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Parliamo di MEDICINA NATURALE


Valerio Pignatta - 01/01/2016

 

C'era una volta, un gruppo di giovani cappelloni visionari, dai jeans consumati, che sognava un mondo in cui sedersi a tavola a mangiare insieme sarebbe diventato un momento e un luogo di guarigione fisica e mentale. Questi ragazzi immaginavano un sapere curativo diffuso e condiviso e soprattutto autogestito. Lo scambio di ogni nuova informazione terapeutica che veniva recepita avveniva tra di essi in modo automatico, e l'esperienza e il coinvolgimento personale o familiare svolgevano un ruolo primario nella formazione della consapevolezza dei meccanismi della malattia e della guarigione.

Quei giovani dall'aspetto trasandato pensavano di poter un giorno essere in grado di curarsi da sé le proprie magagne fisiche e psicologiche, condividendo con amici e parenti le proprie esperienze fortunate e/o i propri dubbi e insuccessi.

L'esproprio della salute dalle mani di una classe di ricchi professionisti, assurti prepotentemente a dèi della vita e della morte dei comuni mortali, pareva loro un dovere sociale e politico indiscutibile e senz'altro conseguibile. Bastava impegnarsi con assiduità nello studio delle discipline salutistiche più efficaci e trascurate dalla medicina ortodossa di derivazione chimica: alimentazione naturale, shiatsu, agopuntura, omeopatia, fitoterapia, medicina tradizionale cinese, massaggi ecc.

Un universo di filosofie, magie, energie, processi fisiologici e psichici si aprì a questi giovani sperimentatori che iniziarono ad accumulare un notevole bagaglio di conoscenze non usuali e non conosciute ai più nelle nostre società occidentali industrializzate.

Tuttavia, dall'accumulo individuale, si sa, purtroppo nasce la necessità della protezione dell'accumulato e dalla protezione dei propri beni deriva la separazione dagli altri.

Dalla separazione alla contrapposizione il passo è breve e da questa al tentativo di dominio è addirittura inevitabile.

Quel che segue è storia dei nostri giorni: le medicine naturali sono ormai arrivate a traguardi insperati dal punto di vista terapeutico e della loro diffusione. Ma quanto hanno conservato della loro iniziale spinta egualitaria e autogestionaria? Chi ancora parla di medicina e alimentazione naturale come liberazione dalla schiavitù medica e come controllo diretto della propria salute?

Di quei trascurati cappelloni visionari non è rimasta traccia tra gli incravattati e impettiti fautori odierni delle medicine “alternative”, sponsorizzati dalle multinazionali di turno degli integratori alimentari o dei rimedi omeopatici.

Una nuova classe di cooptati si appresta a dirigere una nuova irreggimentazione dei pazienti in nuovi canoni interpretativi della malattia e della guarigione e si assicura che nessuno scappi a questo reclutamento. Nel nuovo esercito occorrerà seguire nuove disposizioni e nuove parole d'ordine. Siano quelle della Nuova Medicina Germanica o quelle dei meridiani energetici cinesi, la sostanza non cambia. La questione principale è che i pazienti si sono rimessi ancora nelle mani di qualcuno al di fuori di loro stessi, che tende a medicalizzare ogni aspetto della realtà e ad assumere su di sé la responsabilità e la capacità del successo terapeutico e della guarigione. La delega non si discute più o quasi.

Tra qualche tempo, questa inedita situazione verrà legalizzata a livello centrale dal sistema con una regolamentazione legislativa che riconoscerà ai nuovi arrivati il ruolo che compete loro nella scala della gestione della salute collettiva e individuale. Rimarranno fuori gli outsider geniali ma non accademici, gli ostinati cappelloni in via di estinzione ormai spelacchiati e i visionari che si sono persi in percorsi esoterici ad alto rischio per la mente e per il corpo.

