Le nuove fondamenta per una civiltà planetaria
Ervin Laszlo - 01/01/2016
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Ci stiamo avvicinando a un punto critico dell’evoluzione collettiva: il nostro mondo è diventato insostenibile dal punto di vista economico, sociale ed ecologico. Perseverare nei valori e nelle pratiche di civilizzazione manipolativa, razionalistica dell’età moderna creerà un’intensificazione delle spaccature tra ricchi e poveri, giovani e vecchi, colti ed emarginati, e tra società umane e ambiente naturale. Per sopravvivere nel nostro habitat planetario, dobbiamo creare un mondo che si adatti meglio alle condizioni che noi stessi abbiamo creato.
Un proverbio Cinese mette in guardia: “Se non cambiamo direzione, con ogni probabilità finiremo esattamente dove siamo diretti”. Applicato all’umanità contemporanea, tutto questo sarebbe disastroso. Senza un cambio di direzione, stiamo andando verso un mondo caratterizzato da una pressione demografica e una povertà in continuo aumento; un potenziale in crescita per un conflitto sociale e politico, per l’intensificazione di una guerra organizzata e tra individui, e per un’accelerazione del mutamento climatico e delle carenze di cibo, acqua ed energia; un aggravamento dell’inquinamento industriale, urbano e agricolo; un’ulteriore distruzione dello strato di ozono; un rapido aumento della riduzione della biodiversità e una continua perdita di ossigeno atmosferico. Rischiamo inoltre mega-disastri provocati da incidenti nucleari e fughe di scorie radioattive, devastanti inondazioni e tornado dovuti al mutamento climatico, inoltre problemi sanitari diffusi dovuti a catastrofi naturali e a fattori umani quali l’accumulo di tossine nel suolo, nell’aria e nell’acqua.
Dove ci stiamo dirigendo adesso non è dove vogliamo andare.
Quando la ricchezza e il potere si concentrano maggiormente i livelli di frustrazione e il malcontento aumentano. Inoltre aumenta il divario tra i detentori di ricchezza e potere rispetto ai segmenti poveri ed emarginati della popolazione (l’80% del prodotto interno mondiale appartiene a un miliardo di persone, e il rimanente 20% è ripartito tra cinque miliardi e mezzo, uno squilibrio che andrà solo peggiorando, dal momento che i poveri pagano 38 miliardi di dollari in più all’anno di interessi di quanto ricevano in cooperazione allo sviluppo).
Anche se, rispetto al passato, sempre più donne e ragazze ricevono un’istruzione, in molte parti del mondo sono poche le donne che hanno un lavoro rispetto a quelle costrette a sbarcare il lunario nel “settore informale”.
In molte parti del mondo, c’è una maggiore propensione a ricorrere al terrorismo e ad altre forme di violenza per farsi giustizia, o a richiamare almeno l’attenzione sui torti riconosciuti. Siamo di fronte a un’insicurezza più profonda sia nei paesi ricchi che in quelli poveri.
Il fondamentalismo islamico si sta diffondendo in tutto il mondo Musulmano; in Europa sta riemergendo il neo-Nazismo e altri movimenti estremisti, e il fanatismo religioso si sta delineando ovunque.
Mentre i governi cercano di contenere la violenza individualista con le guerre organizzate, si animano i conflitti in Medio Oriente, in Asia, in America Centrale e in altri punti caldi.
Nel 2005, la spesa militare mondiale è salita per il sesto anno consecutivo, aumentando del 5% fino a un ammontare di 1.04 trilioni di dollari, con gli Stati Uniti che da soli giustificano 455 miliardi di dollari toccando quasi la metà dei dati mondiali. Tutti i paesi del G8 vendono armi ai paesi più poveri per un valore di oltre 12 miliardi di dollari.
L’atmosfera del mondo mostra un continuo degrado degli equilibri vitali, nei sistemi oceanici e d’acqua dolce, e nei suoli produttivi. Le conseguenze comprendono l’effetto serra con un connesso cambiamento climatico, e una riduzione della produttività di mari, laghi, fiumi e terre agricole.
C’è un calo dell’autosufficienza alimentare nella maggior parte delle economie mondiali, minacciosamente associato alla diminuzione delle scorte alimentari disponibili a livello internazionale.
