Perché i vaccini non vengono sottoposti a studi clinici randomizzati?
Critica al sistema sanitario
Critica al sistema sanitario
Tetyana Obukhanych - 28/09/2017
Nell’ambiente dell’elaborazione dei vaccini si sostiene, con l’avallo della teoria immunologica, che non appena un miscuglio di materia biologica ha acquisito il nome di vaccino in virtù della sua capacità di indurre la produzione di anticorpi, anche la sua efficacia nella prevenzione della malattia sia automaticamente scontata, senza alcun ulteriore sforzo per dimostrare la veridicità dei fatti.
Allo scopo di dimostrare l’azione immunizzante dei vaccini nella prevenzione delle malattie, alla metà dei partecipanti di uno studio clinico, scelti in modo casuale, andrà somministrato un placebo del vaccino “in cieco”, ossia senza che i soggetti e il medico sappiano che cosa sia la sostanza che verrà assunta. Questa pratica è ritenuta contraria all’etica perché in teoria si permette scientemente che il gruppo di controllo che assume il placebo contragga la malattia nel corso della sperimentazione. La moderna etica della medicina convenzionale non può permettere una situazione di questo tipo, perciò l’efficacia dei vaccini nella prevenzione delle malattie è raramente oggetto di studio diretto. Piuttosto, le conclusioni si desumono dall’efficacia dimostrata dal vaccino nell’indurre la produzione degli anticorpi e dall’interpretazione delle statistiche sull’occorrenza della malattia dopo l’introduzione della vaccinazione nella popolazione generale. Se l’incidenza della malattia continua a diminuire dopo l’introduzione del vaccino, il merito viene attribuito al vaccino stesso. Se invece l’incidenza aumenta (vedi l’esempio della pertosse nel Capitolo 11), beh... allora la conclusione è che il vaccino non è stato somministrato con sufficiente frequenza, e questo impone l’aggiunta di un’altra iniezione di richiamo nel programma di vaccinazioni.
Leggi anche
È contrario all’etica e politicamente inaccettabile chiedere che l’efficacia di un vaccino nel prevenire una malattia venga stabilita da uno studio clinico controllato randomizzato, ma potremmo domandarci: è etico approvare una procedura biologicamente invasiva e clinicamente rischiosa come una vaccinazione, senza una prova diretta della sua efficacia ai fini della prevenzione?
È etico imporre a un neonato sano, in assenza di ogni incombente minaccia di malattie mortali, il rischio di una reazione avversa al vaccino, senza garantire nemmeno un’effettiva protezione futura? È etico far morire una persona regolarmente vaccinata per effetto di una malattia per la quale il vaccino era stato studiato, senza però verificarne la capacità di prevenzione?
Forse non siamo consapevoli che le nostre certezze rispetto agli effetti protettivi dei vaccini si basano in buona parte su motivazioni prive di solido fondamento scientifico. Ci sono motivazioni teoriche per imporre i vaccini? Nel prossimo capitolo andremo a fondo di questo interrogativo.
Approfondisci su