazione.
Da vent'anni consiglio di aggiungre poco sale integrale sulle verdure cotte a vapore, al massimo due tipi di verdure insieme e un pochino di olio buono. Con questo sistema il bambino memorizza il sale con la verdura e non con formaggio e prosciutto (io lo chiamo “l’autostrada verso wurstel & co”). Appena possibile si propone il pinzimonio con verdure crude tagliate adeguatamente. Chi è interessato, trova dettagliate indicazioni sul sito ilpastonudo.it nella mia rubrica “Ali per la mente”.
Come imparare ad amare le verdure
Sono riuscita a far mangiare le verdure ad adulti accaniti carnivori spiegando loro questa trappola istintiva: basta condire bene le verdure con sale integrale, capperi, olive, volendo anche gomasio, semi tostati e salati (girasole) per scoprire il mondo meraviglioso dei vegetali e per uscire così finalmente dai raptus per affettati, formaggi, patatine, snack ultrasalati e simili invenzioni di chi di istinti e imprinting se ne intende alla perfezione (ovvero l'industria alimentare).
Perché sceglierlo integrale
Che il sale sia meglio integrale e non raffinato, quindi ricco di elementi e oligoelementi a mio avviso non andrebbe nemmeno più discusso. Andate a vedere le ricerche di Renè Quinton: ha guarito migliaia di bambini distrofici e segnati dalla povertà con infusioni di acqua marina (allo 0.9%). Il sito oceanplasma.org è pieno di documentazioni di questa mente irrequieta, amante della vita e instancabile ricercatore, e di altri medici studiosi delle virtù terapeutiche che derivano dritte dal mare, il quale contiene quasi tutti gli elementi della famosa “Tabella di Mendeleev” (escluso ovviamente quelli instabili) ed è da un pezzo che sappiamo quanto sono importanti elementi come, ad esempio, il Magnesio: il famoso Cloruro di Magnesio deriva dalla raffinazione del sale. Il mare contiene poi dei sali sulfurei, bromuri, iodio, cromo: la lista è lunghissima. Immaginate il sale marino naturale come una grande orchestra: ogni elemento è un musicista e la musica è bella e armoniosa perché tutti suonano insieme, in sinergia! Il concetto della presenza temporanea di questi “mattoni basilari” dell’evoluzione non è ancora studiata in dettaglio, ma con cuore e intuizione si può percepire la grandezza di questo principio. La vita procede per sinergia, collaborazione, autoregolazione, è esposta a bio-ritmi, stagioni, rapporti dinamici con l’ambiente; la vita è un ballo piuttosto che una marcia misurabile e imponibile.
Vi siete mai chiesti perchè la maggior parte delle persone ha un'immagine con il mare sullo sfondo del computer? Ma certo! È l’istinto verso le nostre origini: mare-mater-matrix: un primordiale richiamo verso “la culla della nostra esistenza” e della sua naturale, generosa e meravigliosa vitalità.