Il verbo di questa classe di terapeuti sarà molto simile al precedente: andate dal vostro naturopata o omeopata o altro e fate i test consigliati... Ogni mese sarebbe meglio... Assumete il tale integratore, prendete il tale rimedio preventivamente, state attenti che la malattia potrebbe colpirvi quando meno ve l'aspettate, fate i bravi, non eccedete, pentitevi e se siete ansiosi ingurgitate subito il Rescue Remedy. Sarete sicuramente intolleranti o allergici a qualcosa, avrete certamente il fegato ingrossato, mangiate troppi latticini o cereali o carne o dolci. Rilassatevi con lo yoga e la meditazione e continuate pure a massacrare al meglio i vostri amici e parenti e colleghi con le vostre manie, idiosincrasie e frustrazioni. Verbi generalizzati, rimedi generalizzati, visioni generalizzate, superficializzate, così come sta accadendo a omeopatia, agopuntura e altri percorsi terapeutici favolosi, svuotati della loro profondità e individualità e a rischio di accedere a posizioni di dominanza ma derubati dei loro significati più veri, svalutati a semplice rimedi sintomatici all'interno del solito sistema ortodosso centripeto e spersonalizzante.

Perché non si pensi che quei pochi devitalizzati lunghi capelli (dovrò fare un mineralogramma?) che ancora si attardano sul mio cranio mi offuschino la vista come a un vecchio cane pastore bergamasco, provo a fornire alcuni dati e riflessioni “illustri” a sostegno di questa interpretazione, che ben poco ha a che spartire con la visione dei tempi che furono di cui si è raccontato.

Nel nostro paese il Parlamento sta lavorando da tempo per elaborare una legge che riconosca validità ad alcune medicine naturali. Le più diffuse tra esse saranno riconosciute tali solo se professate e praticate da medici regolarmente iscritti al proprio Ordine professionale. Fuori dunque agopuntori e omeopati magari con esperienze trentennali, esperti di alimentazione o erboristi autodidatti di notevole statura morale e terapeutica, chiropratici e osteopati “che i medici se li sognano” ecc. ecc.

Inoltre sempre più autori di coscienza sottolineano la confusione che viene abitualmente fatta tra malattia e malessere. Questa mancanza di chiarezza in merito a questi due termini favorisce la medicalizzazione galoppante della società e dei comportamenti dei pazienti-cittadini. Secondo D. Jenning circa la metà dei pazienti consultano i medici di base per motivi maggiormente legati ad un malessere esistenziale o psicoemotivo che non per patologie vere e proprie. Da questi ricevono invece medicine (naturali o meno che siano) praticamente per malattie inesistenti o non ancora tali a pieno titolo.

Tuttavia l'ampliamento del concetto di benessere personale è probabile che porti in futuro (e sta già portando) a conflitti tra categorie di “guaritori” e associazioni professionali che li rappresentano per l'attribuzione della competenza nella cura di questo benessere. Ad esempio, la guerriglia in corso tra naturopati e medici si può in un certo modo inscrivere in questo meccanismo.

Ma sarà solo l'approdo a un concetto di salute di tipo positivo (ossia malattia come sofferenza umana in tutti i sensi e in tutti gli ambiti) che porterà non più ad un ulteriore allargamento dell'ingerenza di classi di terapeuti nella vita biologica e psicologica delle persone, ma ad una delegittimazione della professione medica e terapeutica in generale e alla sua disgregazione. Solo allora sarà possibile reinventare modalità autogestite e condivise di cura tra consulenti della salute e cittadini-pazienti protagonisti.

Senza contare che questo è un passo obbligato anche in funzione del fatto che la crisi ambientale e sociale che l'umanità e il pianeta stanno attraversando non prevedono scorciatoie.

Lo sviluppo esponenziale di tecnologia e industrializzazione nei paesi ricchi sta creando grandi disparità sociali nel mondo. Affinché una eguale scienza medica sia diffusa paritariamente tra gli umani occorrerà avere sempre presente requisiti di efficacia, di costo e di fattibilità tecnica e culturale per ogni farmaco e/o terapia (B.J. Good). Le soluzioni tecnologiche che propongono sia la medicina convenzionale che quelle non convenzionali sono spesso al di là delle condizioni che soddisfano  questi requisiti (D. Callahan). La tecnologia è centralizzata. Quasi mai decentrata e autogestita. Checché se ne dica, per fare un esempio molto noto, se lo Stato o le multinazionali delle comunicazioni o dell'energia abbassassero sull'off la leva dei vari server di Internet, la tanto decantata libertà della Rete finirebbe in una manciata di secondi. In medicina è anche peggio. Immaginiamoci come fa un abitante di un villaggio del Mali ad autocostruirsi un apparecchio per l'elettroagopuntura secondo Voll. Il risultato peggiore, poi, si raggiunge quando si vuole applicare scienza medica tecnologica a problemi di natura sociale. È il noto tema della medicalizzazione caro a Giulio A. Maccacaro, il medico che ha fatto strada negli anni Settanta nel nostro paese su questi argomenti, precorrendo senz'altro i tempi.

