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Scienza di Stato: intervista a Il Pedante autore del libro "Immunità di legge"

Critica al sistema sanitario

Scienza di Stato: intervista a Il Pedante autore del libro "Immunità di legge"

Critica al sistema sanitario

Scienza di Stato: intervista a Il Pedante autore del libro "Immunità di legge"

Obbligatorietà vaccinale: uno spunto per riflettere sulle finalità e gli utilizzi della scienza, il principio di autorità, il metodo scientifico 


Valerio Pignatta

L’obbligatorietà vaccinale per 10 vaccini è diventata legge di stato in Italia nel 2017. Il percorso legislativo che ha portato a tale obbligo è stato travagliato e ha visto anche la protesta indignata di una parte – seppur minoritaria – della popolazione e del mondo medico-scientifico.

I medici che si sono opposti coraggiosamente al diktat farmaceutico sono stati ricondotti a più miti consigli in vari modi repressivi. I politici hanno dimenticato le promesse pre-elettorali. I genitori “disobbedienti” sono stati inondati di minacce di ogni tipo. Le analisi obiettive e disinteressate del fenomeno sono state poche e isolate. Ma alcune anche eccellenti, come quella trasformata in un libro, Immunità di legge, a cura di Stefano Mantegazza, alias Il Pedante, e del dottor Pier Paolo Dal Monte. Sull’onda del successo di tale lavoro, abbiamo intervistato uno degli autori, Il Pedante, per avere un quadro maggiormente delineato di quello che ha significato introdurre questa legge e dei punti chiave che vanno tenuti presente oggi nella valutazione del fenomeno “vaccinazioni di massa”. 

Valerio Pignatta - Per entrare immediatamente nel pieno della questione direi che dopo aver letto il libro la domanda fondamentale che ne esce è: ma oggi, dove sta andando la “scienza”? Quella tra virgolette, truffaldina, fittizia, arraffona, autoritaria (se vogliamo rivestire una modalità di denuncia che alcuni potrebbero definire forzata) e se ancora ne esiste una che invece è affidabile e sincera, dato che la contaminazione tra scienza e governo evoca una prospettiva allarmante che lei sintetizza in una frase dei dittatori di George Orwell nel suo 1984 ossia «Quando saremo onnipotenti non avremo più bisogno della scienza». Come commenta? 

Il Pedante - Non esistono scienze «buone» o «cattive», ma uomini e donne che praticano la ricerca scientifica e ne applicano i risultati. Ciò che si è pericolosamente perso di vista nel dibattito contemporaneo è appunto il fatto che la scienza non è un ente dotato di personalità propria, né un totem di verità (o falsità) a cui abbeverarsi, ma un’attività condotta da persone fisiche che vivono nel mondo e condividono i bisogni e le contraddizioni del mondo. L’attività scientifica è sempre indirizzata da istanze politiche in senso lato perché è chiamata – e per questo finanziata – a risolvere i problemi che la società e/o i gruppi dominanti reputano più urgenti in un dato momento storico. Se in tempo di guerra gli scienziati dedicano molti sforzi allo sviluppo di nuove armi, in tempo di pace inventano farmaci, sementi, motori più efficienti ecc. Queste contaminazioni sono positive perché altrimenti la scienza diventerebbe un esercizio inutile e astratto.


"NEL CAPITALISMO IL RISULTATO SCIENTIFICO È UNA MERCE
COME OGNI ALTRA MERCE, SI SCAMBIA E DEVE PRODURRE UTILI" 


