Curare lo streptococco, l'emicrania o la fame nervosa: il dottor Valesi risponde...
Vincenzo Valesi - 01/01/2016
Continua la rubrica del dottor Valesi che ha messo a disposizione la sua esperienza per i lettori di Scienza e Conoscenza.
Salve, vorrei sapere che rimedio usare per abbattere lo streptococco, un batterio che sta affligendo mia figlia per il quale la terapia antibiotica non sembra servire.
La parola “abbattere” forse non è la più appropriata per definire il superamento del rapporto con un microbo, o batterio, o germe. La medicina naturale si propone di modulare, di creare nuovi equilibri fra l’agente patogeno e l’organismo ospite. Siamo letteralmente popolati da batteri, che ritroviamo sulla pelle e sulle superfici di rivestimento del tubo digerente e respiratorio, al punto tale da poter dire che ci sono più batteri che cellule. In pratica siamo trasportatori “non autorizzati” di microbi. Quindi, anche se ve ne sono alcuni che possono crearci dei problemi, e nei confronti dei quali dobbiamo giustamente adottare delle misure precauzionali, è opportuno rivedere in parte il nostro atteggiamento mentale ed emotivo nei loro confronti, onde evitare di innescare una caccia alle streghe. È opportuno sviluppare una visione ottimistica e positiva della vita che coinvolge anche l’aspetto relazionale nei confronti dei nostri simili umani. Non a caso in uno dei vangeli, una celebre frase dice che "ci contamina, cioè può farci ammalare, non quello che entra dalla nostra bocca, ma quello che ne esce”, cioè le parole che dei pensieri sono espressione fisica. Non a caso la lebbra, malattia simbolo della paura del contagio, è scarsamente contagiosa proprio nella sua fase più deturpante e appariscente. Forse questo vuole insegnarci qualcosa che ci porti oltre la paura.
Ben lontano dal voler demonizzare l’uso degli antibiotici, che hanno un loro ben preciso ruolo, e che dovrebbero essere utilizzati sempre e solo su indicazione medica secondo il principio di “scienza e coscienza”, alla terapia convenzionale praticata, può essere affiancata la seguente proposta di integrazione terapeutica:
BELLADONNA HOMACCORD 5-10 gocce (a seconda dell’età del bimbo) mattina e sera;
STREPTOCOCCUS HAEMOLITICUS INJEEL 1 fiala per via sublinguale una volta alla settimana;
ECHINACEA COMPOSITUM FORTE 1 fiala alla settimana per via sublinguale.
Gentile dottor Valesi, la paziente è mia moglie (42 anni): vorrei chiederle un consiglio per l'emicrania vaso-motoria di cui soffre con attacchi frequenti negli ultimi mesi (10-15 giorni); la durata dell'attacco varia dalle 48 alle 72 ore e reagisce solamente alla terapia con triptani (Zomig 2,5 mg).
Vorrei sapere se c'è un percorso o un rimedio più naturale per alleviare questo problema.
La ringrazio in anticipo.
Emicrania significa letteralmente “metà del cranio”. Nell’uso comune il termine si riferisce a quelle sintomatologie dolorose che interessano prevalentemente metà della testa, e che possono estendersi a tutto il capo con variabili frequenza e durata degli attacchi. Il dolore ha spesso carattere pulsante, a sottolineare il meccanismo vascolare che sta alla base del disturbo: inizialmente infatti si verifica lo spasmo di un’arteriola all’interno del cranio, a cui corrisponde la fase cosiddetta dell’aura, che può accompagnarsi a disturbi visivi quali lampi, flah luminosi, sagome luminescenti a zig zag; successivamente si determina un rilasciamento della muscolatura liscia arteriolare con conseguente vasodilatazione, a cui corrisponde la fase del dolore vero e proprio; il carattere pulsante orienta verso l’origine vascolare arteriosa. La terapia dovrebbe prima di tutto contemplare il riconoscimento delle cause, predisponenti e scatenanti. Spesso questo non è possibile e allora si parla di forme “essenziali”, che significa “a causa non nota”
L’approccio terapeutico tradizionale si basa sull’uso di analgesici puri e FANS (vari nimesulide, diclofenac, ibuprofene ecc), fino ad arrivare all’utilizzo dei “triptani”, farmaci utili al momento della crisi, che inducendo vasocostrizione arteriolare impediscono quindi quella vasodilatazione responsabile della sintomatologia dolorosa. L’approccio terapeutico non convenzionale trova la sua migliore espressione nell’utilizzo, da soli o in associazione, di tre “giganti” delle medicine naturali: agopuntura, omotossicologia, omeopatia.
