La riscoperta della coscienza animale e umana - terza parte
Consapevolezza
Consapevolezza
Diversi studi sugli scimpazè dimostrano che sono capaci di pensiero riproduttivo e produttivo. Possiamo dire quindi, che gli animali possiedono una coscienza?
Angelo Tartabini - 17/02/2019
Allora, per quali ragioni, da questo universo di stati mentali, soprattutto quelli della coscienza, debbano essere esclusi gli animali? Perché, ad esempio, alle scimmie antropomorfe, deve essere negata la possibilità di avere delle credenze, di provare delle emozioni, oppure, perché no, di sentirsi orgogliose per aver difeso con successo un alleato nella lotta per la leadership?
Inoltre, molti animali sanno “leggere” le intenzioni e il pensiero dei loro compagni e possono reagire ai loro stati intenzionali (teoria della mente), ad esempio, ai loro inganni, predisponendosi al contro-inganno (Tartabini, 2012). Per esempio, gli scimpanzé possono fare inferenze (a dire la verità, anche molti altri animali ne sono capaci); sono capaci di pensiero riproduttivo, produttivo e di ristrutturare il loro campo cognitivo. Possono distinguere una figura geometrica da un'altra e possono risolvere euristicamente molti problemi.
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Hanno una memoria sensoriale, una memoria a breve e a lungo termine e anche procedurale. Sentono il bisogno di sicurezza (vedi attaccamento) di stima, di considerazione e possono provare le nostre stesse emozioni. Per quanto riguarda la creatività, chi non è più creativo di uno scimpanzé nella costruzione di strumenti, per esempio di bastoncini che vengono infilati nei termitai per l'estrazione degli insetti. Molti scimpanzé conoscono il valore terapeutico di alcune erbe per curare dissenterie e mal di pancia. Altri, in laboratorio, hanno acquisito il significato di un certo numero di ideogrammi della scrittura giapponese quando venivano abbinati a dei lessi grammi e hanno anche distinto dei colori: rosso, giallo, arancione, verde rosa e blu. Altri ancora hanno saputo esprimere, attraverso il linguaggio dei segni, desideri del tipo: “Voglio una penna di colore rosso”, “voglio due penne verdi” (Matsuzawa, et al., 2006).
Tutte queste scoperte hanno proiettato una nuova luce sulla definizione di umanità, sul concetto di coscienza, su quello di altruismo, empatia, senso di colpa, gelosia, sdegno e ripugnanza. Per esempio, per interiorizzare il senso di colpa è necessario possedere una forma di coscienza, di consapevolezza, per aver commesso un errore o qualcosa che non doveva essere fatto. Il senso di colpa, probabilmente, è un punto importante sul quale si sono basate le società dei primi ominidi che hanno presto dovuto discernere, per sopravvivere, il bene dal male. Tutto questo, nel corso dell'evoluzione, si è diffuso anche tra le nostre cugine, le scimmie, sebbene in maniera più sfumata rispetto all’uomo.
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Per quanto riguarda la morale o coscienza morale, Darwin ne “L'origine dell'uomo” (1871) sostenne, con parole molto semplici, che tra noi uomini e molte specie animali, esiste una sorprendente continuità evolutiva. Aggiunse che gli animali possono provare compassione nei confronti del dolore altrui e che gli elementi fondamentali della moralità animale sono costituiti dalle risposte emozionali che ogni individuo è capace di dare in una qualsiasi forma di solidarietà empatica. La solidarietà favorisce gli animali che la manifestano nei gruppi di appartenenza e quella cooperativa si fonda su dei vantaggi reciproci. Quando la solidarietà in una società viene meno, si sgretolano i rapporti sociali e in questi casi gli individui rimangono soli, melanconici, meno reattivi, soggetti a malattie ed ad un peggioramento delle condizioni mentali, perché psicologicamente più deboli e senza motivazioni.
Conclusioni
In conclusione le scimmie vivono stati emozionali come noi, sanno essere altruiste, hanno una cultura, sono empatiche, hanno una teoria della mente, provano vergogna e hanno una morale sociale. In sostanza possiedono una coscienza, sebbene nei limiti delle loro capacità cognitive e intellettive. Però le scimmie non inquinano e non distruggono il loro ambiente, come invece facciamo noi esseri umani. Su quest’ultimo punto abbiamo un’infinità di brutti esempi. In un solo paese, l’Indonesia, le multinazionali del legno, ogni 25 secondi, radano al suolo un’area della foresta equatoriale grande quanto un campo di calcio (10 mila metri2)(in un solo giorno sono 60 ettari di foresta).
Noi uomini dobbiamo coscientemente riflettere su quello che stiamo facendo, perché la natura non è inesauribile e sostituibile.
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