Grazie Whilelm Reich
Gabriella Belisario Barberini - 01/01/2016
Sono passati un po’ meno di cento anni.
Grazie Whilelm.
Potrei ringraziarti come sessantottina che ha preso energia dalle tue teorie per riappropriarsi della forza per la lotta alla sessuofobia sociopolitica piccoloborghese imperante, potrei ringraziarti come donna per avermi iniziato ad un cammino di conoscenza del mio Se femminile profondo e ispirato, potrei ringraziarti per tutte le vie “materiche” che hai aperto ai miei orgasmi, potrei ringraziarti come biopsicologa per le intuizioni neurobiofisiche, e potrei immergermi nell’analisi sociologica di quali mutamenti abbia prodotto quella rivoluzione sessuale che, tra luci e ombre, anche,e soprattutto tu, hai innescato nel 900 appena trascorso.
Invece voglio ringraziarti come narratrice, che ancora non sa se vive per vivere o vive per narrare, in forma scritta, recitata, improvvisata, performante o didattica, non ha importanza il mezzo ma il fine sì : quello di raccontare e raccontando, comunicare e creare empaticamente un altro mondo ….
E nel farlo mi rapporto con te come UONNA, persona che vuole uscire dal dualismo maschio/femmina che ci poterebbe lontano.
Davanti, ora non più alla pagina bianca, ma alla luce azzurrognola del monitor che vibra, davanti all’attesa di quella “scintillanza” della mente che ordina e fa fluire i pensieri tu, Whilelm Reich, mi hai regalato il segreto della mia ispirazione. L’accettazione di quell’intossicazione sensuale e sessuale, quella segreta dedicazione amorosa, quel perenne stato d’emergenza senza la quale l’energia creativa attraverso il flusso orgonico non si alimenta.
Che si scriva di rocce o di acque, di vino o di insetti e di storie.
Come atto di coscienza che ti permette di accettare il “senso del sesso” anche, come momento di verità, verità assoluta.
Mentre la tua prosa scientifica mai priva d’universalità mi ha fatto capire che la parola ha bisogno di sangue, del tuo sangue quello che pulsa nel cuore, nel tuo cuore e che per vivere e soffrire e gioire e narrare devi attingere a queste riserve e che queste affondano la loro risorsa sotterranea nei sensi del corpo e della mente, insieme, per camminare verso l’espressività che ha bisogno d’estasi, d’abbandono, di desiderio e di “Brama”e di “orgone”.
Senza quest’energia orgonica cosmica senza una sana amministrazione e liberazione della stessa, entra il Dor, malattia e psicosi e sclerotizzazione delle funzioni vitali e morte.
Grazie Whilelm e insieme a te grazie a tutti gli artisti che hanno permesso che questo messaggio, con diversi linguaggi, si evolvesse e si confermasse in questo nostro tempo.
Non voglio allargare il campo. In termini cinematografici. Nessuna panoramica, più che primi piani, vorrei tenere la macchina da presa, per quest’immaginaria galleria di ritratti di ideali continuatori dell’opera di Reich assolutamente parziale e personale, ferma sul “piano americano”, una tecnica che negli States ha tanto successo e che da noi (abituati al “tiatro”) non attacca. La cinepresa fissa il mezzobusto e lascia un minimo di ambiente intorno ma permette alla persona la massima espressività, libera dal tempo e dai virtuosismi dei controcampi.
Piano americano sul tuo volto dottor W. Reich.
Capelli quasi da icona pop anteWharol, alzati e bizzarri, labbra disegnate piene e senza vecchiaia come quelle di Picasso, di Henry Miller, di Simenon uomini che nella “facies” portavano il loro messaggio passionale.
Tra tutti i ritratti dove i tuoi lineamenti appesantiti si avvantaggiano del camice bianco, mi piaci di profilo “in borghese” con la sigaretta in bocca che sostieni con le mani per assaporarla meglio e l’ aria assorta, di chi con pienezza guarda la vita e contemporaneamente guarda lontano.
Certo sei un medico e uno scienziato. Ma la tua prosa umanistica in certi passi ti fa ascendere nell’Empireo Cielo dei Poeti.
