Lo stato unificato di coscienza
John Hagelin - 01/01/2016
Mentre la coscienza di veglia rappresenta una forma complessa di consapevolezza corrispondente ad uno stato complesso del funzionamento neurofisiologico, il cervello è capace anche di assumere stati più semplici e più integrati di funzionamento, che soggettivamente corrispondono a stati più silenti e più unificati di consapevolezza.
Secondo quanto risulta dall'esperienza diretta, e alla scienza Vedica della coscienza dalla quale deriva la meditazione, l'intelligenza umana, come l'intelligenza della natura, è strutturata gerarchicamente in strati - dal grossolano al sottile, dall'eccitato al non eccitato, e dal diversificato all'unificato.
Mentre noi generalmente siamo consapevoli solo dei livelli più attivi e superficiali della mente che sono coinvolti nel pensiero, nella percezione e nell'azione, l'esperienza rivela che ogni pensiero subisce una microgenesi "verticale" da una forma seme o meno eccitata o olistica fino ad una manifestazione più condensata e articolata concretamente, dove finalmente è disponibile alla consapevolezza conscia e partecipa nel processo dell'esperienza e dell'azione.
In altre parole, l'esperienza della meditazione rivela un vasto regno di livelli sottili della mente e del processo cognitivo che tipicamente resta al di fuori dell'esperienza conscia.
Questi livelli più profondi della mente sono sperimentati come causalmente prioritari, intrinsecamente più dinamici, e progressivamente più astratti, completi ed unificati - parallelamente ai livelli più fondamentali di intelligenza riscontrati in natura.
I livelli sottili della mente
Soggettivamente, questi stati unificati di consapevolezza emergono quando la mente sperimenta sistematicamente stadi più astratti e fondamentali nello sviluppo del pensiero.
Pertanto, come la mente diviene meno e meno localizzata dai limiti specifici di un pensiero, la consapevolezza diventa corrispondentemente più espansa. Quando l'impulso più debole di un pensiero o di una sensazione viene "trasceso" in questo modo, la coscienza è lasciata da sola a sperimentare se stessa. In questo stato di pura coscienza, lo stato più semplice e meno eccitato della consapevolezza umana, la cosceizna viene sperimentata come un campo puramente astratto ed illimitato.
Appena divento consapevole spontaneamente dei livelli più fondamentali ed astratti dell'oggetto dell'attenzione durante la meditazione, i limiti rigidi dell'oggetto iniziano a sfumare. Come l'oggetto diventa sempre meno localizzato ed il fuoco dell'attenzione inizia ad espandersi, la comprensione diventa sempre più illimitata. Quando l'impulso più debole dell'oggetto si dissolve e non vi è un contenuto localizzato dell'esperienza, la mia consapevolezza è completamente illimitata. Rimango con l'esperienza di un campo puro, astratto, universale di coscienza, non localizzato da uno specifico contenuto o da un'attività della mente, soltanto il Sé vigile nella sua stessa natura illimitata.
Da un punto di vista strutturale, la coscienza ordinaria di veglia è caratterizzata dalla triplice struttura del "osservatore" (campo vivo della soggettività stessa), del "processo di osservazione" (il meccanismo del pensiero e della percezione), e l' "osservato" (il contenuto o oggetto dell'esperienza). Così, nella coscienza di veglia, c'è sempre un oggetto di percezione, che sia un oggetto grossolano dell'esperienza sensoriale, un
pensiero, o semplicemente una sensazione astratta. Sebbene l'"oggetto di percezione" fornisca il contenuto sostanziale dell'esperienza di veglia, sia l'osservatore che il processo di osservazione sono necessariamente presenti anch'essi. A livelli più profondi di consapevolezza, l'oggetto della percezione è sperimentato come più intimo al soggetto, ovvero la separazione tra l' "osservatore" e l' "osservato", che è una caratteristica che definisce l'esperienza di veglia, diventa meno distinta. Nello stato meno eccitato della coscienza, i tre componenti essenziali dell'esperienza di veglia - osservatore, processo di osservazione ed osservato - sono unificati in una struttura di pura coscienza autointeragente.
