Il secondo chakra come non lo avevi mai pensato
Valentina Balestri - 01/01/2016
Ho trovato il secondo chakra davvero affascinante: controlla le emozioni, ci rende noi stessi ed è il segreto che sta dietro a quella luce negli occhi delle persone che amano e sanno cos’è la gioia di vivere. Non a caso, il senso al quale è legato è il gusto che sta dietro al sapore squisito che il cibo ci regala.
Il simbolo che lo rappresenta è la falce di luna rivolta verso l’alto e il significato del suo nome sanscrito “Svadhisthana” è dolcezza. Con questa traduzione si intende la dolcezza che vi è nel sentirsi nel posto giusto, appartenenti alla nostra home sweet home.
Il numero al quale è associato è il 6 che identifica l’idea che abbiamo di creazione: nella Bibbia il mondo fu creato in sei giorni e la tradizione ebraica lo fa proseguire per sei millenni. L’acqua, l’elemento del secondo chakra, non di meno, ritrae lo sfondo primordiale della nostra esistenza: il ventre di nostra madre dove ci cullavamo e il grembo energetico di ogni cosa che, senza acqua, non può essere viva. È l’arancione il suo colore ed esprime l’impulso attivo che si trasforma in creatività e voglia di vivere.
Se il secondo chakra è in equilibrio
Il secondo chakra, chiamato anche chakra sacrale, si trova nella zona del bacino, poco al di sotto dell’ombelico ed è connesso al concetto di felicità corporale e sensuale. Infatti se questo chakra è in equilibrio la nostra personalità è magnetica, raggiante, gli occhi brillano e la fiducia in noi stessi risplende nei nostri sorrisi: ci sentiamo pazienti, tolleranti, sicuri, intimi con la nostra famiglia e con gli amici e accettiamo consapevolmente il nostro corpo, nonostante i difetti e le debolezze. Anche l’intimità con il partner e la nostra vita sessuale sono appagate e stimolanti. Al contrario, se il secondo chakra è scompensato possiamo avere difficoltà a trarre piacere dalla vita, in particolare dal sesso, usato per coprire ciò che sentiamo veramente, o dal cibo con il quale nervosamente compensiamo le mancanze, finendo in un circolo di sensi di colpa, gelosia, ansia e aggresività.
Sentire, percepire, assaggiare,
emozionarci e amare sono nostri diritti
prima di qualunque altra cosa
Se mettiamo insieme tutte le qualità del secondo chakra (il continuo fluire dell’acqua, il movimento, il piacere, il sesso, le emozioni, l’espressione della sensualità) possiamo renderci conto che manifestare i nostri desideri è sano e umano, ed è questo che ci porta ad essere davvero noi stessi.
Quindi siate voi stessi!
A lezione di yoga per equilibrare il secondo chakra
Dopo la spiegazione del primo chakra e la scorsa lezione di yoga eccomi qua ad ascoltare la voce di Enrica, una ragazza che insegna e che da molti anni si è avvicinata all’attivazione specifica dei sette chakra. Sono in una stanza illuminata dalla luce fioca di una candela, sento odore di arancia amara e di bergamotto (oli essenziali adatti alla stimolazione del chakra Svadhisthana) e dopo essermi sdraiata, appoggio i palmi delle mani sul basso ventre.
La sua voce si espande e arriva fino a me:
“Chiudi gli occhi e respira. Respira e cerca di focalizzarti solo sul flusso del tuo sospiro. Pensa al tuo respiro come un fluido che entra ed esce dal tuo corpo. Senti sotto i palmi delle tue mani l’addome che si alza e si abbassa. Respira sempre più lentamente. Ora apri le braccia e le gambe: sei immerso in una tiepida acqua densa, trasparente ma percepita da ogni parte del tuo corpo. Lasciati galleggiare fino a sentire che tutte le tensioni ti abbandonano, sciogliendosi nello specchio d’acqua nel quale stai fluttuando. Ascolta le tue percezioni, abbandonati a questa sensazione di vitalità e purezza. Ora, mentre il tuo respiro si fa sempre più lento, ripeti queste parole nei tuoi pensieri: io ho il diritto di provare emozioni, di seguire ciò che mi fa stare bene e che mi rende felice, sono pronto a sfruttare i miei talenti e la mia curiosità. Sono qui e voglio esprimermi, essere ciò che sento e fare ciò che amo, perché solo così posso percepire la bellezza che mi circonda, e questo è il dono più grande che ho”.