Infertilità: cause e alternative alla fecondazione medicalmente assistita
Laura Gabrielli - 01/01/2016
La fertility educator Jessica Borgogni ci spiega le cause dell'infertilità e le alternative alla fecondazione assistita per favorire il concepimento.
Quali sono i dati relativi alle coppie che, nel nostro paese, non riescono a concepire? Le coppie infertili stanno aumentando? Se sì, quali sono a tuo avviso le ragioni di questo dato?
Secondo una raccolta dati 2006 a cura dell'Istituto superiore della sanità di Roma, che ha coinvolto 342 centri italiani di procreazione medicalmente assistita, la percentuale di coppie affette da infertilità in Italia è il 15-20%. Ciò significa che 2 coppie su 10 incontreranno problemi nel concepire un figlio e questo numero cresce all’aumentare dell’età della coppia. Le cause dell’infertilità femminile e maschile sono molteplici, ma rispetto al passato notiamo che il fenomeno dell’infertilità è in crescita. I motivi sono nascosti in diversi fattori: in particolare, l’età in cui oggi si comincia a cercare un figlio sempre più tardiva (spesso oltre i 35 anni), ma anche lo stile di vita meno sano di un tempo per quanto riguarda l’alimentazione, il fumo, l’abuso di alcol, droghe e farmaci, la maggiore mobilità sessuale, gli effetti del crescente inquinamento ambientale. Dobbiamo comunque ricordare che il fenomeno dell’infertilità di per sé è sempre esistito. Ciò che è diverso è che oggi se ne parla di più e quindi ne abbiamo anche un’amplificata percezione a livello sociale. Prima invece era vissuto in silenzio dalla coppia, come uno dei tanti tabù legati alla sfera della sessualità.
Quali sono le principali cause dell'infertilità femminile? E di quella maschile?
Nelle coppie che presentano infertilità le cause possono essere ricondotte tanto alla partner femminile quanto al partner maschile, nella stessa misura, ovvero circa il 30-35% ciascuno. Nel 15% delle coppie, invece, il problema riguarda entrambi i partner contemporaneamente. Tra le cause più frequenti di infertilità femminile troviamo i disturbi del ciclo mestruale (anovulazione), come conseguenza di squilibri nel metabolismo glucidico dovuti a sovrappeso/obesità o sottopeso, disturbi tiroidei o endocrini, cause psicogene. Altre cause riguardano alterazioni strutturali delle tube di Falloppio o della cavità uterina (congeniti o acquisiti), infezioni al tratto riproduttivo in corso o pregresse, risposte del sistema immunitario contro il seme maschile, difetti genetici negli ovociti.
Per gli uomini, invece, la principale causa di infertilità è relativa alla qualità del liquido seminale (basso numero di spermatozoi, ridotta motilità e/o alterata morfologia), dovuta a varicocele, infezioni uro-genitali, cause genetiche o immunitarie, febbre, farmaci e persino condizioni di lavoro a rischio, come l’esposizione a fonti di calore elevato, impatti alla zona genitale o contatto con sostanze tossiche.
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Ci sono poi alcune coppie che non riescono a concepire, ma in cui non si trovano cause organiche di infertilità: ci puoi parlare di questo fenomeno? Quale ruolo gioca lo stress e le aspettative di avere un figlio subito in queste coppie?
Circa il 10-15% dei casi di infertilità viene definito “inspiegato”. Ciò significa che per queste persone la medicina non riesce a individuare la ragione del problema. In parte, può trattarsi di una buona notizia: non c’è certezza di un problema di fertilità e dunque si può continuare a sperare che la gravidanza arrivi, prima o poi, in modo naturale. Amici o familiari spesso tentano di sdrammatizzare: “Hai visto? Non avete niente che non va, è solo l’ansia, dovete solo smettere di pensarci e allora vedrai che il figlio arriva…”. In realtà, questa situazione aggiunge, oltre al dolore dell’infertilità, il trauma di un finale che resta aperto, sospeso. Gli studi dimostrano che le condizioni di ansia o depressione possono di fatto influenzare negativamente la fertilità, addirittura ostacolando le percentuali di successo delle coppie che intraprendono la riproduzione artificiale. Tuttavia, non possiamo ricorrere all’ansia o allo stress come spiegazioni di ogni caso in cui manchi la diagnosi. Per quanto riguarda le aspettative, invece, è possibile che alcune coppie si trovino dinanzi a una “apparente infertilità” perché hanno ricercato troppo presto attenzione medica, magari dopo appena un paio di cicli. In questo modo è facile trovarsi catapultati troppo in fretta nella dimensione della patologia della fertilità, senza una reale indicazione a farlo.
Per queste coppie, quale percorso viene proposto dalla medicina "ufficiale"?