Il problema nasce invece quando si inverte il flusso delle influenze, quando cioè i poteri politici ed economici investono fittiziamente il risultato scientifico di un’autonomia e di una purezza che gli sono estranei per giustificare le proprie decisioni e porle così al di fuori della negoziazione democratica. Ciò non è soltanto eversivo (per la nostra Costituzione la scienza non è una fonte del diritto, lo è invece la volontà popolare) ma è anche gravemente lesivo della libertà di sviluppare nuove conoscenze perché, inevitabilmente, le ricerche e i risultati scientifici non conformi all’obiettivo politico del momento finirebbero per essere scoraggiati od ostracizzati, come sta ad esempio avvenendo con le radiazioni dei medici critici verso le politiche vaccinali in vigore. È questo il rischio preconizzato non solo da Orwell ma anche da Aldous Huxley ne Il mondo nuovo. È anche il messaggio che abbiamo affidato al sottotitolo del nostro libro: che la falsa idea della «scienza al governo» non può che produrre «il governo della scienza». Più recentemente abbiamo sviluppato queste osservazioni in un “Manifesto per la scienza” pubblicato dall’associazione Eunoè, che invito a leggere all’indirizzo http://manifesto.eunoe.org. 

Valerio Pignatta - Il perno centrale su cui ruota la forzatura dell’obbligatorietà è quello dell’immunità di gregge e l’attribuzione della colpa in chi non vaccina rispetto al resto della comunità. Eppure se si approfondisce il tema è chiaro e scientificamente comprovato che la realtà di questo concetto è molto più complessa della semplificazione che se ne vuole fare, e che i conti non tornano. Ciononostante, non si riesce a far recepire questa incongruenza al grande pubblico, e anzi, nei commenti ad articoli sui vaccini di tipo più obiettivo, i lettori solitamente sono ferocissimi nel condannare chi osa farsi degli scrupoli o sollevare obiezioni, sebbene documentate. Secondo lei qual è il motivo? 

Il Pedante - È difficile spiegarlo in poche parole. Alessandro Manzoni ci ha insegnato che gli epidosi di caccia all’untore si sviluppano in periodi di crisi materiale e morale. Più nello specifico, esse rappresentano un tentativo estremo di compensare la sfiducia delle popolazioni verso chi le governa. Oggi molte persone vivono sulla propria pelle gli effetti di un declino civile che si riverbera sulla percezione della propria sicurezza personale, reddituale e anche sanitaria. I continui tagli di risorse umane e materiali al servizio sanitario pubblico, impietosamente fotografati dalle statitistiche, sono sotto gli occhi di tutti e rappresentano il capitolo di un più generale arretramento dell’assistenza pubblica in ogni settore che lascia i cittadini alla mercé della «durezza del vivere». In questi frangenti è facile la tentazione di addossare la colpa a una minoranza indisciplinata: sia da parte delle popolazioni che si vedono sbarrata la strada del cambiamento politico, sia da parte degli stessi politici, che possono così indirizzare verso il basso il malcontento popolare. A ciò va aggiunto anche il fatto che viviamo in un’epoca di ubriacatura tecnica in cui spopola l’illusione che i progressi scientifici – dalle reti ultraveloci all’intelligenza artificiale, dai nuovi farmaci agli impianti cibernetici – possano risolvere i danni delle cattive politiche e, di fatto, sostituirsi ad esse (tecnocrazia). Questa ubriacatura e questa illusione sono purtroppo lontane dall’essere smaltite. Così, mentre sogniamo di eradicare una manciata di malattie con una puntura – e perciò perseguitiamo ferocemente chi vi si oppone – ci dimentichiamo dei punti nascita che chiudono, delle ore trascorse nei corridoi dei pronto soccorso, della carenza di medici e infermieri, anche pediatrici, della fatiscenza degli ospedali in cui è sempre più facile morire di infezioni. La presunta facilità di un gesto tecnico «sicuro ed efficace» che dovrebbe risolvere tutto rende le persone più insofferenti verso chi non si piega a un rito apotropaico che, come tutti i riti, non tollera la miscredenza...


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Valerio Pignatta
Valerio Pignatta, giornalista scientifico, naturopata e con due lauree a indirizzo storico, cura da numerosi anni come direttore editoriale alcune... Leggi la biografia
Valerio Pignatta, giornalista scientifico, naturopata e con due lauree a indirizzo storico, cura da numerosi anni come direttore editoriale alcune collane di libri di medicina e alimentazione naturale per la casa editrice Macro Edizioni. Ha pubblicato diversi articoli sui periodici nazionali sulle tematiche inerenti il rapporto salute/ambiente... Leggi la biografia

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