La formula Caisse: un alleato contro il cancro
Medicina Integrata
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Era il 1995, un giovane medico nel suo camice bianco svolazzante e lo stetoscopio che spuntava dal taschino uscì dalla porta di un ospedale fiorentino dove stavo aspettando il risultato della biopsia del linfonodo che ingrossava il mio collo ormai da qualche mese...
Ludovico Guarnieri - 06/01/2022
Tratto dal libro La formula di Rene Caisse
Era il 1995, un giovane medico nel suo camice bianco svolazzante e lo stetoscopio che spuntava dal taschino uscì dalla porta di un ospedale fiorentino dove stavo aspettando il risultato della biopsia del linfonodo che ingrossava il mio collo ormai da qualche mese.
Mi consegnò una busta , la parola che cercavo era lì in caratteri maiuscoli: POSITIVO.
Nel linguaggio medico moderno era la risposta ad un quesito: Si tratta di un cancro del sangue comunemente chiamato linfoma? Si - positivo.
Quel giorno, in quel corridoio e in quell’Ospedale cominciò un avventura che avrebbe cambiato tutto il mio modo di vivere e di pensare. Allora non sapevo che sarei diventato un “malato esperto” e che la mia esperienza sarebbe stata di aiuto a tanti altri malati che come me si sarebbero trovati improvvisamente coinvolti nel “sequestro di persona” che segue alla diagnosi di cancro. Allora ero un giovane uomo che vedeva crollare la propria idea di futuro.
Dopo la diagnosi ebbi un colloquio con un ematologo presso l’Ospedale fiorentino di Careggi. Mi prospettò una difficile guarigione, una serie di dure terapie chemioterapiche, un conseguente peggioramento della qualità della vita. Ma la cosa che mi lasciò stupito e che mi fece decidere di andare a curarmi altrove fu la frase: "Mi disturbi il meno possibile perché io sono molto occupato".
Mi recai a Milano all’Istituto per la cura dei Tumori di via Venezian. Allora il migliore in Italia grazie al luminare che lo dirigeva. Quello che non sapevo era che il direttore era appena stato colpito da un ictus e questo aveva precipitato l’Ospedale in una guerra di successione. I medici si strappavano i pazienti l’un con l’altro e così mi ritrovai ricoverato nel reparto che trattava il cancro ai testicoli e non ad ematologia.
Fui ricoverato e dimesso dopo una settimana durante la quale feci la prima chemio. Nei mesi che seguirono facevo le chemio in day hospital. Arrivavo la mattina in treno da Firenze, subivo il trattamento e ritornavo a casa in giornata. Gli effetti collaterali peggioravano ad ogni infusione di liquidi venefici.
Fu alla sesta che cominciai ad usare Caisse Formula, una tisana che un amica mi aveva inviato dal Canada. Cominciai a stare meglio. Alla nona chemio fui dichiarato in remissione completa. Ma...
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Un anno dopo svanì l’illusione di essere guarito
La malattia era ripresa ed il mio corpo era pieno di linfonodi ingrossati. Presi il coraggio a quattro mani e feci una domanda precisa ai medici: "Quante probabilità di guarigione avevo se mi fossi curato con i loro metodi"?
Mi fu risposto: il 5%
E se non mi curo?
Ripeterono: il 5%
E' così che decisi che avrei provato a sopravvivere utilizzando solo la medicina naturale.
Nel 1997 scrissi e pubblicai La formula di Rene Caisse la storia della tisana con la quale avevo deciso di combattere il cancro e la descrizione della mia esperienza.
Per tre anni tenni la malattia sotto controllo, con alti e bassi. Avevo cambiato la mia dieta, mangiavo e bevevo solo cose di provenienza vegetariana e biologica, assumevo integratori ayurvedici e Caisse Formula. Praticavo la meditazione e lo yoga e viaggiavo per propagandare quello che avevo scoperto e per scoprire quello che ancora non sapevo.
Fu un periodo intenso dove ho imparato moltissimo sulla natura umana e su me stesso. Nel 1999 si aprì uno spiraglio. Negli USA si era sperimentata una nuova terapia a base di anticorpi monoclonali. Le nuove medicine erano appena arrivate nelle strutture ospedaliere italiane.
Consultai 7 ematologi e 4 di loro mi consigliarono per un autotrapianto del midollo. Due dissero che era troppo pericoloso e uno lasciò a me la scelta.
