Metafisica della luce
Giancarlo Petroni - 01/01/2016
Il sole è stato venerato presso tutte le popolazioni dell’antichità, così come la luce e il calore che esso elargisce, elementi che rendono possibile l’esistenza sulla terra. La radiazione solare, emessa fondamentalmente ma non solo come luce visibile, fornisce infatti l’energia necessaria ad attivare i principali meccanismi che ci consentono di vivere. Ad esempio, rende possibile la presenza di acqua allo stato liquido, permette la fotosintesi da parte dei vegetali che producono l’ossigeno (necessario per gran parte degli esseri viventi), regola il clima e i fenomeni meteorologici. Molto semplicemente, senza di esso non esisterebbe niente di ciò che ci circonda, noi stessi inclusi. Non sorprende quindi che l’astro sia stato adorato fin dai primordi, rappresentato nelle incisioni rupestri preistoriche e accompagnato da immagini simboliche note come “oranti”, ovvero figure umane stilizzate e rappresentate con gambe e braccia divaricate rivolte verso il cielo (v. Figura 1). Il sole è il simbolo associato alla divinità, alla regalità e al potere (della divinità).
Figura 1
Incisioni rupestri raffiguranti dischi solari nella Val Camonica, in Italia
Presso tutti i popoli antichi deve essere esistito questo culto del sole e della luce che esso rappresenta ed emana. Presso tutte le tradizioni spirituali veritiere il culto era rivolto ad una sola divinità, i cui diversi nomi ne rappresentavano sostanzialmente gli attributi.
Ma cosa intendiamo esattamente per luce?
Nel senso ordinario il termine si riferisce alla porzione dello spettro elettromagnetico visibile dall’occhio umano, che è compresa all’incirca tra i 400 e i 700 nanometri di lunghezza d’onda (Figura 2).
Figura 2
Lo spettro visibile è quella parte dello spettro elettromagnetico che cade tra il rosso e il violetto includendo tutti i colori percepibili dall’occhio umano. La lunghezza d’onda della luce visibile nell’aria va indicativamente dai 380 ai 760 nm. In termini di frequenze, lo spettro visibile varia tra i 400 e i 790 terahertz.
Questo intervallo coincide con il centro della regione spettrale della luce emessa dal sole. La luce, come tutte le onde elettromagnetiche, interagisce con la materia, ed è il principale meccanismo attraverso il quale gli oggetti si rivelano ai nostri occhi.
Tra le sue caratteristiche principali, la luce ha quella di rendere visibili le cose e il mondo attorno a noi. Nel senso opposto il buio e le tenebre ci impediscono di vedere le forme e i colori, le persone e gli animali, insomma l’universo in cui viviamo.
Cerchiamo ora di generalizzare questa caratteristica della luce, intendendo con questa non solo l’onda elettromagnetica ma qualsiasi cosa in grado di agire sulla nostra coscienza aumentando la nostra consapevolezza della realtà. In questo senso la facoltà visiva per gli esseri viventi è importante almeno quanto la luce intesa come onda elettromagnetica, in quanto è grazie ad essa che la luce può rendere il mondo e le cose che ci circondano visibili. La vista dell’uomo però è limitata, ad esempio non consente di percepire cose troppo distanti, troppo piccole oppure nascoste dietro a ostacoli. D'altronde tutte le tradizioni spirituali sembrano avvertirci che tutto è nascosto e tutto non è ciò che appare.
L’intelletto ha già un potere maggiore rispetto alla facoltà visiva: in un batter d’occhio giunge sulla cima più alta dell’Everest e nell’attimo immediatamente successivo si immerge negli abissi più remoti degli oceani. Concepisce l’esistenza degli atomi e delle galassie e, almeno potenzialmente, il concetto di infinito, al contrario di quanto può la vista. L’intelletto è uno strumento potentissimo quando non viene sopraffatto e deviato da altre facoltà inferiori quali l’immaginazione, le fantasie, le credenze e i pregiudizi.
Insomma tra la facoltà visiva e l’intelletto, quest’ultimo ha sicuramente maggior levatura e campo d’azione da meritare il nome di luce molto più della prima, nella misura in cui può rendere conoscibile, chiaro, visibile ciò che è nascosto alla vista.
