La Medicina degli Affari: intervista al dottor Domenico Mastrangelo
Critica al sistema sanitario
Critica al sistema sanitario
Il caso vitamina C e COVID-19: come Big Pharma indirizza la ricerca medica e condiziona la nostra salute
Redazione - Scienza e Conoscenza - 05/08/2020
Questo articolo è tratto da Scienza e Conoscenza 73.
Ivan Illich diceva che «la corporazione medica è diventata una grande minaccia per la salute»: in un mondo in cui gli obblighi sanitari diventano sempre più stringenti e si affermano a divenire prerequisiti per accedere a diritti prima universamente riconosciuti (scuola, lavoro, salute), e la ricerca medico-scientifica è principalmente indirizzata dagli interessi dell’industria farmaceutica è difficile non aderire alla visione del filosofo austriaco.
Della commistione tra denaro e ricerca, interessi politici e salute pubblica abbiamo parlato col dottor Domenico Mastrangelo, che da decenni si occupa dello studio degli effetti della vitamina C ad alte dosi per via endovenosa – terapia da sempre osteggiata da Big Pharma – nel trattamento del cancro e di altre condizioni patologiche e ha al suo attivo oltre 120 pubblicazioni scientifiche sul tema.
Dottor Mastrangelo, lei ha scritto un libro dal titolo Il tradimento di Ippocrate. La Medicina degli affari: di che cosa parlava questo suo libro del 2010? Perché lo ha scritto e perché Ippocrate è stato tradito?
Il libro parla di tutto quanto c’è di sbagliato nella medicina. Purtroppo, tutti tendiamo a risiano fondate e precise, ma non è affatto così. «La medicina» – diceva William Osler, uno dei padri della medicina moderna – «è scienza dell’incertezza e arte della probabilità»; ed è proprio questa la chiave di lettura che tutti dovremmo adottare, per comprendere la vera natura e il ruolo dell’arte medica nella società.
Oggi più che mai si sta radicando nell’opinione pubblica l’idea che la medicina sia onnipotente e in grado di risolvere tutto e, in questa prospettiva, si va sempre di più affermando il “principio di autorità”, secondo il quale i concetti e le nozioni espressi dalla medicina non hanno bisogno di alcuna verifica scientifica o sperimentale. Si dice, ad esempio, che i vaccini hanno salvato l’umanità, fanno bene e sono privi di qualsiasi tossicità, e nessuno osa contraddire il medico che si esprime in questi termini, anche se un’accurata disamina dei fatti e della letteratura scientifica dimostra la totale infondatezza dell’assioma: vaccino uguale buono, efficace e sicuro.
La medicina, anche grazie allo strapotere economico di Big Pharma, che oggi si prende cura perfino della formazione dei giovani medici, è diventata l’antitesi della scienza e la sintesi del più bieco dogmatismo; la vicenda del COVID-19 ne è una chiara dimostrazione. Ippocrate è stato tradito dalla medicina dei farmaci e dei vaccini, in quanto, grazie sempre a Big Pharma, la medicina si è trasformata in business, perdendo completamente di vista il suo ruolo fondamentale e la ragione stessa della sua esistenza.
Il caso della vitamina C, di cui oggi si nega l’efficacia nella cura delle patologie virali e di quelle tumorali, come si inscrive nel quadro della medicina degli affari?
Ne è un caso perfettamente esplicativo: non importa che una terapia sia efficace; importa, caso mai, che essa si prolunghi nel tempo, magari fino alla morte, in modo tale che ognuno di noi diventi una specie di “abbonato” all’industria dei farmaci. Curare, nel senso di risolvere una condizione patologica, non è più tra gli obiettivi principali della scienza medica. La medicina deve, se possibile, cronicizzare le malattie, perché l’impiego dei farmaci si prolunghi fino alla fine della nostra esistenza. D’altra parte, nonostante il vasto armamentario di farmaci a nostra disposizione, di fatto non ci sono malattie che i farmaci possano “curare”, se per “curare” intendiamo operare in modo che la malattia scompaia e il paziente recuperi una condizione di salute stabile e definitiva.
Quali sono le dinamiche in atto tra ricerca scientifica, università, riviste scientifiche e case farmaceutiche che impediscono il proseguire della ricerca sull’efficacia della vitamina C?
A questa domanda risponde egregiamente la nota introduttiva di un libro, intitolato Medicine letali e crimine organizzato, scritto da Peter Gǿtszche, un medico che ha lavorato in un’organizzazione no profit che studia e analizza le sperimentazioni cliniche sui farmaci. L’introduzione a questo libro è stata scritta da Richard Smith, già editore capo del «British Medical Journal», che, a proposito dell’opera di Gǿtszche, così si esprime: «Le aziende farmaceutiche hanno sistematicamente favorito la corruzione delle ricerche di valutazione, al fine di accentuare gli effetti benefici e di minimizzare gli effetti negativi dei propri farmaci. Molti lettori si chiederanno se Peter non ci sia andato un po’ troppo pesante nell’accostare le attività delle aziende farmaceutiche a quelle della criminalità organizzata. Il crimine organizzato, secondo la legislazione americana, è contraddistinto dalla reiterazione di alcuni reati specifici, come l’estorsione, la frode, i reati contro le leggi federali, la corruzione, l’appropriazione indebita, l’intralcio alle indagini, l’intralcio all’applicazione delle leggi, la manomissione delle prove e la corruzione dei politici. Egli mostra fino a che punto si siano spinte le aziende nella campagna acquisti di medici, di professori universitari, di riviste mediche, di associazioni di professionisti e di utenti, di interi dipartimenti universitari, di giornalisti, di membri degli enti regolatori e di politici. Questo è il modo di procedere della criminalità organizzata». Più chiaro di così!
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