Interferenti endocrini: cosa sono e perché sono pericolosi
Critica al sistema sanitario
Critica al sistema sanitario
Redazione - Scienza e Conoscenza - 23/11/2017
Un grande capitolo di sostanze pericolose cui tutti noi siamo esposti è quello degli interferenti endocrini. Questo termine, introdotto per la prima volta nel 1991, contempla tutte le sostanze di diversa natura (metalli pesanti, diossine, PCB, pesticidi, ritardanti di fiamma, bisfenolo A) che interferiscono con sintesi, secrezione, trasporto, azione, metabolismo o eliminazione degli ormoni. Il meccanismo d’azione presuppone la possibilità di interferire con la capacità delle cellule di comunicare tra loro attraverso gli ormoni e vastissima è la gamma di effetti negativi per la salute che ne conseguono: difetti alla nascita, deficit riproduttivi, di sviluppo, alterazioni metaboliche, immunitarie, disturbi neuro-comportamentali e tumori ormono-dipendenti.
Attualmente sono circa 1000 le sostanze che hanno questo tipo di azione, ma secondo la Società Europea di Endocrinologia sono ben 85.000 quelle in uso potenzialmente tali. Caratteristica comune per le sostanze dotate di questa modalità d’azione è l’assenza di soglie di sicurezza per cui paradossalmente dosi minimali possono essere più pericolose delle dosi elevate proprio perché questi agenti mimano l’azione degli ormoni fisiologici che – sappiamo- esplicano i loro effetti a dosi bassissime.
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La definizione che l’Istituto Superiore di Sanità dà di “interferente endocrino” è “una sostanza esogena, o una miscela, che altera la funzionalità del sistema endocrino, causando effetti avversi sulla salute di un organismo, oppure della sua progenie o di una (sotto)popolazione”. Queste sostanze quindi possono non solo esplicare effetti negativi sull’individuo esposto, ma anche sulle cellule germinali con effetti trans-generazionali, eventualità che desta ovviamente non poche preoccupazioni. Alla categoria degli interferenti endocrini appartengono ad esempio i composti perfluoroalchilici (PFAS, PFOA) di cui c’è una gravissima contaminazione in Veneto perché queste sostanze – ampiamente usate come antiaderenti, impermeabilizzanti – sono state immesse per decenni nell’ambiente dall’azienda produttrice e hanno contaminato la falda acquifera e la catena alimentare tanto che 85.000 persone sono soggette a un programma attivo di sorveglianza della loro salute.