Endotelio: l'amico del cuore
Medicina Integrata
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L’endotelio è un epitelio pavimentoso semplice, una sottile pellicola cellulare che costituisce il rivestimento interno dei vasi venosi, arteriosi e linfatici: il suo buon funzionamento ci protegge da infarto e ictus, le malattie del secolo
Davide Terranova - 10/02/2020
L’endotelio, dal punto di vista istologico, è un epitelio pavimentoso semplice, una sottile pellicola cellulare che costituisce il rivestimento interno dei vasi venosi, arteriosi e linfatici.
Si distribuisce per tutta la rete vascolare (calcolata in ogni essere umano di 96.000 chilometri) coprendo un’area di circa 400 metri quadrati. Oltre a essere un’anatomica barriera selettiva attraversata da micronutrienti e molecole di vario genere – che dal flusso ematico raggiungono le cellule per ogni loro necessità metabolica – le cellule endoteliali hanno l’incredibile capacita di secernere delle sostanze attive, funzionali, con la precisa azione di regolare la fisiologia del vaso sanguigno.
L’endotelio è composto da circa un miliardo e 200 milioni di cellule le cui caratteristiche si differenziano dalle “comuni” cellule di rivestimento, poiché queste possiedono un’incredibile capacità endocrina (messaggi biochimici verso un organo) e paracrina (messaggi biochimici da cellula a cellula). L’endotelio è quindi una sorta di “pavimento” funzionale distribuito su tutti i vasi (comprese le cavità interne del cuore dove prende il nome di endocardio) e non certo un “involucro” inerte come si pensava.
Lo yin e lo yang dell’arteria sana
Le molecole sintetizzate dall’endotelio sono molte, ma le più importanti sono l’endotelina con attività vasocostrittrice, e il monossido di azoto (NO) un gas con potente effetto vasodilatante. Già qui dovremmo essere pervasi da uno stupore eclatante: una cellula che contribuisce alla sintesi di un gas (precisamente grazie all’enzima monossidio nitrico sintetasi, eENOS – tipico delle cellule endoteliali – che lo sintetizza a partire dall’aminoacido arginina).
In perfetta armonia, come lo “yin” e “yang”, queste molecole mantengono l’equilibrio funzionale in un’arteria sana, regolandone il calibro con fini meccanismi compensatori opposti. Inoltre, endotelina e monossido di azoto, sempre con opposte funzioni, hanno la capacità di inibire o favorire l’aggregazione piastrinica, ovvero di inibire o favorire l’infiammazione richiamando o respingendo gli elementi corpuscolati circolanti (piastrine, globuli bianchi) che si attivano in caso di necessità. L’endotelina favorisce infiammazione e aggregazione piastrinica, il monossido di azoto invece ha effetto opposto, inibendo, ad esempio, l’aggregazione piastrina e la formazione di trombi.
Anche se per ragioni di spazio e contesto devo sintetizzare drasticamente l’approfondimento del sottile meccanismo biochimico prodotto dall’endotelio, appare già evidente da questi brevi spunti come un’alterazione funzionale di queste delicate e sensibili cellule endoteliali alteri anche la sintesi delle due molecole principali secrete, invalidando un equilibrio e producendo nell’arteria un'alterazione fisiologica prima, e un danno anatomico poi.
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In questo contesto, chiamato disfunzione endoteliale, si crea il substrato anatomico che permette al colesterolo, anzi, per la precisione, a delle proteine che contengono il colesterolo – le lipoproteine LDL (Low density Lipoprotein) – che in eccesso, o anche nella normale quantità, si insinuano nello spazio sottoendoteliale (intima) dell’arteria, attraversando l’endotelio “sofferente”e attivando quei fenomeni infiammatori che producono nel tempo le placche ateromasiche.
Questa la sintesi della teoria infiammatoria dell’aterosclerosi oggi comunemente accettata, la quale individua il ruolo principale di questo organo nascosto, l’endotelio, la cui disfunzione costituisce l’evento precoce che dà il via alle manifestazioni dell’ateroscelorosi.
Una prevenzione più efficace
Oggi abbiamo l’incredibile opportunità di sapere che la disfunzione dell’endotelio si manifesta con l’espressione, sulla membrana delle cellule endoteliali, di molecole adesive. Si tratta di recettori (v-cam, i-cam, e-selectine) la cui funzione è quella di “agganciare” i macrofagi circolanti (da qui il significato di “recettori di adesività”). La loro presenza quindi è segno precoce di sofferenza endoteliale...