Cos'è l'autotrapianto del midollo
L’autotrapianto del midollo consiste in chemioterapie molto forti accompagnate da anticorpi fino ad ottenere la remissione completa dalla malattia. A questo segue la raccolta di cellule staminali senza malattia, da conservare in speciali celle frigorifere ad una temperatura di 360° sotto zero.
Ero avvertito: avrei potuto morire durante la cura, perché la raccolta delle staminali si sarebbe fatta quando il sistema immunitario fosse ridotto quasi a zero. Il gioco valeva la candela; su un piatto la mia morte prematura ma sull’altro piatto della bilancia c’era un lungo periodo senza malattia. Iniziai le terapie al San Raffaele di Milano nel febbraio 2000.
Andavo in ospedale una volta al mese e vi restavo per una settimana, le chemio erano così forti da necessitare controllo medico. Nel Novembre 2000 le mie cellule staminali, raccolte un mese prima, dai 360 gradi sotto zero furono riportate alla temperatura corporea di 36 gradi e infuse nelle mie vene mentre la stanza veniva immersa in un puzzo d’aglio da far invidia ad un ristorante indiano. E’ una strana caratteristica del trapianto di cellule staminali. Alla fine dell’anno 2000 ero ridotto ad uno straccio, pieno di farmaci da smaltire, ma ero vivo.
In quelle lunghe settimane in ospedale e nei mesi di chemio ad alte dosi, cominciai a scrivere il mio secondo libro: La cosa più stupefacente al mondo, avventure di un malato esperto.
A maggio del 2001 una telefonata mi avvertì che la TAC di controllo mostrava delle tracce di malattia nel polmone sinistro. Tornai nel reparto, nel farlo mi sembrava di entrare nel sepolcro.
Ma in pochi giorni organizzai, assieme alla mia straordinaria moglie Margherita, un consulto con uno dei più bravi ematologi mondiali a New York, presso lo Sloan Kettering Memorial Hospital, la dottoressa P., e successivamente sarei andato in Cina da un medico miitare dell’Armata Rossa che aveva una cura tramandata dalla madre sciamana.
Versione nuova
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Quel giorno in ospedale il nuovo primario, incaricato di fresco e voglioso di mostrare il proprio potere, mi propose una biopsia al polmone e una nuova chemio.
Gli dissi che avevo intenzione di avere una seconda opinione a NY e che dopo sarei tornato in reparto per decidere con lui sul da farsi. Se ne offese e per dissuadermi disse che forse non avrei avuto tempo per andare a NY perché sarei morto prima: "Forse a metà giugno sarà già troppo tardi" furono le sue parole.
Grazie alla paura che questa frase mi infuse ebbi il coraggio di fuggire dal reparto e mi recai a NY dove il consiglio ricevuto dalla dottoressa P. fu decisivo per la mia guarigione.
Tornai in Italia, mi sottoposi alla cura consigliatami in America e in settembre mi recai in Cina. Fu un viaggio faticoso, pieno di sofferenza ma determinato dalla voglia di guarire.
Anche lì ricevetti sostegno e medicine e andai avanti fino a che si scoprì che le ultime tracce del linfoma si erano annidate nella mia tibia sinistra dove avevano scavato un canale lungo 12 centimetri.
Il tentativo del mio sistema immunitario di localizzare e neutralizzare il cancro nascosto nelle ossa mi aveva provocato dolori lancinanti a tutte le articolazioni, al punto di costringermi in sedia a rotelle. Ma non mi arresi, appena scoperta la causa mi sottoposi a radioterapia ad alte dosi su consiglio del bravo ematologo che adesso mi seguiva.
La terapia funzionò, non sapremo mai se il linfoma dentro le mie ossa si era trasformato in qualcos’altro. Non ci interessa, disse il mio nuovo medico, l’importante è il benessere del paziente.
E' da allora che la malattia non si è fatta più viva.
Nel 2004 pubblicai con Anima edizioni La cosa più stupefacente al mondo poi riedito nel 2006 da TEA in una nuova versione.
Non mi chiedo cosa mi ha fatto guarire, se la medicina allopatica o quella alternativa, o l’amore per mia moglie o il suo per me, se la mia determinazione o la semplice fortuna. 11 anni dopo l’ultima terapia allopatica continuo a prendere Caisse Formula, evito lo stress e custodisco la mia vita come un bene prezioso. Partecipo ad ogni iniziativa che mi viene proposta per il bene e i diritti dei malati di cancro e mi auguro che questa mia testimonianza possa essere di aiuto a chi ancora si fa delle domande.
Avventure di un malato esperto - Prefazione di TIZIANO TERZANI
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