Il virus della mononucleosi può riattivarsi?
Medicina Integrata
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Nel mondo occidentale almeno l'80% e più della popolazione adulta ha contratto la mononucleosi, spesso nell'infanzia o ell'adolescenza, ma come funziona il virus e perché è pericoloso non trattarlo come dovremmo?
Vincenzo Valesi - 22/08/2019
Analizziamo un messaggio rivolto al Dottor Vincenzo Valesi
Salve, sono un ragazzo di 28 anni che ha avuto sempre una buona salute. Circa 5 mesi fa ho iniziato ad avere astenia e sbalzi d'umore, non presenti in maniera continua nella giornata e non presenti tutti i giorni. Recatomi dal mio medico mi ha prescritto delle analisi del sangue, i risultati sono: FT3, FT4 e TSH nella norma, anticorpi antitireoglobulina e perossidasi elevati, colesterolo totale, HDL e trigliceridi elevati (nonostante seguo una buona e corretta alimentazione), basofili molto elevati e positività agli anticorpi per la mononucleosi che non sapevo di aver mai avuto. Ecografia della tiroide normale.
Volevo sapere se la tiroide poteva influire sulla sintomatologia e quale eventuale terapia eseguire.
Cordiali saluti.
La risposta del medico
Premessa l'opportunità di una consulenza di tipo psicologico, una volta esclusa una problematica specifica “primitiva”, il problema in questo caso non sembrerebbe essere tanto il colesterolo, trigliceridi, e nemmeno la tiroide, almeno dal punto di vista funzionale, in quanto FT3, FT4, TSH sono normali. Valori elevati di anticorpi antitiroide (antiperossidasi e antitireoglobulina) orientano comunque verso la diagnosi di tiroidite autoimmune, un processo per cui il nostro sistema immunitario non riconoscendo le strutture tiroidee come self, cioè proprie, attiva verso di esse una reazione autoaggressiva che può portare a una più o meno lenta distruzione della ghiandola. Il fenomeno all'inizio può essere ben compensato dal lavoro della rimanente parte di ghiandola funzionante, ma col tempo può portare verso una situazione di IPOTIROIDISMO (ridotta funzionalità tiroidea).
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La riattivazione del virus della mononucleosi
La positività degli anticorpi antiEpstein Barr virus, virus a DNA agente causale della mononucleosi infettiva, di per se stessa ha scarso significato, in quanto nel mondo occidentale almeno l'80% e più della popolazione adulta ha contratto tale malattia, spesso nell'infanzia o nell'adolescenza, nella maggior parte non riconosciuta come tale, e scambiata per una comune influenza con febbre, faringite, linfonodi ingrossati, aumento delle transaminasi epatiche.
Tale positività acquista però altro significato, unitamente alla clinica, se il titolo cioè il livello degli anticorpi, anche quelli definiti di memoria (Immunoglobuline G) è particolarmente elevato (da cui importanza della ricerca “quantitativa” degli anticorpi nel sangue), perchè in tal caso si deve sospettare una “riattivazione virale”.
Riattivazione significa che il virus, una volta guarita la mononucleosi (prima infezione), non viene mai realmente eliminato dall'organismo e rimane confinato all'interno dei linfociti B in uno stato di quiescenza, in equilibrio col sistema immunitario e così può rimanere tutta la vita. Può succedere però che per vari motivi, quali stress, terapie immunosoppressive, malattie virali intercorrenti, le difese immunitarie subiscano un abbassamento, che questo equilibrio si rompa e il virus cominci a replicarsi all'interno del linfocita, determinando in questo caso non una nuova mononucleosi, ma una “seconda infezione” che prende il nome di “riattivazione”.
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Le conseguenze di questa replicazione sono che il virus ordina alle cellule del nostro sistema immunitario di produrre una sostanza chiamata INTERLEUCHINA 10, la quale ha la proprietà di far abbassare ulteriormente le nostre difese, causando anche una particolare debolezza. Inoltre il nostro sistema immunitario, in conseguenza della somiglianza fra strutture tiroidee e il virus di Epstein Barr (mimetismo molecolare), può aggredire le cellule della tiroide scambiandole per il virus; o ci può essere anche un diretto danneggiamento delle cellule della tiroide da parte del virus stesso. Questo spiega quale può essere la relazione fra tiroidite autoimmune e virus di Epstein Barr.
Se viene verificata questa ipotesi, l'atteggiamento della medicina classica è di solito di osservazione, per quanto riguarda il virus, o di cura dell'eventuale ipotiroidismo quando presente. La medicina naturale gioca le sue carte attraverso una modulazione del sistema immunitario con farmaci omotossicologici specifici, mix di citochine (molecole proteiche ad attività immunitaria) e sequenze di parti di DNA virale ottenute con tecniche di ingegneria genetica sottoposte a diluizione e attivazione sequenziale cinetica, specifica secondo la metodica omeopatica.
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