Cervello, intestino, microbiota: un legame che dura tutta la vita
Medicina Integrata
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Il microbiota, in tutti i suoi aspetti e sistemi dell’organismo in cui è operante, è stato il compagno costante nella vita degli esseri viventi nel corso dell’evoluzione, permettendo, molto probabilmente, l’evoluzione stessa.
Redazione - Scienza e Conoscenza - 31/10/2021
Tratto dal libro Cervello-Intestino, un legame indissolubile - di Stefano Manera
Il microbiota intestinale rimane il nostro fedele compagno per tutta la vita, dalla nascita alla morte. Esso inizia a formarsi proprio quando ognuno di noi è ancora nel ventre materno; è lì che si forma il primo nucleo colonizzatore di quello che diventerà il microbiota adulto che sarà in grado di condizionare lo stato della nostra salute, così come della nostra malattia.Ma non solo.
Esso sarà in grado di condizionare anche l’invecchiamento e i processi che la medicina moderna definisce col termine di aging. Proprio in tale ottica, questo ricco ecosistema non è statico, ma piuttosto è in uno stato costante di flusso, in continuo divenire. In ogni individuo, il microbiota presenta piccole variazioni giornaliere o stagionali della sua composizione che dipendono da molteplici fattori, ma queste fluttuazioni diventano più evidenti quando osserviamo la vita di un individuo nella sua interezza.
Nella prima infanzia e nella vecchiaia, il microbiota è piuttosto diverso dal tipico microbiota intestinale adulto. In questi due periodi della vita, che sono infatti molto delicati e presentano caratteristiche proprie, il microbiota non solo è molto reattivo alle influenze esterne (compresi eventuali trattamenti farmacologici), ma è anche molto influente per quanto riguarda lo stato di salute generale dell’individuo.
È risaputo che le neuroscienze identificano la prima infanzia come un periodo estremamente delicato nell’evoluzione cognitiva del soggetto: è un momento temporale in cui il cervello è più sensibile e vulnerabile agli stimoli ambientali, ed è in questo periodo che si forma il linguaggio e prende corpo la capacità cognitiva. È stato ipotizzato che questi periodi così sensibili della vita, coincidenti con una maggior delicatezza del microbiota intestinale, corrispondano a periodi sensibili per lo sviluppo o per il declino di altri sistemi corporei, come ad esempio il sistema immunitario, il sistema ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA), l’asse cervello-intestino e il sistema neuropsichico in generale.
Nella prima infanzia, inoltre, il microbiota intestinale gioca un ruolo decisivo per il corretto sviluppo del sistema immunitario del bambino e tutto questo si rifletterà inevitabilmente nel quadro più generale della salute e della malattia del soggetto adulto. Ogni azione terapeutica eseguita su un bambino, compresi gli interventi medici, farmacologici e nutrizionali, è in grado di condizionare in maniera estremamente precisa lo sviluppo psicofisico successivo di ogni persona.
LE PRIME FASI DELLA VITA
Sappiamo quando inizia la colonizzazione dell’intestino da parte dei nostri amici batteri? Effettivamente no e c’è più di qualche controversia a riguardo. Studi recenti che riportano l’esistenza di un microbiota placentare e una conseguente colonizzazione già durante la vita intrauterina del feto sono smentiti da altri studi che suggeriscono che questi risultati sono influenzati dalla contaminazione, dato che la placenta e l’utero si ritiene siano sterili. La colonizzazione intrauterina tuttavia non sembrerebbe avere un effetto così importante sulla composizione del microbiota postnatale rispetto alla fondamentale colonizzazione che avviene durante la nascita.
Questo tuttavia non è un dettaglio di poco conto quando parliamo dell’impatto del trasferimento prenatale di microrganismi dalla madre al bambino, anche in basso numero. La fisiologia della gravidanza ci insegna che i tessuti materni aumentano la loro permeabilità. Non è un mistero che le donne che aspettano un figlio riferiscano aumento ponderale e spesso lamentino gonfiore e ritenzione idrica.
La Natura in quel periodo decide che la donna debba essere il “deposito” energetico del bambino che si sta formando e che debba potergli così trasferire parte delle sue informazioni, batteri compresi. Il passaggio (fondamentale e ancora poco compreso) può avvenire solo se i tessuti diventano permeabili. La sperimentazione su animali ha constatato ad esempio che lo stato germ-free durante la gravidanza ha effetti drammatici sullo sviluppo della prole nei roditori.
In questo caso sono evidenti gli effetti sulla permeabilità della barriera emato-encefa-lica, con un aumento della stessa e una bassa espressione della proteina a giunzione stretta chiamata occludina; questi effetti perduravano anche dopo la nascita e nell’età adulta.
È importante sottolineare che questo studio ha identificato che l’integrità della barriera emato-encefalica potrebbe essere ripristinata attraverso la ricolonizzazione postnatale del microbiota, definendo quindi un preciso ruolo causale del microbiota nello sviluppo della barriera emato-encefalica stessa.
Questo aspetto potrebbe essere di enorme importanza soprattutto nella correlazione tra disbiosi e patogenesi dei disturbi del neurosviluppo. In questo senso, i fattori materni prenatali implicati nell’insorgenza o nel mantenimento della disbiosi sono molti (ad esempio dieta, obesità, attivazione del sistema immunitario, stress) e sono tutti noti per alterare il corretto sviluppo neuropsichico della prole sia nei nei roditori che negli esseri umani.
È difficile dare una definizione rigorosa di quello che potrebbe essere un microbiota sano durante i primi anni di vita. Tuttavia, è noto che esso tende a svilupparsi intorno a specie che colonizzano precocemente l’intestino costituendone il primo nucleo e modellandone la composizione a lungo termine. Subito dopo la nascita, il microbiota è tipicamente costituito da Enterobacteriaceae, Bifidobacteriaceae e Clostridiaceae; man mano che il bambino cresce, si assiste a un incremento dei batteri anaerobi obbligati con un aumento della biodiversità complessiva, raggiungendo livelli simili a quelli degli adulti verso il primo anno di vita, periodo che coincide con lo svezzamento e il passaggio all’assunzione di cibi solidi.
La differenziazione del microbiota aumenta fino ai tre anni circa di età. Lo svezzamento e questo rapido sviluppo del microbiota si sono dimostrati fondamentali per la protezione contro la genesi di patologie autoimmuni nei topi. Tuttavia, anche dopo lo svezzamento, il microbiota continua a cambiare, ma la sua composizione nei bambini sani (misurato a 7-12 anni di età) rimane significativamente diversa da quello dell’adulto.
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