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Lo stato unificato di coscienza
Questo stato di pura coscienza è chiamato samhita [letteralmente: coscienza unificata] nella scienza Vedica di Maharishi Mahesh Yogi.
Questo stato unificato di coscienza è caratterizzato dal sorgere di un insieme unico di cambiamenti fisiologici e neurofisiologici indicanti profonda integrazione e coerenza del funzionamento cerebrale. La ricerca fisiologica su questo sato iniziò con il lavoro di R.K.Wallace, che evidenziò dall'elettroencefalogramma (EEG), dalla resistenza elettrica cutanea e da altri indicatori metabolici che un quarto stato di coscienza [oltre i tre noti di veglia, sogno e veglia] avrebbe potuto instaurarsi nel corso della pratica della meditazione.
Numerosi studi successivi hanno confermato che il complesso integrato di cambiamenti fisiologici che avvenivano spontaneamente durante la pratica della meditazione è consistente con l'esistenza di un quarto stato basilare di coscienza. Il termine "basilare" è usato per indicare che questo stato di coscienza sembra essere universalmente accessibile e altrettanto naturale degli stati di coscienza di veglia, sogno e sonno profondo.
[...] L'esistenza di uno stato di coscienza unificato sottostante e la disponibilità di procedure pratiche sistematiche per investigare questo stato, è stata annunciata da molti ricercatori come una nuova fondazione empirica per una teoria psicologica unificata e la base di una completa scienza della coscienza.
Inoltre, queste pratiche meditative largamente disponibili forniscono una base sistematica, riproducibile, scientifica per l'esplorazione dei livelli più profondi della mente e della coscienza, e pertanto permettono un paragone dettagliato della struttura della mente umana e le strutture più profonde dell'intelligenza evidenziate in natura.
Intelligenza Umana e Intelligenza della Natura: Corrispondenza dettagliata. Come risulta chiaramente, questa corrispondenza è notevolissima. Come già notato, sia l'intelligenza umana che l'intelligenza della natura posseggono una struttura gerarchica.
Entrambe hanno alla loro base un campo unificato di intelligenza. E, come in natura, i livelli più profondi della mente sono più potenti, olistici, completi ed unificati. Questa corrispondenza qualitativa ha resistito ad uno stretto esame scientifico.
[...] La conclusione più naturale che si può trarre da tale corrispondenza è che il campo unificato della pura coscienza auto-interagente ed il campo unificato della moderna fisica teorica sono uno e lo stesso. In altre parole, il livello più profondo dell'esperienza umana, la pura coscienza, costituisce l'esperienza diretta soggettiva del campo unificato che attualmente viene esplorato dalla fisica teorica moderna. Questa conclusione è sia economica che consistente con il buonsenso comune: è difficile concepire due distinti campi unificati della legge naturale - uno alla base dell'esperienza conscia ed uno alla base di ogni altra cosa nell'universo (infatti questa conclusione sembra logicamente necessaria; per definizione, il campo unificato della fisica è puramente auto-interagente - la sorgente autosufficiente di tutte le cose create; in modo simile, la pura coscienza è puramente auto-interagente, o "auto-riferente" - il campo unificato di tutta l'attività mentale; se questi due campi sono entrambi puramente auto-interagenti, e se essi interagiscono l'uno con l'altro - come, per esempio, la mente soggettiva ed il corpo materiale devono in ultima analisi interagire tra di loro -, allora essi devono essere uno e lo stesso).
