I gruppi sanguigni non erano quattro?
Sara Raggini - 01/01/2016
Se eravate certi che i gruppi sanguigni fossero quattro, vi sbagliate. Un gruppo di ricercatori dell’Università del Vermont ha scoperto due nuovi gruppi sanguigni, chiamati Junior e Langreis, in onore dei due scopritori.
La storia dei gruppi sanguigni
Karl Landsteiner scopre i gruppi sanguigni nel 1902, partendo dallo studio del fenomeno dell’agglutinazione, fenomeno che si verifica quando il sangue di due essere umani viene a contatto. Il sangue è dotato di specifici anticorpi, a seconda del gruppo sanguigno, che contrastano le cellule sanguigne che non sono dello stesso gruppo, facendole solidificare.
Landsteiner ipotizza che questo comportamento non doveva essere una malattia (cosa che si credeva al suo tempo) ma dipendesse da un fattore ereditario.
Gli studi dello scienziato austriaco portarono alla determinazione di quattro gruppi sanguigni, quelli che noi tutti conosciamo – A, B, AB, 0. Nel 1940, insieme al Alexander Wiener, scoprì l’Rh, fattore sanguigno importantissimo nella determinazione della compatibilità del sangue nelle trasfusioni.
Le più recenti scoperte. Le scoperte di Landsteiner sono state di grande importanza nel mondo della medicina: è merito suo se oggi le trasfusioni sono possibili e grazie ad esse si sono salvate più di un miliardo di vite umane. Oggi, per determinare il gruppo sanguigno, si utilizza lo stesso procedimento utilizzato dallo scienziato austriaco più di 100 anni fa, l’agglutinazione appunto.
Le più recenti ricerche scientifiche, però hanno portato alla scoperta di ulteriori gruppi sanguigni. Questi sono molto rari e si concentrano in particolari zone del mondo. I ricercatori stimano che ci siano 50.000 persone con gruppo Junior negativo in Giappone.
Le conseguenze e i benefici
Avere un gruppo sanguigno raro o sconosciuto rappresenta un problema rilevante in quanto, in primo luogo, non ci sono numerosi donatori e in secondo luogo i laboratori sono spesso sprovvisti dei reagenti necessari a determinare l’identificazione. Le recenti scoperte hanno permesso di creare test appositi per determinarne l’eventualità e quindi permettere ai medici di essere preparati nel caso in cui un paziente con questo gruppo sanguigno abbia necessità di un trapianto o trasfusione.