Disturbi cardiaci: il coenzima Q10 ti salva la vita
Fulvio D'Avino - 01/01/2016
Il coenzima Q10 è anche detto ubichinone, in quanto presente in tutte le cellule del corpo (distribuzione ubiquitaria) ed ha una struttura simile a quella della vitamina K2.
Fu isolato per la prima volta nei mitocondri del cuore di bue da Frederick Crane, professore presso l’Università del Wisconsin, in USA, nel 1957.
La scoperta delle principali funzioni del coenzima Q10 valse a Peter Dennis Mitchell il Premio Nobel per la chimica nel 1978, mentre un pioniere nelle applicazioni cliniche di tale composto è senza dubbio il dottor Stephen Sinatra, emerito cardiologo statunitense.
Le fonti alimentari più ricche di coenzima Q10 sono la carne di manzo, il salmone, il tonno, gli spinaci, le arachidi. L’ubichinone viene anche sintetizzato nel nostro organismo, ma i suoi livelli decrescono con l’avanzare dell’età.
È un componente essenziale per il trasporto degli elettroni nei mitocondri e per la formazione di ATP; agisce quindi sulla respirazione cellulare e sulla produzione di energia, ed è pure un potente antiossidante.
Deficit significativi di coenzima Q10 sono stati riscontrati in varie patologie:
- Insufficienza cardiaca congestizia e cardiomiopatia dilatativa
Nei pazienti affetti da tali cardiopatie è stata dimostrata una consistente carenza di coenzima Q10 a livello ematico e, nei soggetti sottoposti a biopsia, anche a livello del miocardio. Sono stati effettuati numerosi studi in varie nazioni del mondo, compresa l’Italia, dove spicca in particolar modo una ricerca condotta su circa tremila soggetti. In tutte le sperimentazioni effettuate si è visto un notevole miglioramento sia dei sintomi soggettivi (dispnea, astenia, dolore epigastrico) che di quelli obiettivi, rilevati dagli esami strumentali (incremento della contrattilità e della funzionalità cardiaca, riduzione della dilatazione dell’atrio sinistro e del ventricolo sinistro). Il range terapeutico era compreso tra i 100 ed i 200 mg/die per os, almeno per 30 giorni.
- Ischemia cardiaca
Il coenzima Q10 aumenta il flusso coronarico, apportando benefici nei casi di infarto del miocardio e di angina pectoris. Inoltre la somministrazione pre-operatoria di tale composto potenzia la tolleranza all’ischemia da sostituzione di valvole cardiache.
- Malattie neurodegenerative
Il composto in questione determina un aumento del livello di dopamina nel morbo di Parkinson. Nella Corea di Huntington ritarda l’insorgenza dei deficit motori e prolunga la sopravvivenza - Gengiviti
IL dottor Wilkinson ha scoperto che nei campioni di tessuto prelevati dalle zone colpite dalle affezioni periodontali, i livelli di coenzima Q10 risultavano insufficienti, mentre i tessuti sani prelevati nella stessa bocca, non erano carenti di questo nutriente. Nei pazienti trattati con 50 mg al giorno, sono stati raggiunti significativi miglioramenti clinici entro 8 giorni dall’inizio della cura.
Infine, dal punto di vista fisiologico, il coenzima Q10 migliora le performances sportive ed accelera il recupero dalla fatica e del danno muscolare conseguente all’attività fisica.
Controindicazioni: gravidanza, allattamento.
Eventuali effetti indesiderati (seppur raramente e nella maggior parte dei casi a dosi elevate): reazioni allergiche, cefalea, nausea, diarrea.
Interazioni negative con farmaci: le statine ed alcuni beta-bloccanti come il propanololo, riducono i livelli plasmatici di coenzima Q10.
Interazioni positive: l’alfa-tocoferolo o vitamina E incrementa il deposito di coenzima Q10 nei mitocondri. La piperizina, presente nel pepe nero, ne aumenta i livelli ematici.