La Natura non butta via niente
Redazione - Scienza e Conoscenza - 01/01/2016
Tratto da Scienza e Conoscenza n. 27.
Per chiunque abbia fatto almeno un viaggio in India a fine secolo, è risaputo quanto in quei luoghi, il letame, peraltro sovrabbondante elemento di scarto delle mucche a piede libero, fosse non solo sacro come la fonte, ma sacrosanto elemento combustibile per produrre calore e energia di diretto utilizzo. Senza dimenticare la preziosità dello stesso materiale pressato, per fare i tetti e i pavimenti alle capanne.
Che bastasse fare 1+2 per arrivare a ripensare il letame – titolato tecnicamente come biomassa – quale fonte di biogas, era da augurarselo. Infatti, è già da un po’ di tempo, con un apice a inizio d’anno, che si sente parlare d’innumerevoli sperimentazioni su biomasse, con specifica attenzione allo sterco di mucche, cavalli, polli, suini e quale altra specie vivente ne possa produrre in quantità (senza fare i nomi).
Ovviamente questo richiede una procedura controllata, facendo decomporre il letame da batteri in assenza di ossigeno.
Se ne fa portavoce anche la Coldiretti sottolineando che sulla prima Gazzetta Ufficiale del 2009, è stato pubblicato il decreto del ministero dello Sviluppo economico che da' il via libera agli incentivi per la produzione di energia elettrica da parte di piccoli impianti, installati in aziende agricole e stalle, alimentati a biomassa agricola come le colture energetiche, i residui di potature o letame proveniente dagli allevamenti.
Un esempio dell’utilizzo di tali fonti si ha in Veneto, dove sono già attivi venti impianti a biogas per un totale di 23 milioni di tonnellate all’anno di biomassa, di cui 6,5 milioni solo di liquame, che danno quasi 45 milioni di metri cubi di biogas e una potenzialità degli impianti che oltrepassa i 15,5 MW.
In Olanda si è pensato di utilizzare il letame di pollo per alimentare il più grande impianto a biomassa del Paese che fornirà energia elettrica pulita a 90.000 famiglie.
Per tornare all’Italia, sarà l’Ippodromo romano di Capannelle ben fornito di escrementi di innumerevoli cavalli, che vedrà il sorgere di un impianto per produrre biometano.
La sua prossima futura potenzialità potrà alimentare circa duemila case, sfruttando la digestione anaerobica di 43mila metri cubi di sterco.
Facilmente si affaccia alla mente la canzone di De Andrè – le cui note hanno risuonato in questi giorni d’anniversario un po’ dovunque – che ha lanciato non solo un messaggio d’amore ma anche un appello ecosostenibile: dal letame nascono i fiori… e, a quanto pare, molto altro.
Lo attesta anche una recente ricerca pubblicata sull’Environmental Research Letters. Dalla cacca degli animali d'allevamento degli Stati Uniti si potrebbe ricavare abbastanza energia da coprire fino al 3% del fabbisogno di elettricità del Nord America. Lo sterco da essi prodotto si decompone naturalmente, emettendo gas serra, fra cui metano e protossido di azoto. Tra le proprietà di quest’ultimo non c’è solo quella di essere un’esilarante (per chi abbia il coraggio di annusarlo da vicino…), ma di avere la capacità di riscaldare l’aria 15 volte più del metano.
Quindi, parafrasando un grande comico che vede i suoi natali in questa terra (la Romagna), è ora proprio il caso di dire che del maiale non si butta via niente. Neanche lo sterco!
Tratto da Scienza e Conoscenza n. 27.