Lo slancio liberatorio che i tuoi studi hanno prodotto, nonostante l’impegno che ancora dura, di far tacere la tua voce, prosegue in un’onda lunga di empatie: volti, racconti e immagini. Artisti, scrittori, studiosi, ricercatori che hanno sdoganato il sesso come colpevole e impura sentina di vizio per farlo assurgere e materia divina e creativa.
Ci hanno deliziato, stupito, intrigato, informato e interrogato.
Pagando certuni prezzi altissimi per questo.
Negli anni 50 la lingua italiana borghese non prevedeva l’uso della parola orgasmo. Qualche rara volta veniva citato come sinonimo di uno stato di disordine massimo, di confusione, di “fase terminale” di malattie mortali.
Piano americano per D.H. Lawrence e i suoi occhi di brace e la capacità quasi unica per un uomo nel diventare donna per comprendere l’estasi dell’orgasmo femminile.
Immortale la lunga sequenza letteraria del fremito della sua Connie nell’amante di Lady Chatterly.
Piano americano per il bel volto di Henry Miller che con il suo Opus Pistorum, riesce a costruire dei piani sequenza usando il periodo come inquadrature incalzanti che si dilatano in una tensione progressiva dalla virulenza orgonica ineccepibile. Miller chiama la mente alla totale libertà corporea e sensuale.
Nervoso e incupito il ritratto di Nabokov eppure la sua Lolita grida la follia della carne e l’assoluta anarchia della passione.
Piano americano di gruppo per quei camici bianchi che a partire dagli anni 50 hanno fatto la loro parte votandosi alla causa della scoperta della sessualità.
Si reimpossessarono neutrali della nostra vita intima e delle parti “basse “ con lindore e asetticità cliniche e dati analitici e statistici. Che mare di tranquillità. Vennero Masters& Johnson e Alfred Kinsey e Grafenberg e il punto G senza contare Shere Hite. che con la sua, ancora, inossidabile seconda giovinezza dimostra al mondo l’esistenza di Cocoon o forse, meglio che orgasmare è una cura di bellezza.
Qualche semplificazione meccanicizza tutto, ora l’orgasmo viene affidato agli organi, al clitoride, alla vagina oltre che al re incontrastato di tutte le potenze sessuali e genitali merito della sua evidenza erettile ed eiaculativa: il pene.
La vis funzionale dell’orgasmo e la sua potenza energetica eversiva si appannano un po’ nella semplificazione popolare che ne deriva.
Ma quanta infelicità in meno e quanta necessità di confidarsi e di capire, di parlare che finalmente sin puo esprimere.
Argomenti relegati nel buio del silenzio, dei sussurri tra donne che ora hanno ascolto in consultori e in studi specialistici.
Nei primi anni 70 un antropologo, il Prof.Fausto Antonini, parla al microfono della radio nazionale. “Chiamate Roma 3131” diventa una trasmissione cult si discute di psicologia ma anche di sesso. Anche Antonini ha un volto da eroe grecoromano, naso aquilino e labbra intense.
E’ una seconda rivoluzione massmediatica.
La messa in onda è al mattino, Antonini è famosissimo: le donne tornano dalla spesa prima per non perderselo mentre cucinano possono sentirlo. Mariti, fidanzati, compagni sono assenti. Imbarazzo zero.
Una luce oltre il buio, ci si fa coraggio. Certe ragazze non vanno a scuola..
Un diluvio di lettere, di casi, di ascolti.
Veramente la cultura sessuofobica comincia a sgretolarsi anche sulle onde lunghe della radioitaliana.
Il sistema non perdona e Antonimi ne subisce le conseguenze.
In una rincorsa contro il tempo mentre i figli dei fiori trasmutano nei ribelli barricaderi degli anni di piombo la riflessione femminista compie il suo viaggio. Parte da lì, da quel punto caldo dell’esistenza umana, punto nevralgico d’ogni cultura e ogni civiltà, nervo scoperto, la funzione donna e della sua mission riproduttiva.
“Il femminismo mi si è presentato come lo sbocco tra due alternative simboliche della condizione femminile.
La prostituzione o la clausura.
