Siamo al 90% fatti di microbi: scopriamo che cos'è il microbiota
Medicina Integrata
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Col termine microbiota infatti si intende la popolazione di batteri, funghi, virus e protisti che convivono con noi. Questa popolazione multivariegata e multistrutturata, è dotata di una propria autonomia anche se è in diretta e costante interazione con il nostro cervello.
Roberto Robba - 20/06/2023
Eh sì, tenetevi forte! In base al numero di cellule, siamo al 90% composti da microbi e solo per il 10% da cellule umane, con buona pace dei maniaci dell’igiene a tutti i costi. Uno dei campi di ricerca più interessante di questo nuovo millennio, è proprio capire come si comporta questo 90% di microrganismi e come interagisce col restante 10 % delle nostre cellule.
Che cos'è il microbiota
Col termine microbiota infatti si intende la popolazione di batteri, funghi, virus e protisti che convivono con noi. Questa popolazione multivariegata e multistrutturata, è dotata di una propria autonomia anche se è in diretta e costante interazione con il nostro cervello. Ma mentre un tempo si pensava che fosse il cervello “nervoso” ad avere gerarchicamente il comando sul Microbiota, oggi non si è più sicuri di questo, tanto che l’appellativo di “primo cervello” è conteso tra queste due entità.
Già nel 1994, un incredibile esperimento della Oxford University aveva messo in luce come i ratti, che normalmente stanno molto lontani dai gatti, loro predatori naturali, modificavano completamente il loro comportamento quando venivano infettati dal Toxoplasma Gondii, agente della Toxoplasmosi. Questo protista ha come obiettivo quello di raggiungere il gatto, nel cui intestino riesce a riprodursi. Tutti gli altri animali, uomo compreso, sono ospiti intermedi. Quando il Toxoplasma è all’interno dei ratti, questi vanno a soggiornare dove è presente l’urina del gatto, portando i roditori ad un comportamento chiaramente suicida. Può un microrganismo cambiare così tanto il comportamento dell’ospite?
La risposta ce la da un altro studio canadese del 2011, che ha analizzato due ceppi di topi, uno con comportamento estroverso e l’altro timido. Portando via completamente il microbiota intestinale da entrambi e scambiandolo, il comportamento si invertiva. Gli estroversi diventavano introversi e viceversa.
Dal microbiota al microbioma
Questo porta a farsi tante domande, visto anche il fatto che questi microrganismi esistono da molto tempo prima degli esseri umani. Una di queste è: “Ma chi siamo noi veramente?” Tanto più che è ormai acquisito che il microbiota scambia in continuazione parti di materiale genetico, i cosiddetti trasposoni, con le nostre cellule. Fatto questo che ci costringe anche a rivedere il concetto di “patrimonio genetico”, che non va più considerato come quello presente esclusivamente all’interno delle nostre cellule, bensì come la somma di questo più quello del microbiota, detto microbioma.
Dei ricercatori americani hanno coniato quindi un nuovo termine per definire l’essere umano: noi saremmo degli “Olonti”, da Holos inteso come complesso di più parti. Praticamente dei Licheni, cioè esseri composti dall’unione di più organismi in simbiosi.
Una simbiosi molto stretta secondo la ricercatrice Margulis, che afferma che i mitocondri delle nostre cellule erano originariamente dei batteri arcaici che in virtù della loro capacità di utilizzare l’ossigeno sono stati cooptati dalle cellule più grandi.
I batteri sono già nel liquido amniotico
E non è tutto. Si è sempre pensato che durante la gravidanza l’ambiente amniotico fosse sterile e che il bambino venisse in contatto con i primi ceppi di microrganismi durante il passaggio nel canale vaginale. Recenti studi dimostrano invece che il bambino comincia a formare il suo microbiota già all’interno dell’amnios, e che questo origina dal microbiota orale della madre. Tutto ciò è molto interessante, perché fa capire come fisiologicamente, in determinate situazioni, i batteri possano spostarsi nel nostro corpo senza che il sistema immunitario intervenga. Il che dimostra che esiste un “accordo” col cervello per far sì che questo avvenga. Una visione integrata completamente nuova del rapporto tra noi e questi microrganismi.
Tale microbiota orale, che interviene in patologie quali carie, parodontiti, faringiti etc., agisce quindi anch’esso sotto l’influenza del cervello. Ma di questo parleremo in un prossimo articolo…
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