La medicalizzazione, per naturale che sia, crea sempre una cultura individualistica (P. Vineis). Le liti legali tra medici e pazienti ne sono una delle espressioni più palesi.

Ivan Illich del resto aveva pure lui già messo in guardia da un'eccessiva medicalizzazione che non prestasse attenzione alle motivazioni che avevano prodotto quell'innumerevole mole di malattie prima inesistenti o quasi. Basti pensare oggi a depressione, ansia, allergie, asma, disturbi alimentari ecc. per capire quello che si intende. Di certo non sono problematiche che si risolvono a livello sociale  semplicemente demandando a un naturopata o a un omeopata. È tutto un modo di vivere collettivo che deve venir messo in discussione. Cosa invece che le medicine non convenzionali fanno sempre meno. Sembra che la medicina naturale abbia abbandonato le sue aspirazioni politiche, nel senso migliore del termine. Quando si è accolti alla tavola del padrone si tende a dimenticarsi dei compari che si sono lasciati fuori dalla porta.

Il controllo della salute individuale e collettiva da parte di categorie rigidamente normate dal sistema fa l'interesse, oltre che delle categorie stesse, anche delle aziende farmaceutiche (convenzionali o no) e dello Stato, sia per un chiaro ritorno economico per le prime che per un proficuo aumento della manovrabilità di governo per il secondo. Intento questo di meno immediata individuazione, ma altrettanto plausibile se si pensa che un popolo di ipocondriaci e malati o sani ipermedicalizzati e spaventati ha poco da pensare e manifestare per altre questioni. Senza contare il bacino di elettori che questa pratica può portare ai vari partiti istituzionali. Una persona libera e in grado di guarirsi da sé a chi giova?

L'autore
Plurilaureato, giornalista, è il responsabile per MacroEdizioni di quattro collane di salute e alimentazione (L'arte di cucinare, Biblioteca del benessere, Ciò che i dottori non dicono e Salute e Alimentazione).


Bibliografia

Callahan, Daniel, La medicina impossibile: le utopie e gli errori della medicina moderna, Baldini e Castoldi, Milano, 2000

Good, Byron J., Narrare la malattia, Edizioni di Comunità, Torino, 1999

Illich, Ivan, Nemesi medica. L’espropriazione della salute, Bruno Mondadori, Milano, 2005

Jenning, D., “The confusion between disease and illness in clinical medicine”, in Can. Med. Ass. J., vol. 135, 1986, pp. 865-870.

Maccacaro, Giulio A., Per una medicina da rinnovare. Scritti 1966-1976, Feltrinelli, Milano, 1979

Vineis, Paolo, Dirindin, Nerina, Elementi di economia sanitaria, Il Mulino, Bologna, 2004


Valerio Pignatta
Valerio Pignatta, giornalista scientifico, naturopata e con due lauree a indirizzo storico, cura da numerosi anni come direttore editoriale alcune... Leggi la biografia
Valerio Pignatta, giornalista scientifico, naturopata e con due lauree a indirizzo storico, cura da numerosi anni come direttore editoriale alcune collane di libri di medicina e alimentazione naturale per la casa editrice Macro Edizioni. Ha pubblicato diversi articoli sui periodici nazionali sulle tematiche inerenti il rapporto salute/ambiente... Leggi la biografia

Grazie

postato da Diana il 17/02/2020

Grazie mille per questo articolo, mi è stato molto utile....ha proprio ragione noi naturopati ogni tanto si perde per strada la vera e prima missione che ci ha stimolati a percorrere questa strada e cioè aiutare le persone ad autogestire la propria salute! Invece sta succedendo proprio quello che ha scritto lei e si tende a sostituire la medicina allopatica con quella naturale dimenticandosi dell'insegnare alle persone a porre attenzione verso se stessi in prima persona ed assumersi la responsabilità delle proprie azioni per mantenersi in salute.... grazie mille ! Diana

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