Mentre sembra quasi autoevidente agli scienziati convenzionali che la pura coscienza, l'aspetto più fondamentale dell'esistenza umana, ed il campo unificato, l'aspetto più fondamentale di ogni altra cosa in natura, siano identici, questa affermazione risulta sorprendente - o perfino anti-intuitiva - per molti fisici. La ragione di ciò è che molti scienziati considerano la coscienza come un epifenomeno - come la risultante macroscopica di numerosi processi elettro-chimici microscopici nel cervello. Questa visione particolare della coscienza sembrerebbe precludere qualsiasi relazione fondamentale tra la coscienza stessa ed il campo unificato. Tuttavia, questa visione meccanicistica della coscienza e l'intero modello materialistico su cui essa si fonda, è principalmente il prodotto di tre secoli di ricerca scientifica dedicata all'analisi della materia macroscopica [superate dalle grandi scoperte della teoria della relatività e della fisica quantistica]. Va sottolineato che, riguardo alla coscienza, questo punto di vista non ha alcuna base empirica rigorosa, e non dovrebbe essere formalmente associata con la scienza. Inoltre, come vedremo, questa visione meccanicistica della coscienza è in contrasto con un insieme sempre crescente di dati che riguardano il dominio della coscienza individuale e collettiva, ed è anche incompatibile con le esperienze dirette di milioni di individui, esperienze simili a quella citate in precedenza.
Effetti di Campo della Coscienza
L'evidenza sperimentale più concreta per una descrizione più profonda della coscienza, basata sulla teoria dei campi, è l'Effetto di Super-radianza, o Effetto Maharishi, prodotto dalla pratica collettiva della Meditazione Trascendentale e del programma di MT-Siddhi.
Questi sono dimostrazioni consistenti di effetti di campo estesi della coscienza che hanno retto alla prova di molte ripetizioni consecutive su una varietà di scale. Questi studi impiegano misure sociologiche standard, come la statistica dell'FBI sulla criminalità, per studiare l'influenza coerente su una popolazione circostante da parte di gruppi di esperti che praticano collettivamente queste tecniche.
Il comportamento fisico osservato di questi effetti sociologici sono fortemente indicativi di un effetto di campo. Per esempio, la riscontrata attenuazione dell'effetto con la distanza appoggerebbe fortemente una interpretazione di questo tipo, basata sulla teoria dei campi. La dipendenza quadratica dell'intensità dell'effetto rispetto alla grandezza del gruppo creatore di coerenza è anch'esso caratteristico di un fenomeno di campo in cui gli elementi irradiatori operano coerentemente (specificatamente, la sovrapposizione coerente di ampiezze richiesta per produrre un'intensa interferenza costruttiva [tipica dei fenomeni ondulatori] suggerisce il comportamento di un campo di Bose - per esempio un campo quantistico gravitazionale, elettromagnetico o supersimmetrico).
Nell'ambito del dominio classico dello spazio-tempo (3+1) dimensionale, gli unici mediatori potenziali per tali interazioni sociologiche di lungo raggio sono l'elettromagnetismo e la gravitazione. L'interazione gravitazionale tra individui, tuttavia, è di gran lunga troppo debole per produrre effetti sociologici rivelabili. C'è un consenso generale tra gli scienziati sul fatto che anche l'interazione elettromagnetica sia probabilmente troppo debole per spiegare gli effetti sperimentalmente osservati.
Se i meccanismi convenzionali sono incapaci di rendere conto dei dati della superradianza, allora è chiaramente necessario un meccanismo non convenzionale; in particolare, ogni meccanismo che possa servire a superare le sostanziali barriere di distanza coinvolte. Più di una spiegazione dettagliata di tale meccanismo può essere trovata nella letteratura [della fisica teorica]. Una spiegazione coinvolte la struttura nonlocale della geometria spazio-temporale prodotta da forti effetti gravitazionali alla scala di super-unificazione. Un'altra spiegazione coinvolge correlazioni quantistiche di lungo raggio riguardanti una componente "conscia" del collasso non-locale della funzione d'onda.
Entrambi i meccanismi richiedono che la coscienza operi alla scala della superunificazione o vicino ad essa, e che pertanto essa occupi una posizione fondamentale nella struttura dell'universo fisico. L'abbondantissima evidenza sperimentale dell'Effetto Maharishi così fornisce un forte sostegno empirico per l'identità proposta tra la pura coscienza ed il campo unificato.