Riuscire a vivere senza vendere il proprio corpo o rinunciarvi”. In pochi anni questi limiti del pendolo, è Carla Lonzi che parla, divengono gli estremi di un dibattito che travolge anni di assolutismo patriarcale riproponendo come centro dell’attenzione il corpo e le sue pulsioni. Anche omosessuali.
Stanze chiuse e dense di passione sconosciuta al grande pubblico, una per tutti questa grande ideologa italiana Carla Lonzi e la sua “recherche”.
Carla Lonzi è bionda, porta i capelli raccolti e spesso i pantaloni. Piano americano anche per lei .Non si adopera per la sua leggenda personale ma incorpora su di se la sofferenza di secoli di femmine strappate al piacere e votate alla falsità alla menzogna e all’ubbidienza.
I suoi testi sacri: “La donna clitoridea e la donna vaginale” e “Sputiamo su Hegel” rileggono nella nuova chiave interpretativa ”il personale è politico” la coscienza del corpo negata alle donne. Muore giovane.
Erica Jong invece dagli anni 70 è ancora qui a testimoniare che ce la si può fare. ” Paura di volare”, inaspettato bestseller, inaugura un fiorire di letteratura erotica in cui l’accesso femminile al potere del piacere viene semplicemente raccontato.
Ma questo termine, erotismo femminile qui mi disturba. Vorrei dire letteratura amorosa, forte, vera, sensuale, brutale a volte come può essere brutale il sesso libero dai condizionamenti, senza falsi pudori e mezze verità. Erica non è bella, tende ad ingrassare ed è miope. Ma si denuda in prosa e ci aiuta a farlo anche a noi, bloccate figlie di Lyala, o di Harmony, si tiene su, distribuendo orgoni a piene mani democraticamente. E noi con lei.
Dunque è possibile: Paura di volare, Paracadute e baci e Come salvarsi la vita, sembra un addestramento progressivo al gusto del sesso e alla smitizzazione dell’orgasmo e del proibito.
E poi vennero tutte le altre e Alina Reys (Il Macellaio) e Almudena Gandes (Le età di Lulù), donne mature e quasi bruttarelle che però hanno imparato a fare i conti con la potenza dell’energia del piacere che scivola nella pagina e prende il lettore per la gola mentre dominano la fantasia in una letteratura che sfiora per audacia quella del divino marchese.
La teorizzazione dell’effetto creativo della sessualità espressa e non negata e della forza del potere orgasmico compie un salto di secoli.
Rinasce.
La sua eco era ancora allacciata ai simboli, agli archetipi della civiltà mediterranea, quel Paganesimo bistrattato, prima dell’avvento del Cristianesimo, alle figure di Eros di Afrodite e di Pan e delle ambigue impersonificazioni di quella corte di semidei, eroi e comuni mortali che in vario modo interpretavano felici ed infelici pulsioni amorose ed erotiche: Ninfe, Muse, Narciso, Anemone, Amore e Psiche……
Le due metà del cielo si sono riunite: maschile e femminile ora dialogano. La potenza orgasmatica appartiene ad ambedue e, se permettete non è cosa da poco.
Grazie Whilelm che ci hai dato il coraggio.
Uno sforzo comune oggi vorrebbe idealmente restituirti con questo libro e con tutti quelli che verranno, gli interessi, la gioia delle persone salvate dalla repressione, dalla “peste emozionale” e dalla rinuncia.
Uomini e donne in carne ed ossa e non figurine intagliate, sagome, ombre di un’Arcadia lontana e immaginaria.
Uno sforzo comune, ripeto.
“I libri (e dunque anche questo) sono uno la continuazione dell’altro”. Questa citazione di Virginia Woolf presa dalla ultime pagine di Erica Jong può lasciarci un segno indelebile.
Forse si muore ma le frasi, i colori e la musica restano, insieme con quell’energia che ha formato l’ispirazione e la materia stessa della creazione.
Non facciamo nulla da soli “ti ergi sulle spalle dei morti” dice la Jong,”la parola è l’anello di una catena umana”
Grazie per le tue Parole. Whilelm.
tratto dal libro: Wilhelm Reich - Una formidabile avventura scientifica e umana