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ECOLOGIA della PERCEZIONE


Stefano Fusi - 01/01/2016

Nel libro postumo “La perdita dei sensi”, pubblicato di recente dalla Libreria Editrice Fiorentina, Ivan Illich propone una moderna “ascesi” basata sui valori dell'amicizia e della convivialità: una volontaria “riconquista disciplinata” della sensorialità per uscire dai “miraggi tecnogenerati” che limitano la nostra libertà.

La perdita dei sensi”,  è la raccolta di testi di appunti da conferenze fra il 1987 e il 2002, anno della morte di Illich. Testi illuminanti, di stupefacente attualità: il grande “archeologo della modernità” esamina tutti i principali problemi che oggi stiamo affrontando - dalla “politica dello show” all'effetto perverso dei mass media e degli apparati burocratici e tecnocratici, dall'isolamento sociale all'insostenibilità umana, economica ed ecologica dell'attuale modello di sviluppo.   

Rileggere Ivan Illich oggi inevitabilmente significa poi trovarsi ad esclamare: ma lui lo diceva già nel 1973 (o nel 1985, o nel 1992...)... forse non c'è stata altra figura, nel secolo scorso, ad avere insieme spirito profetico e capacità di andare oltre le ideologie allora dominanti, cosa che lo rese inviso sia al mondo cattolico da cui proveniva, sia alla sinistra che non vedeva di buon occhio l'accento che metteva sull'autoorganizzazione della società civile come alternativa concreta alle burocrazie, sia naturalmente ai conservatori che lo vedevano come il fumo negli occhi per le sue analisi controcorrente sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e sulla tirannia delle professioni e delle lobby.

Con la consueta libertà intellettuale, in questo libro Illich delinea una “ecologia della percezione e dei sensi” che può ricostruire relazioni umane sostenibili e durevoli.
Sembra di entrare in una realtà alla “Matrix”: dominati dagli apparati tecnici, non siamo più in grado neanche di accorgerci del nostro potere personale e della realtà sociale, e finiamo per divenire appendici di un megasistema quasi occulto che tuttavia ha effetti ben concreti: spreco, consumo, disoccupazione di massa, crisi finanziarie causate dall'assenza di controlli da parte dei cittadini...

Illich, dopo aver proposto fra l'altro di “descolarizzare la società”, di togliere la medicina dalle mani delle lobby farmaceutiche e ospedaliere, di passare alla bicicletta e alla convivialità contro i consumi e gli sprechi, va ancora più in profondità e propone di passare all'amicizia e al guardarsi negli occhi, al contatto diretto con gli altri e con il creato per recuperare i presupposti minimi di una convivenza armonica.

È un vero e proprio appello a superare “la disumanità di un mondo senza rapporti con il suolo”, l'“impotenza programmata” e la “educazione alla sopravvivenza in un mondo artificiale”, che per Illich rappresentano la “banalità del male”.

Il libro propone chiavi di lettura originalissime, spiazzanti quanto feconde, in linea con le sfolgoranti intuizioni anticonformiste di Illich che da più di quarant'anni ribaltano tutte le interpretazioni correnti della società attuale. In questa luce si possono leggere meglio anche fenomeni ed eventi che stiamo vivendo in questi anni, mesi e giorni: Eluana e cure terminali, accanimento terapeutico ed eutanasia (Illich parla di “a-mortalità” e dei “non luoghi” degli im-morti”, per i quali invita a pregare), Grande Fratello e veline in politica, esplosione dei social network surrogati dell'amicizia e di relazioni umane sfilacciate, videodipendenze e farmacodipendenze, globalismo e “glocalismo”, sviluppo “sostenibile” e decrescita, fino alle “cliniche degli orrori” e alla più ardua battaglia di Obama, quella contro le lobby delle assicurazioni private sanitarie, della sanità privata e dell'industria farmaceutica e dei macchinari medicali.

Questo libro offre una summa del pensiero di Illich in modo ancor più suggestivo ed emotivamente carico rispetto ad altri testi, poiché si tratta della trascrizione di discorsi e lezioni. Attraverso la sua viva voce, Illich propone una via di rinascita umana nel segno della responsabilità, radicalmente alternativa a quella propinata dall'imperante apparato tecnologico che ci mutila allontanandoci da noi stessi, dallo spirito e dalla natura.

 

Ivan Illich
Vienna, 4 settembre 1966 - Brema, 2 dicembre 2002
Scrittore, teologo e pedagogista austriaco, Illich fu un libero pensatore capace rileggere in chiave critica le istituzioni moderne, anche alla luce della sua fede cristiana. Fondatore nel 1961 del CIDOC (Centro Intercultural de Documentación) di Cuernavaca (Messico), uno dei più importanti osservatori sulla realtà sociale contemporanea, sciolto nel 1976, ha smitizzato le false certezze dell'ideologia tecnocratica: l'efficienza tecnica e l'economia della scarsità quali unici metri di misura dei sistemi sociali e del benessere, riportando l'essere umano al centro della scena. 
Illich ha anticipato le più attuali ricerche e la stessa crisi (economica, ecologica e sociale) che sta sconvolgendo il mondo e che ha portato fra l'altro a un ribaltamento epocale negli USA.
Puntato il dito sull'effetto perverso dei moderni sistemi sociali, ne ha svelato per primo la paradossale “contro-produttività”: la sanità che produce malattia e la “iatrogenesi sociale” (Nemesi medica); i mezzi di trasporto e di comunicazione che creano ingorgo, isolamento, degrado delle relazioni umane e disparità sociali (Energia, velocità e giustizia sociale, Elogio della bicicletta); il consumo coatto, la privatizzazione delle risorse naturali e lo spreco eletti a fondamento dello sviluppo economico, che disgregano la comunità e pervertono il fine sociale e umano del lavoro (La convivialità, Disoccupazione creativa, Lavoro ombra, Per una storia dei bisogni, H2O e le acque dell'oblio); le caste di professionisti, esperti e burocrati che impediscono alla società di progredire, autoorganizzarsi e autocorreggersi (Descolarizzare la società, Le professioni mutilanti, Rovesciare le istituzioni).

 



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