C’è anche una diminuzione di disponibilità di acqua dolce per oltre metà della popolazione mondiale.
Ma le tendenze non sono il destino: si possono cambiare. La distruzione è solo uno dei futuri possibili. Se riconosciamo il bisogno di far fronte ai pericoli da sfidare e di unire un senso di urgenza verso la vita agendo in modo responsabile, con un senso d’impegno gli uni verso gli altri e verso un prossimo futuro da condividere, potremo intraprendere una strada migliore.
Cogliendo i migliori appelli alternativi per un nuovo pensiero. Il nuovo pensiero è un pensiero più olistico che racchiude tutti i fattori rilevanti – considera la foresta e non solo gli alberi. Questo tipo di pensiero trova un pronto sostegno nelle ultime intuizioni emergenti, all’avanguardia nelle scienze.
Pur non essendo noto a molti, le visioni del mondo basate sulle teorie di Newton, Darwin e Freud sono state superate da nuove scoperte. Alla luce dei concetti emergenti, l’universo non è un aggregato di pezzi inerti di materia senz’anima e senza vita, ma assomiglia a un organismo vivente. La vita non è un incidente casuale e gli impulsi fondamentali della psiche umana comprendono molto di più di un impulso sessuale autogratificante. La materia, la vita e il pensiero sono elementi costanti all’interno di un processo globale di grande complessità, ma progettato con coerenza e armonia. Spazio e tempo sono uniti come il background dinamico dell’universo visibile. La materia, quale caratteristica fondamentale della realtà, sta passando in secondo piano di fronte all’energia, e campi ininterrotti sostituiscono le particelle discrete come elementi fondamentali di un universo inondato di energia. L’universo è un tutto senza giunzioni che si evolve su eoni di tempo cosmico producendo condizioni dove può emergere la vita, e poi il pensiero e la coscienza.
La visione emergente del mondo, in senso scientifico, è olistica e può provocare l’olismo incipiente di popoli alla ricerca di modi più integri di vita, alimentazione, riscaldamento e consumo. La nuova visione del mondo deve dare un nuovo orientamento alle ambizioni, agli obiettivi e alle priorità fondamentali della società, sia nella sfera pubblica che in quella privata. Questa nuova tendenza deve essere afferrata in relazione al passaggio dalla forma di produzione estensiva a quella intensiva. La crescita, la produzione non è necessariamente sbagliata o limitata: la sua desiderabilità e il suo futuro dipendono da quale tipo di produzione vogliamo intraprendere. La produzione sfrenata ed esclusivamente quantitativa di energia non è possibile su un pianeta limitato, con una biosfera dall’equilibrio delicato – alla fine è destinata a trasformarsi in una produzione di tipo canceroso. Ma esistono anche altre forme di produzione. Ne distingueremo due tipi principali: uno “estensivo” e l’altro “intensivo”.
La produzione estensiva si sposta lungo un piano orizzontale sulla superficie del pianeta: conquista sempre più territori, colonizza sempre più popoli e impone la volontà degli strati dominanti su un numero sempre crescente di strati di popolazione. Dall’altra parte, la produzione intensiva s’incentra sullo sviluppo degli individui e delle comunità in cui vivono.
Le finalità della produzione estensiva e intensiva sono radicalmente diverse. Un obiettivo fondamentale della prima è l’estensione del potere dell’uomo su aree sempre più vaste. Tradizionalmente, il mezzo per raggiungere questo fine è stata la conquista: la conquista della natura e quella di altri popoli più deboli e meno orientati al potere e al dominio. Il successo della conquista portò alla colonizzazione di altre tribù, nazioni, città e imperi, assoggettandoli alle ambizioni e agli interessi dei conquistatori. Per lo più la storia registra che questo venne realizzato con la forza delle armi. Dalla seconda metà del ventesimo secolo si è anche tentato, con mezzi economici e usando il potere di stati ricchi e società globali, d’imporre la propria volontà e i propri valori su vasti strati della popolazione. Per gli Stati, l’obiettivo della crescita estensiva è la sovranità territoriale, compresa quella sulle risorse umane e naturali dei territori. L’obiettivo corrispondente delle società globali è produrre domanda per i consumi, spesso senza molta considerazione delle conseguenze sociali e ambientali.
