Metodo Bates. E gli occhiali non ti serviranno più!
Francesca Rifici - 01/01/2016
Come diverse volte abbiamo detto, il corpo è un tutto unico e imprescindibile, strettamente connesso alla sfera emotiva.
I disturbi legati alla vista dipendono da tre variabili: fisiche (occhio e enrvo ottico), cerebrali (aree del cervello che analizzano gli impulsi ricevuti) e mentali (la mente aiuta nel riconoscere le immagini).
William Bates, tra la fine dell’ Ottocento e i primi Novecento, iniziò a divulgare un metodo che prenderà poi il suo nome, Metodo Bates, basato sull’osservazione del comportamento di migliaia di pazienti che soffrivano di disturbi legati alla vista.
Egli notò che gli occhi di chi soffriva di disturbi visivi si muovevano molto meno rispetto a coloro che vedevano correttamente e il rifiuto al movimento poteva essere notato anche in altre sfere della persona, come il corpo, le emozioni e il pensiero.
L'origine emotiva dei distirbi visivi secondo Bates
Dalle osservazioni di Bates emerge che le persone che hanno problemi legati alla vista sembrano intente a costruire costantemente attorno a sé un ambiente sicuro, dove le cose cambino il meno possibile.
In altre parole, si cerca di fermare il mondo, non volendo che nulla attorno cambi, generando così una visione “rigida” di ciò che ci circonda.
Fisicamente accade che l’occhio si sforza per mantenere lo sguardo su un punto fisso, anziché muoversi per captare i diversi dettagli che l’immagine dinnanzi gli propone.
Il metodo Bates rientra nelle discipline olistiche perché considera la mente e il pensiero in grado di influenzare la struttura fisica (la vista appunto).
I principi del metodo Bates
Tre sono i principi utilizzati dal metodo Bates per risolvere i problemi visivi:
- Il Movimento. Panta Rei, tutto scorre, diceva il filosofo Eraclito. E nulla rimane invariato così com’è. Tutto si trasforma ed è necessario abituarsi a osservare la realtà in continuo movimento, smettere di lottare inconsciamente, rilassare la mente con consapevolezza e con volontà. Il dottor Bates ha messo appunto degli esercizi che aiutano in questo.
- La Centralizzazione. I pazienti osservati tendevano a fissare gli occhi in un punto dell’immagine che avevano davanti. Ad esempio, guardando il viso di una persona, chi ha una vista naturale continuerà ad esplorare il viso, notando tanti e diversi particolari, che il cervello ricostruirà in un’immagine unica e nitida. Chi invece fissa lo sguardo, cercherà di vedere il viso tutto insieme in un’unica visione, “sforzando” così la vista.
- Il Rilassamento: imparare a lasciare andare i pensieri costanti che irrigidiscono la nostra mente, è il primo passo per rilassarsi e uno step necessario per chi ha problemi di vista. Questa è probabilmente la fase che richiede più impegno poiché di base è necessario un profondo cambiamento nel modo in cui si percepisce il mondo, lasciando andare i condizionamenti negativi, tutti i “dovrei” e i “non posso”.
Un ruolo importante per Bates è dato dalla memoria e dall’immaginazione: senza esse infatti non vi è vista perfetta, poiché entrambe compensano i limiti fisici del campo visivo, aiutandoci ad identificare e riconoscere più velocemente ciò che ci circonda.
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