L’agopuntura da spesso degli ottimi risultati. Il meccansino di azione è complesso, ma fondamentalmente riconducibile a un riequlibrio del sistema neurovegetativo coadiuvato dalla liberazione di sostanze chiamate endorfine, le quali esplicano un’azione antidolorifica, rilassante muscolare, ansiolitica. I punti più frequentemente usati sono punti a distanza quali SU SAN LI(S36), RO KOU(GI4), SANN INN TSIAO(MP6), F3 , TR5, IT 3 sui quali è possibile lavorare anche con tecniche di digitopressione; oltre a punti locali ubicati sulla testa e variabili a seconda dei casi e della causa dell’emicrania (stress, intossicazione, alimentazione, stimoli termici quali caldo e freddo). Sono generalmente necessari cicli iniziali di circa 6 sedute a cadenza settimanale, seguiti da sedute di mantenimento con frequenza variabile da caso a caso, per esempio una volta al mese o ogni due mesi.
L’omotossicologia propone prima di tutto di “detossicare” la matrice, spesso predisposta a fenomeni infiammatori subclinici (cioè che non si manifestano in maniera eclatante, ma al di sotto della soglia di percezione di un’infiammazione), modulare la funzione di organi emuntori (escretori) quali soprattutto fegato, reni, intestino; poi di intervenire con farmaci composti più specifici i quali spesso contengono principi unitari omeopatici classici in bassa diluizione, e agiscono secondo i principi della similitudine sintomatologica e del sinergismo.
L’omeopatia propone un approccio globale che vuole considerare prima di tutto la costituzione, la modalità reattiva o diatesi (quella che Hanemann chiamava “miasma”), e la ricerca del farmaco biotipico, il cosiddetto simillimum: farmaco che nella sperimentazione fatta sull’uomo sano(il cosidetto proving) causa nella maggior totalità disturbi simili a quelli che è in grado di curare nell’uomo malato.
Fra i farmaci omeopatici più frequentemente utilizzati per l’emicrania ricordo: NUX VOMICA soprattutto se l’emicrania ha rapporto con problematiche digestive in un soggetto stitico e stressato da un lavoro manageriale, collerico, con abitudini voluttuarie quali fumo e alcool, e sonnolenza postprandiale; LYCOPODIUM: ha problematiche di fegato e intestinali, e cerca di costruire un’immagine di sé importante compensatoria di un senso di inferiorità, con senso di essere decaduto rispetto a passati tempi floridi; BELLADONNA: caratteristica pulsatilità, fenomeni vasomotori quali rossore del volto, scatenamento col freddo; LACHESIS, se l’emicrania è in relazione col ciclo mestruale (emicrania catameniale) in un soggetto intollerante al caldo e spesso con problematiche di gelosia e la sensazione di non essere abbastanza amato/a; BRYONIA: emicrania peggiorata dal caldo e dalla collera, migliorata comprimendo fortemente il capo. CHELIDONIUM: sede sovra orbitaria destra con sensazione di laccio stretto intorno alla fronte. GLONOINUM: aggravata dai minimi movimenti e scosse, dal calore del sole, associata a sensazione di violento afflusso di sangue alla testa.
Infine si suggerisce di evitare o ridurre il consumo di alimenti ricchi di istamina e tiramina o istamino liberatori quali: carni suine, formaggi fermentati, pomodoro, vino, birra, superalcoolici, carni in scatola, cioccolato, fragole, noci, arachidi, mandorle, crostacei e molluschi, formaggi stagionati, sardine, acciughe, sgombro, salmone affumicato.
Mia madre (83 anni) ha un tasso di acido urico piuttosto alto negli ultimi mesi e comincia ad avere qualche dolore alla gamba e le gambe gonfie la sera.
Oltre all'attenzione ai cibi, volevo chiedere se c'è qualche rimedio che possa aiutare a non far accumulare o ad eliminare l'acido urico in eccesso.
Grazie.