Ma anche l’intelletto ha i suoi limiti. E questo è particolarmente evidente quando proviamo a esprimere tramite di esso le esperienze e le sensazioni della vita. Come quando uscendo di casa ci capita di incontrare una persona cara e ci basta guardarla negli occhi per “intendere tutto”, senza che l’intelletto abbia neanche avuto il tempo di dire la sua. In certe situazioni il semplice sguardo veicola in una frazione di secondo ciò che migliaia di pagine di discorso intellettuale non sarebbero mai in grado di trasmettere! Questo perché l’uomo possiede facoltà ben superiori a quella intellettuale e queste non meritano forse il nome di luce molto più dell’intelletto?
Seguendo lo stesso ragionamento, possiamo considerare un uomo che diffonde chiarezza e positività attraverso discorsi nobili ed elevati come luce rispetto a un altro che al contrario propaga negatività, ambiguità, incomprensibilità. E questo è vero anche per un libro, un discorso, un’opera letteraria o di altro genere.
Ciò che dobbiamo comprendere è che ogni cosa non ha di per sé una luce propria, ma ne riceve in prestito da un’altra fonte luminosa che, a sua volta, non ha fondamento in se stessa ma in un’altra luce ancora, fino ad arrivare alla Luce Prima.
Oltre a ciò la luce, intesa come conoscenza, armonia, e come tutto ciò che non è possibile esprimere ora intellettualmente, per giungere nella nostra dimensione, nel basso Mondo, il mondo della confusione e della densità, ha bisogno di canali, di porte attraverso cui propagarsi quaggiù.
Dai primordi della civiltà, attraverso i secoli ed i millenni, alcune tradizioni, costituite da una catena di maestri e dai loro iniziati, hanno costituito la porta attraverso la quale la luce giunge fino a noi. Dobbiamo però anche ricordare che nel tempo le tradizioni hanno perso il loro carattere veritiero conservando solo alcuni frammenti dell’antico insegnamento e trasformandosi quindi in qualcosa di inutile, a volte nocivo (quello che è capitato sostanzialmente a tutte le religioni, una volta che si sono strutturate in istituzioni).
In un certo senso la divinità inoltre ha interposto innumerevoli veli che ci impediscono di vedere la realtà nella sua totalità, e questo da una parte costituisce una protezione, dall’altra rende possibile il processo di sviluppo e crescita dell’essere umano.
La lode sia a Dio, che diffonde la luce, apre gli occhi, svela i misteri, e rimuove i veli (1).
È proprio questa "miopia" che permette la capacità di sviluppo dell’essere umano. L’uomo, in quanto destinato al perfezionamento di sé, ha una tendenza innata al completamento di sé. Rinnegare questo processo di perfezionamento significa molto semplicemente negare se stessi e l’impulso della vita. Al contrario, sollecitati da ciò che può renderci migliori e completi, dobbiamo fare il corretto sforzo per andare incontro a ciò che ci rende completi. Questo duplice aspetto di attrazione e tendenza prende il nome di amore, per cui possiamo senza indugi affermare che esso è il motore della vita stessa e la più luminosa delle luci per aiutarci a districarci lungo il suo difficile percorso.
L’amore spirituale così inteso corrisponde all'Amare se stessi, ovvero l'Io-sono-Dio che ognuno ha dentro di sé.
Al contrario sentiamo sempre ripeterci "ama gli altri", ma questo è possibile solo iniziando ad amare se stessi. In caso contrario quell'amore sarà solo una messinscena, una finzione, una falsità.
L'Amore verso se stessi è però anche favorito e alimentato da quello che si prova per le altre persone, tanto che dovremmo sforzarci di creare una catena di amore composta da tutti coloro che amiamo nella nostra vita, ai quali possiamo dare e dai quali possiamo ricevere, che possiamo aiutare e dai quali possiamo ricevere aiuto nei momenti di maggiore difficoltà.
Note
(1) al-Ghazali, La nicchia delle Luci, UTET, Classici delle religioni, Sezione III “La religione islamica”, 1970.
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