Hericium erinaceus: il fungo che fa ringiovanire di 23 anni
Medicina Integrata
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L’Hericium erinaceus è un fungo edibile con una lunga tradizione di utilizzo nella medicina orientale per le sue proprietà benefiche a sostegno delle funzioni del tratto gastroenterico e del sistema nervoso centrale: ora uno studio italiano ne dimostra l'efficacia sulle malattie neurodegenerative
Stefania Cazzavillan - 06/02/2020
Il seguente articolo è tratto da Scienza e Conoscenza 71.
L’invecchiamento porta a declino cognitivo e locomotorio. Tale declino è associato a un peggioramento della qualità della vita e può avere effetti negativi sulla salute. La “fragilità” è considerata una vera e propria sindrome associata all’invecchiamento. Fragilità cognitiva e motoria evolvono parallelamente. L’Hericium erinaceus è un fungo edibile con una lunga tradizione di utilizzo nella medicina orientale per le sue proprietà benefiche a sostegno delle funzioni del tratto gastroenterico e del sistema nervoso centrale.
Dati in letteratura hanno dimostrato effetti neuropreventivi, neuroprotettivi e di sostegno e recupero in presenza di alterazione delle funzioni cognitive e di malattie neurodegenerative, quali il morbo di Alzheimer e di Parkinson. Le molecole ritenute principalmente responsabili di tali effetti sono le erinacine presenti nel micelio del fungo e gli ericenoni presenti nel corpo fruttifero. Per le loro particolari caratteristiche chimiche, le erinacine e gli ericenoni non sono presenti nell’estratto acquoso del fungo, per cui è preferibile l’utilizzo del fungo intero (micelio e corpo fruttifero).
Uno studio italiano ne dimostra l’efficacia
Questo fungo è stato studiato all’Università di Pavia dal gruppo della professoressa Paola Rossi in modelli animali di topi “anziani” per valutare i suoi effetti su entrambi le tipologie di fragilità. Caratteristica interessante di questo studio è la traslabilità sull’uomo. Sono state infatti applicate ai topi dosi corrispondenti a 1 g al giorno nell’uomo, l’Hericium è stato somministrato per via orale e la sua composizione è stata accuratamente caratterizzata. I tempi di somministrazione (2 mesi) corrispondono a circa 4-5 anni per l’uomo.
Nello studio è stata correlata l’età del topo con quella dell’uomo e i tempi sperimentali sono stati adattati di conseguenza. I topi sono stati osservati fino a 21,5 mesi (72 anni, nell’uomo) quindi è stato somministrato l’Hericium fino a 23,5 mesi (età umana corrispondente ai 79 anni).
È importante notare che, nell’uomo, l’età di 77,4 anni corrisponde all’invecchiamento e aumento del rischio di demenza e di alterazione delle abilità cognitive (memoria, apprendimento, orientamento, linguaggio, comprensione giudizio).
La memoria ringrazia
La supplementazione di Hericium nei topi ha dimostrato effetti non significativi sulla fragilità locomotoria, ma ha dato risultati eccezionali sulla fragilità cognitiva.
Sono stati infatti osservati miglioramenti significativi della memoria con un’inversione del declino cognitivo da 23,5 a 17 mesi (da 79 a 57 anni nell’uomo) rispetto ai controlli senza Hericium. Un ringiovanimento cognitivo di circa 23 anni e, a livello istologico, un aumento importante della neurogenesi sia a livello ippocampale che cerebellare.
In pratica l’Hericium aumenta significativamente la sintesi di nuovi neuroni a livello ippocampale e cerebellare e determina un ringiovanimento cognitivo paragonabile a 23 anni nell’uomo. In sostanza è come se l’assunzione regolare di Hericium portasse a ringiovanire le funzioni cognitive da circa 80 a 57 anni!