L’acido urico è il prodotto della degradazione delle purine, sostanze costituenti gli acidi nucleici, in particolare l’acido desossiribonucleico(DNA). Un suo aumento nel sangue può essere determinato o da una eccessiva produzione, o da un eccesso di assunzione con la dieta, soprattutto carnea, o da una ridotta eliminazione, per la quale compete soprattutto l’alcool. È per questo che abbondanti libagioni, specie a base di proteine animali e accompagnate da assunzione di alcoolici, possono scatenare quello che viene definito “attacco acuto di gotta”, dovuto al fatto che l’eccesso di acido urico passa dal sangue nei tessuti articolari scatenando una reazione infiammatoria vivacissima e dolorosissima, che spesso, ma non esclusivamente , interessa l’articolazione dell’alluce. Oltre che nelle articolazioni l’acido urico può precipitare nelle vie urinarie determinando la formazione di calcoli.
Per curare questa affezione la medicina convenzionale si affida a farmaci come l’allopurinolo, che riduce la sintesi dell’acido urico, utile quindi per la prevenzione; alla COLCHICINA e ai FANS (soprattutto l’indometacina) per curare l’acuzie.
La medicina naturale in particolare l’omeopatia, utilizza soprattutto tre farmaci: il COLCHICUM (articolazioni colpite rosse, migliorano col calore e si aggravano col freddo), il BENZOICUM ACIDUM, il LEDUM PALUSTRE (articolazione gonfia, calda, pallida, aggravata dal caldo e migliorata dal freddo) da soli o in associazione, preferibilmente alla diluizione/dinamizzzazione 5 CH. La frequenza delle somministrazioni è mediamente tre volte al giorno, ma anche più spesso in fase acutissima (ogni ora) , diradando via via che la sintomatologia si attenua. Nel periodo fra le crisi è possibile continuare un mantenimento a scopo preventivo, con frequenza delle somministrazioni anche solo di una volta al giorno, per periodi medio lunghi, anche diversi mesi.
Analoga indicazione ha l’omotossocologico LITHIUMEEL in compresse.
Nella gotta cronica il fitogemmoterapico FRAXINUS EXCELSIOR D1 (macerato glicerico) può favorire la regolarizzazione dei valori elevati di acido urico nel sangue.
Per quanto riguarda le gambe gonfie la sera è verosimile che si tratti di un problema di stasi venosa magari favorita dalla scarsa mobilità e posizione declive delle gambe; è opportuna comunque anche una valutazione della funzionalità cardiaca e renale.
Salve, come è possibile curare in modo naturale la fame nervosa? Esistono delle sostanze naturali o erbe che "demotivano" il cervello a farti credere di avere fame o aver bisogno di mangiare?
A me per esempio non fa effetto nulla che mi blocchi il senso di fame o quello di sazietà, perché il mio mangiare è dettato da schemi associativi indipendenti dallo stimolo della fame (es. mangio compulsivamente ogni volta che torno a casa).
Il problema va visto in chiave globale. L’assunzione di cibo e in particolare dei carboidrati è uno dei sistemi che portano alla liberazione di dopamina a livello del nucleo accumbens cerebrale. Questa gratificazione che da piacere e motivazione tende per ovvi motivi a reiterarsi e a contrastare lo stress, quando questo inonda di cortisolo il nostro cervello; lo stress può essere non cognitivo (da inquinanti chimici e fisici), sul quale dobbiamo agire rimuovendo le cause e detossicando la matrice connettivale; e/o cognitivo cioè dovuto ai pensieri conflittuali e alle emozioni: e siccome questo secondo tipo di stress è legato alla nostra interpretazione della realtà, a sua volta frutto di condizionamenti culturali, educazione e pregiudizi. È anche a questo livello che dobbiamo lavorare, per deprogrammare il nostro “software” cerebrale, e sostituirlo con un “software” più tollerante (questo può essere il ruolo della psicoterapia). Il BRS (Brain Rewarding System, sistema di gratificazione cerebrale) è sensibile anche ad alcool, droghe, nicotina, oppiacei. Quindi per risolvere il problema non basta dare l’ordine: “non fumare, non bere, non mangiare”, perché si rischia di spostare il problema su un altro strumento di gratificazione, a volte addirittura più pericoloso.
Se interveniamo solo con una terapia sintomatica magari proibizionistica il rischio è proprio quello di spostare la nostra attenzione verso un’altra forma di dipendenza, perché tutte le forme di dipendenza, farmacologiche, psichiche relazionali, esprimono la necessità di aumentare la produzione di dopamina.
Possiamo anche intervenire con un supporto farmacologico preferibilmente naturale, per esempio con SEROTONINA D6, 15 gocce x 3 volte al giorno, eventualmente associata a ANTIAGE FAM, 3 granuli mattina e sera in caso di bisogno. E con farmaci naturali fitoterapici, omeopatici, omotossicologici rivolti al superamento degli stati di conflittualità che generano ansia (IGNATIA, VALERIANA HEEL ,FLORITERAPIA).