La finalità dominante della produzione estensiva si può racchiudere in tre “C”: conquista, colonizzazione e consumo. Questa finalità si serve di altrettante varietà di mezzi. Primo, le tecnologie che usano e trasformano la materia: le tecnologie di produzione. Secondo, le tecnologie che generano la forza per produrre tecnologie le quali trasformano la materia: tecnologie che producono energia. E terzo, le tecnologie che stimolano i desideri della gente, creano una domanda artificiale e cambiano i modelli di consumo: tecnologie di propaganda, PR (Pubbliche Relazioni; n.d.t.) e pubblicità.
La prima di questi tipi di tecnologie costruì le abitazioni con reti di trasporto e comunicazione, e strutture produttive sempre più potenti per una varietà crescente di prodotti. La seconda imbrigliò le forze della natura per far funzionare queste tecnologie. E la terza produsse le immagini che provocano la domanda, e i sottili mezzi, non proprio sottili, con cui i produttori di beni e servizi impongono la loro volontà su clienti e utenti.
Nella crescita intensiva, la finalità è molto diversa. Si può riassumere con altre tre “C”: collegamento, comunicazione e consapevolezza.
Cominciamo con l’esaminare il collegamento. Uno dei grandi miti dell’Era Industriale è stata la separazione “pelle inclusa”, degli individui l’uno dall’altro e quella dei loro interessi dagli interessi degli altri.
L’aspetto formale di questo mito è stato legittimato dalla visione del mondo basata sulla fisica classica. Come i punti di massa di Newton, gli umani appaiono essere auto-contenuti, pezzi mutualmente indipendenti di materia organizzata che si relazionano solo esternamente l’un l’altro e con l’ambiente. L’economia tradizionale rafforza questo mito visualizzando l’individuo come attore economico autoreferente, che persegue il suo(di lui e di lei) proprio interesse armonizzandosi al meglio con gli interessi degli altri attraverso i meccanismi del mercato. Ma, le scienze contemporanee non sostengono più questo punto di vista. Ora è risaputo che ogni quanto è sottilmente connesso con ogni altro quanto e ogni organismo con gli altri organismi dell’ecosistema. A loro volta gli economisti sanno che c'è un collegamento decisivo fra gli interessi degli individui, dei singoli stati e delle singole imprese e dei meccanismi del sistema internazionale globalizzato.
Nel nostro mondo queste connessioni interattive si sviluppano rapidamente, ed è uno dei fini della produzione intensiva metterle in ordine, creando una struttura coerente al posto della proliferazione casuale.
Il secondo scopo della produzione intensiva è collegato direttamente con il primo. Approfondisce il livello di comunicazione e alza il livello di coscienza dei comunicatori.
La comunicazione si apre su più livelli. Prima di tutto, abbiamo bisogno di essere in comunicazione con noi stessi, sviluppando il senso di cura, la nostra coscienza e personalità.
Le persone “in contatto con se stesse” sono più bilanciate e maggiormente in grado di comunicare con il mondo che le circonda. Abbiamo anche bisogno di essere in comunicazione con coloro che rendono possibile il contesto immediato delle nostra vita – la famiglia, la comunità, il lavoro o la professione.
Del resto livelli ancora più ampi di comunicazione sono ugualmente necessari: la comunicazione con altre persone, vicine o lontane, nella nostra comunità e in altre comunità, paesi e culture
La comunicazione chiama connessione, ma sul piano umano entra di più in gioco oltre alla connessione: la comunicazione coinvolge anche la coscienza, la consapevolezza.
I pieni potenziali della comunicazione umana si dispiegano quando i comunicatori apprendono gli elementi di connessione attraverso i quali essi comunicano. Un alto livello di comunicazione chiama un altrettanto livello alto di coscienza che rende la persona capace di far uso dei molti – a volte estremamente sottili – elementi di connessione che si legano gli uni agli altri e all’ambiente.
La coscienza di queste connessioni solleva il pensiero umano dal non più attuale livello centrato-sull’ego, alla dimensione comunitaria, ecologica , centrata-sul pianeta, che richiede urgenza.
Einstein ha detto che non possiamo risolvere i problemi significativi con cui ci confrontiamo utilizzando lo stesso livello di pensiero che li ha creati. Aveva ragione: i problemi con cui ci confrontiamo oggi non possono essere risolti rimanendo sul livello di pensiero che un tempo li ha prodotti. Abbiamo bisogno di un nuovo pensiero – un’evoluzione delle idee, del sentire, dei valori e delle percezioni: un’evoluzione della nostra coscienza.
