Scienza, conflitti di interesse e medicina amministrata
Critica al sistema sanitario
Critica al sistema sanitario
Immunità di legge è un libro da non perdere perché ci mostra in maniera chiara come la scienza non possa essere eletta a legge e come gli interessi politici, economici, sociali influenzano la ricerca scientifica che è quindi tutto fuorché imparziale e portatrice di verità assolute.
Redazione - Scienza e Conoscenza - 06/01/2023
Tratto da Immunità di legge, di Pier Paolo Dalmonte e Il Pedante.
Ai nostri giorni non esiste più, come in passato, la figura dello scienziato che, nell’isolamento del proprio laboratorio e della propria mente pensante, disvelava aspetti della realtà fenomenica, precedentemente celati allo sguardo della conoscenza1 , ed elaborava teorie che, lux ex tenebris, illuminavano il buio dell’ignoranza.
Le teorie e i modelli scientifici - ma finanche i risultati empirici - non sono solo influenzati, come abbiamo detto, dai pregiudizi derivanti dalla nostra visione del mondo, ma sono anche il risultato di un vasto ed intricato processo sociale che scaturisce dall’interazione dei diversi scienziati e delle diverse comunità scientifiche nel cosiddetto «mondo globalizzato» (ovvero, ciò che si potrebbe definire una sorta di web of belief su scala planetaria), nonché il frutto dell’influenza delle varie componenti sociali, politiche ed economiche che interagiscono nel consorzio umano .
È pertanto parodistico ridurre, come è stato fatto, tutta la faccenda ad una questione di consenso della fantomatica «comunità scientifica» circa l’efficacia e l’impiego di una determinata classe di farmaci nella prevenzione di alcune malattie da microorganismi patogeni. La suddetta «trama di variabili», che è costituita da un coacervo di molteplici influenze e multiformi visioni del mondo, non riguarda solo le politiche sanitarie, in senso stretto, ma plasma finanche la formazione di quello che è considerato il «sapere scientifico» più accreditato che, nella vulgata degli «esperti», viene spacciato come dogma.
A questo proposito - ma questa è solo la «punta dell’iceberg» - è inevitabile pensare alle varie influenze, economiche e politiche, sulla formazione dei dati e dei fatti scientifici, influenze che si esercitano sulle istituzioni nelle quali si effettua la ricerca, anche a livello clinico; o all’influsso dell’industria privata sulla comunità scientifica.
È l’industria privata che finanzia la più parte dell’attività di formazione: congressi, corsi, società scientifiche, ovvero tutto ciò che confeziona gli assunti che costituiscono lo «stato dell’arte» nell’ambito della conoscenza medica. Inoltre, essa è predominante per ciò che riguarda la ricerca lo sviluppo delle tecnologie diagnostiche e terapeutiche.
Pertanto, se può essere ovvio che lo scopo di queste ricerche sia il profitto e non «nutrire gli affamati e vestire gli ignudi», è senz’altro lecito nutrire qualche dubbio che questo tipo di interessi possa configgere con l’obiettivo di perseguire il bene dei pazienti o con l’attendibilità dei risultati riportati.
Data la diffusione e la capillarità delle influenze citate, è lecito presumere che l’ostentata e decantata (dagli «esperti») obiettività scientifica sia, in larga misura, una fola per fanciulli nella quale fede, conformismo, opportunismo e conflitti d’interesse di vario genere danno origine a una confusione epistemica nella quale è difficile orientarsi, al punto che, come scrisse Ludwik Fleck: «un modello scientifico è basato sul consenso a smettere di pensare».
Tratto da Immunità di legge, di Pier Paolo Dalmonte e Il Pedante.