Può avere il suo ruolo anche una adeguata psicoterapia.
Ma dobbiamo avere sempre la percezione di quanto il problema sia molto più complesso e quindi non gestibile solo con un approccio mono farmacologico e/o proibizionistico. Non a caso Jung affermava che tutto ciò a cui si resiste persiste. Bisogna coltivare emozioni positive e interessi anche di carattere relazionale e culturale che portino a sostenere il BRS (sistema di gratificazione) in maniera socialmente e individualmente non “pericolosa”e compulsiva; questo permetterà di uscire senza danni dal circolo vizioso delle dipendenze, perseguendo la creazione e il mantenimento di relazioni e comportamenti fisiologicamente gratificanti e non pregiudizievoli per la propria integrità psicofisica.
Sono Graziella, ho 59 anni e vorrei chiedere come comportarmi di fronte ad una diagnosi di sindrome di Guyon, dove mi ritrovo con perdita del senso del tatto e formicolii sopratutto al mignolo e parte del pollice della mano sinistra.
Uso le mani in quanto terapeuta shiatsu ho fatto arnica compositum fiale, poi apis 15 ch e bryonia 9 ch. Il problema esiste da un mese e non ho visto ancora miglioramenti. Non sussistono patologie di altro genere: se avesse qualche consiglio le sarei molto grata.
La sindrome della loggia di Guyon è l’equivalente della sindrome del tunnel carpale, solo che in questo caso è interessato il nervo ulnare nel suo passaggio a livello di un canale osseo fra i due ossicini del carpo, l’osso pisiforme e l’osso uncinato. È caratterizzata da un grado variabile di sofferenza del nervo ulnare, spesso determinato da una tendinite o meglio tenovaginite, per cui si crea una compressione sul nervo. Il nervo ulnare è un nervo misto sensitivo e motorio particolarmente importante, responsabile dei movimenti fini della mano perché innerva i muscoli lombricali e interossei. La sofferenza può essere di vario grado e possiamo avere disturbi sensitivi (dolore e parestesie) a livello di mignolo e parte dell’anulare, e motori.
La terapia è in relazione al livello di interessamento, documentato dallo studio dell’elettromiogramma e dalla velocità di conduzione del nervo ulnare al polso.
Può essere quindi necessario anche l’intervento chirurgico per decomprimere il nervo se la terapia conservativa con FANS (farmaci antiinfiammatori non cortisonici) o strumentale fisica non abbia prodotto l’esito desiderato.
Nel campo delle medicine naturali ci sono margini di intervento terapeutico con l’Agopuntura, la mesoterapia locale con farmaci omotossicologici, e farmaci omotossicologici ed omeopatici per via generale come l’ARNICA, la BRYONIA, la RUTA, l’APIS HOMACCORD gocce per il suo effetto drenante sulle ritenzioni idriche
Consiglio comunque un approfondimento con gli esami elettrofisiologici suddetti, che estenderei anche al territorio del nervo mediano, dal momento che nel tuo caso viene riferito anche un dolore al pollice, e il pollice non ha nulla a che vedere con il nervo ulnare e quindi con la sindrome della loggia di Guyon.
Disclaimer: gli articoli hanno il solo scopo di informare su possibili rimedi di Medicina non Convenzionale su determinati problemi di salute. L'editore non si assume responsabilità sull'utilizzo non consono delle terapie consigliate e invita i lettori a non prendere decisioni senza prima aver consultato personalmente il proprio medico o un medico specializzato.
Chi è Vincenzo Valesi
Laureato in medicina, svolge la sua attività professionale in qualità di medico di famiglia, integrando nella pratica clinica di tutti i giorni le conoscenze e gli insegnamenti delle medicine non convenzionali con quelle della medicina accademica classica. Da quasi trent’anni si dedica allo studio e alla pratica delle medicine non convenzionali, tra cui: agopuntura, auricoloterapia, omeopatia, omotossicologia, medicina manuale, podokinesiologia, podologia, riflessologia e iridologia secondo Bourdiol, fitoterapia, medicina estetica biologica, floriterapia, elettroagopuntura secondo Voll. Ha partecipato e continua a partecipare a numerosi seminari e gruppi di studio sulle medicine non convenzionali, in varie parti d’Italia.