Nel Febbraio 1991, Václav Havel, l’allora presidente della Cecoslovacchia, nel prendere la parola durante una sessione congiunta al Congresso U.S. disse: «Senza una rivoluzione globale nella sfera della coscienza umana, niente cambierà al meglio… e la catastrofe verso la quale il mondo si sta avviando – il collasso ecologico, sociale, demografico o generale della civiltà – sarà inevitabile».
Il punto sollevato da Havel era corretto, ma non deve essere ragione di disperazione: il collasso della civiltà può essere evitato. La coscienza umana può evolvere. Ai margini innovativi della società sta già evolvendo. Una visione olistica sta prendendo forma, che vede gli esseri umani come un tutt’uno organico, radicato nella sfera socio-culturale, radicata a sua volta nella totalità della biosfera.
Anche se l’evoluzione di una nuova cultura olistica è sporadica e diseguale, resta una sorgente di grande speranza. Margaret Mead ha detto: «Mai dubitare che la forza di un piccolo numero di persone possa cambiare il mondo. Di fatto, l’ha sempre cambiato».
Perché la coscienza è così potente? La spiegazione è a portata di mano: in un sistema sul punto di caos – come lo è il nostro sistema eco-socio-economico altamente stressato – anche piccole “fluttuazioni” possono fare una grande differenza. Una fluttuazione sotto forma di una coscienza più evoluta è particolarmente potente. E’, ora, un imperativo di sopravvivenza.
Sappiamo che quando una specie biologica è sotto minaccia di estinzione, affronta una scelta severa: o produce un mutazione attuabile o si estingue. Affinché le specie sopravvivano, il modo in cui i loro membri stanno nell’ambiente e il modo in cui si riproducono deve cambiare. In specie non umane la maggior parte del comportamento legato alla sopravvivenza è codificato geneticamente e il cambiamento richiede una mutazione d’adattamento della piattaforma dei geni. La mutazione genetica è lenta, ma può funzionare.
I mutanti adatti si riproducono e diventano dominanti, e gli inadatti sono eliminati per selezione naturale. Rispetto alla società umana una mutazione è ugualmente critica, ma non è lo stesso tipo di mutazione. Quando la sopravvivenza di un popolo, cultura, o civiltà è minacciata anch’essa deve produrre un cambiamento attuabile nel modo in cui le persone vivono e si riproducono. Ma questo non richiede una mutazione della piattaforma genetica.
Mentre alcuni aspetti del comportamento umano sono geneticamente codificati, i valori e le credenze che minacciano la nostra sopravvivenza sono principalmente influenzati dalla nostra cultura. La società è culturalmente e non geneticamente codificata e la nostra cultura è più flessibile dei nostri geni. Possiamo mutarla se vogliamo. Una mutazione culturale può essere lanciata e orientata di proposito. L’orientamento significativo della prossima mutazione culturale dell’umanità dipende da quanto bene e rapidamente le persone evolvono in consapevolezza.
Il diffondersi di una nuova, più evoluta coscienza è ora una condizione primaria della nostra sopravvivenza collettiva. E comincia a casa: con te e me.
Così, riportiamo alla mente l’ingiunzione di Gandhi: “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”.
Inventario di un Coscienza Evoluta
possedete una coscienza più evoluta quando:
1. Vivete in modo che permetta anche a tutte le altre persone di vivere, soddisfacendo le vostre necessità senza sottrarre agli altri le possibilità di soddisfare le loro.
2. Vivete in modo da rispettare il diritto alla vita e allo sviluppo economico e culturale di tutte le persone, dovunque esse vivano e indipendentemente dalla loro origine etnica, il loro sesso, la loro cittadinanza, il loro status di vita e le loro credenze.
3. Vivete in modo da salvaguardare il diritto intrinseco alla vita e ad un ambiente che sostiene la vita per tutte le cose che vivono e crescono sulla terra.