La proposta dei medici è ugualmente quello di sottoporre la coppia all’iter della riproduzione medicalmente assistita, anche in assenza di una diagnosi che indirizzi sul trattamento. L’approccio è quello di intervenire su tutti gli step della catena riproduttiva, che diventa sotto totale controllo medico con farmaci e procedure per pilotare artificialmente i meccanismi della fertilità. Questi comprendono la stimolazione ormonale, il prelievo degli ovociti, il trattamento del liquido seminale, fino alla fecondazione in vitro e il conseguente trasferimento degli embrioni in utero. Si tratta di un percorso non facile, poiché esige costi sul piano fisico, emotivo e personale, oltre che talvolta economico. Naturalmente è una scelta molto personale, e anche quando può essere l’unica strada per avere un figlio biologicamente proprio, deve poter essere intrapresa nella massima consapevolezza. A maggior ragione, per quelle coppie nelle quali l’infertilità non sia stata mai realmente accertata.
Secondo la tua esperienza, cosa si nasconde in alcuni di questi casi di infertilità senza causa apparente?
Occorre assicurarsi di partire dalla corretta conoscenza della biologia del ciclo femminile e del periodo fertile. Tantissime coppie ancora oggi ignorano il fatto che non tutti i rapporti sessuali possono portare a una gravidanza, ma solo quelli a una distanza ravvicinata rispetto all’ovulazione femminile. In tutti gli altri momenti, la possibilità di gravidanza è pari a zero. Paradossalmente, la situazione può essere addirittura peggiorata dagli sforzi di pianificazione dei rapporti sessuali, quando avvengono rispetto a quello che la donna “crede” essere il suo periodo fertile, perché si affida a calcoli da calendario o altri strumenti approssimativi o informazioni parziali che apprende su Internet. In questo modo, una coppia rischia di mancare sistematicamente il bersaglio, invece di centrarlo. Può sembrare sorprendente, ma accade più spesso di quanto si pensi.
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Quali consigli ti senti di dare a chi da tanto tempo sta cercando un figlio che non arriva?
Prima di tutto, un consiglio pratico alle aspiranti madri: imparate a conoscere la vostra fertilità, sotto la guida di un esperto del settore. Purtroppo in questo aspetto molto spesso i ginecologi sono carenti. Inutili, ad esempio, i classici dosaggi ormonali femminili, prescritti secondo un calendario fisso che quasi mai corrisponde alla realtà biologica della singola paziente. Prima di accettare indagini, spesso anche invasive, imparate a comprendere se ve ne sia reale necessità. Poi vorrei permettermi un consiglio sul piano umano: come tutti gli scontri, quello con l’infertilità può generare grande angoscia. Per fare in modo che la sofferenza non si riduca alla frustrazione di un desiderio che non riesce a prendere forma, è importante accogliere con consapevolezza il proprio vissuto, imparare ad ascoltare tutte le complesse emozioni che sono legate alla generatività. E non smettere mai di chiedersi che significato ha, all’interno della propria storia di donne, uomini, coppie, l’avere o non avere un figlio. La riproduzione è un evento naturale, ma ciò non vuol dire che debba essere dato per scontato.
Viviamo in un mondo apparentemente intriso di sesso, di immagini che fanno continuamente riferimento alla sfera dell'eros. Come spieghi il divario tra questa ipersessualizzazione e la scarsità di informazioni e di consapevolezza relative al funzionamento del proprio corpo da parte di giovani donne e uomini?
Gli elementi sessuali sono pervasivi, è vero, ma sono anche esclusivi di alcuni settori: televisione, comunicazione, moda, pubblicità. Il dato di fatto è che “il sesso fa vendere”, ormai si sa. È in grado di catturare il nostro interesse perché è radicato nei nostri più profondi impulsi umani e da qui genera profitto. L’informazione vera, invece, capace di generare autonomia grazie alla consapevolezza, non fa guadagnare altrettanto e perciò la sua diffusione non è stimolata. Anzi, al contrario, mantenere gli individui nell’ignoranza è da sempre la forma di controllo più efficace nella società. Il risultato è che vengono a mancare punti di riferimento per la vita intima femminile e maschile, minacciando non solo il benessere sessuale del singolo, ma anche i rapporti tra i due sessi, che possono divenire sintomatici, con difficoltà nell’area dell’affettività e della riproduzione. Tutto questo ci rivela che la tendenza del sesso, in quanto faccenda “privata”, è sempre quella di restare un mistero. È ancora circondato di tabù, che cambiano solo forma attraverso le generazioni.
Abbiamo intervistato Jessica Borgogni
Jessica Borgogni, 30 anni, opera da anni come Fertility Educator per promuovere la corretta informazione sulla fertilità. Insegna come monitorare il ciclo femminile a scopo di contraccezione naturale sicura o ricerca di gravidanza con l’apposito Metodo della Fertilità Consapevole (www.ladyfertility.it).