Perché diventiamo smemorati?
Ivana Iovino - 01/01/2016
Dimenticate facilmente il nome delle persone che vi vengono presentate o il nome delle persone che già conoscete? Dimenticate facilmente dove avete messo le chiavi di casa o altre cose importanti? Vi spostate in cucina per prendere qualcosa, ma una volta là, non sapete più cosa volevate prendere?
Questi problemi – come pure la difficoltà a concentrarsi, la paura di non farcela, la confusione mentale – non sono dovuti, come abitualmente si crede, all’invecchiamento, ma sono causati da uno stato degenerato delle cellule cerebrali. Sulla base di questa conoscenza, cosa possiamo fare per mantenere le nostre prestazioni cerebrali ai massimi livelli? In questo contesto guarderemo la questione da diverse angolazioni per trovare più soluzioni possibili.
Inquinamento e cervello
Uno dei fattori che concorre alla distruzione delle cellule cerebrali è l’inquinamento. Anche se
viviamo in un ambiente con livelli di inquinamento ormai catastrofici, nel nostro piccolo possiamo fare attenzione ad alcuni fattori di nocività che possiamo evitare: l’uso di sostanze tossiche in casa e nel nostro giardino; il consumo di cibi intossicati dai pesticidi; i prodotti per la pulizia personale (shampoo, sapone, deodoranti contengono sostanze nocive come alluminio, piombo, mercurio); l’assunzione di farmaci.
Quello che possiamo fare invece è: filtrare l’acqua che arriva dai rubinetti, specialmente se arriva dai pozzi, anche quelli privati; consumare frutta e verdura di stagione e ridurre i grassi; procurarsi un buon integratore che contenga molta vitamina E; prendere l’abitudine di leggere le etichette dei prodotto acquistati; tenersi informati delle sostanze che favoriscono maggiormente la degenerazione del cervello ed evitarle.
L’influenza della componente emotiva
Ma a oltre l’inquinamento ambientale, che occupa sicuramente un posto rilevante nella scala dei possibili imputati che concorrono alla distruzione del nostro cervello, c’è anche la componente emotiva, che non va assolutamente trascurata.
Persistere in un stato emotivo distruttivo o negativo può portare alla chiusura di molte porte addette al passaggio delle sostanze nutritive per le cellule. Per cui anche se si assumono integratori, cibi biologici e altro, se non ci si occupa dei problemi legati al proprio carattere, quelle porte saranno comunque ostruite e le nostre cellule non riceveranno il nutrimento necessario per mantenersi in buona salute. Se scarseggiano le sostanze nutritive nei nostri neuroni, si va incontro a un totale decadimento dei centri neurali, compresi quelli della memoria. In casi estremi, purtroppo oggi molto diffusi, sopravvengono malattie come l’ictus cerebrale, il morbo di Parkinson e l’Alzheimer.
Il ruolo del passato
Dobbiamo sistemare la nostra vita, iniziando a mettere a posto il nostro passato. Il passato va compreso e perdonato e poi lasciato andare. Capita sicuramente durante la giornata di pensare ad avvenimenti passati che ci hanno abbondantemente stressato. Ebbene sono tutte questioni che non si sono risolte e la nostra anima, che ci ama, le spinge in superficie per farcele osservare in modo da poterle risolvere. Se ci costringiamo ad osservarle, comprendiamo che noi non riusciamo a perdonarci per esserci messi in tale situazione, forse perché non eravamo riusciti a controllare la rabbia, forse perché non avevamo avuto la risposta giusta da dare: non vale la pena trovare i colpevoli fuori di noi e accanirci su di loro. La cosa più importante è occuparsi di sé stessi, lasciando che gli altri risolvano i loro problemi.
Perdonare e lasciare andare
Lo stress continuo causato dall’incapacità di staccarsi da un'esperienza passata comporta la debilitazione delle cellule cerebrali, le quali diventano sempre più inefficienti nell’elaborare i dati e le informazioni. È nostro compito fermare quell’immagine quando arriva e, facendo uno sforzo, perdonare l’avvenimento. Perdonare significa non pensarci più, significa chiudere quella faccenda in modo che non occupi più posto nella nostra mente. Se si riesce a perdonare se stessi e gli altri, il nostro cervello non rischierà di essere attaccato da malattie degenerative. Ma, se non si è fatto il lavoro a tempo debito, quando si arriva alla terza età il cumulo di esperienze negative è talmente grande che diventa molto difficile uscirne illesi. Allora chi deve cambiare, se ora il nostro cervello non funziona a dovere ? Noi. Chi è il principale artefice di tutta la faccenda? Sempre noi. Dove bisogna rivolgere l’attenzione per arrestare questo stato degenerativo? Dentro di noi. È qui che troviamo tutte le risposte e le soluzioni.
Dobbiamo mettere in conto che, se stiamo diventando smemorati, oltre a migliorare l’ambiente fuori di noi, la qualità dei cibi che ingeriamo e i prodotti che consumiamo, dobbiamo necessariamente cambiare il nostro carattere e imparare a perdonare, perdonare, perdonare: noi e gli altri.
L'articolo che avete appena letto è tratto dalla rivista Consapevole numero 14.