4. Ricercate la felicità, la libertà e la realizzazione personale in armonia con l'integrità della natura e tenendo in ugual considerazione la stessa ricerca degli altri, parte della società
5. Richiedete che il vostro governo si riferisca ad altre nazioni e popoli pacificamente e in spirito di cooperazione, riconoscendo le legittime aspirazioni per una vita migliore e un ambiente salutare di tutti le persone facenti parte della famiglia umana
6. Richiedete alle imprese di affari di accettare la responsabilità di tutti i loro fiduciari così come della sostenibilità dell’ambiente, richiedendo che producano i beni e offrano servizi che soddisfino la legittima richiesta senza danneggiare la natura e ridurre le opportunità di competere nel mercato dei concorrenti più piccoli e meno privilegiati.
7. Richiedete i mezzi pubblici utili a fornire un flusso costante d’informazioni certe sulle tendenze di base e i processi cruciali tali da permettere a voi e agli altri cittadini e consumatori di raggiungere decisioni informate su argomenti che interessano la vostra e loro vita e benessere.
8. Fate posto nelle vostra vita per aiutare i meno privilegiati a vivere una vita dignitosa, libera dalle battaglie e umiliazioni della povertà abbietta.
9. Incoraggiate i giovani e le persone con mente aperta di tutte le età a evolvere lo spirito che è in grado di dar loro la forza nel fare da soli scelte etiche su temi che decidono il loro futuro e quello dei loro figli
10. Lavorate con persone di mente simile a preservare o ripristinare l’equilibrio essenziale dell’ambiente, con attenzione al vostro vicino, stato o regione, e alla totalità della biosfera.
Traduzione di Emanuela Pettinelli
Chi è Ervin Laszlo: Fondatore e Presidente del Club di Budapest, è stato uno dei primi rappresentanti nell’area della filosofia dei sistemi e della teoria generale dell’evoluzione. Ha pubblicato circa 70 libri tradotti in più di 18 linguaggi. Nel corso della sua lunga carriera accademica come professore di filosofia, filosofia dei sistemi e scienza futura, egli ha lavorato insegnando e facendo ricerca in una gamma di rinomate università negli Stati Uniti, Europa e nel lontano Est.
Laszlo pubblica un giornale trimestrale scientifico ("WORLD FUTURES: The Journal of General Evolution) ed una serie di libri di corrispondenza. Ha anche curato l’edizione di un’enciclopedia in quattro volumi. Più di 300 articoli sono stati pubblicati nelle riviste e nei giornali di tutto il mondo, incluso negli Stati Uniti, in Europa, Giappone e Cina.I suoi titoli e riconoscimenti includono un Ph. D. in "Lettere e Scienze Umanistiche" dalla Sorbonne di Parigi, un "Diploma di Artista" dall’Accademia Franz Liszt di Budapest, una medaglia all’onore dall’Università Kyung Hee di Seul., un titolo di dottore onorario in scienze economiche della Scuola Turku di Economia e Commercio in Finlandia, così come un titolo di dottore onorario nell’area delle scienze umane dell’Istituto Saybrook di San Francisco.I suoi incarichi negli anni passati includono ricerca praticata all’Università di Yale e Princeton, cattedra universitaria di filosofia, scienza dei sistemi e scienze future all’Università di Huston, Portland State, Indiana, all’Università Northwestern e alla State Univer-sity di New York. Inoltre, la sua carriera ha incluso ospite di cattedre universitarie in vaire università in Europa e nel lontano Est. In aggiunta, Laszlo ha lavorato come direttore dei programmi per l’Istituto delle Nazioni Unite per l’Istruzione e la Ricerca (UNITAR). L’8 Agosto 1999, gli fu assegnato un dottorato onorario dall’ "Istituto Internazionale per Studi Avanzati nelle Ricerca dei Sistemi e nella Cibernetica" del Canada.Laszlo non ha solo lavorato come Presidente del Club di Budapest e mantenuto il Gruppo di Ricerca sull’Evoluzione Generale, che ha fondato. Il già Presidente della Società Internazionale per la Scienza dei Sistemi, Consigliere del Direttore Generale dell’UNESCO, Ambasciatore del Concilio Delfico Internazionale, membro dell’Accademia Internazionale delle Scienze, dell’Accademia Mondiale delle Arti e Scienze e dell’Accademia Internazionale di Filosofia, occupa anche una posizione d’influenza come membro consigliere o membro straordinario di numerose associazioni internazionali, incluso il Club di Roma.