Intestino e cervello: un legame fondamentale per la nostra salute
Medicina Integrata
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Cosa c'entra la buona composizione del nostro microbioma con la felicità, gli stati di ansia, le malattie autoimmuni e la sclerosi multipla? Scopri come intestino e cervello sono collegati e perché l'intestino è chiamato secondo cervello
Fiamma Ferraro - 16/08/2019
Come accennato, la maggior parte dei microrganismi che compongono il nostro microbioma si trova nel nostro intestino, in cui vi sono oltre 2 chili di batteri, interconnessi e collegati, tanto da poter essere considerati come formanti un “organo”.
Siamo in pratica di fronte alla scoperta di un “nuovo organo”, di tutt’altro che piccole dimensioni, di cui fino a pochi anni fa ignoravamo l’esistenza e che svolge un ruolo determinante per la npstra salute.
Microbioma e salute dell'intestino
Come aveva osservato oltre 2500 anni fa il “padre della medicina” Ippocrate: “Tutte le malattie hanno origine nell’intestino”.
Data la collocazione di questo “nuovo organo” nel nostro apparato intestinale, l’ipotesi che viene per prima in mente è che l’influsso del microbioma sulla nostra salute riguardi in prima linea la digestione e assimilazione dei cibi. Esso peraltro, oltre a supportare e modulare (come vedremo) le funzioni digestive svolge (anche a seguito dell’influsso che esercita sul livello di permeabilità della barriera intestinale) un ruolo decisivo sul metabolismo e nella regolazione del sistema immunitario, e quindi è coinvolto non solo in problemi di digestione ma anche in problemi di allergie, malattie autoimmuni, debolezza delle difese immunitarie e molti altri; inoltre estrae ed elabora vitamine ed altre sostanze nutritive dai cibi che mangiamo.
Batteri intestinali e felicità
Sarebbe pertanto riduttivo ed erroneo, come ormai appare provato da numerosi studi, ritenere che solo l’aspetto gastrointestinale sia influenzato dalla composizione del nostro microbioma. Questa enorme comunità di batteri influenza infatti profondamente molti aspetti della crescita, dello sviluppo e del funzionamento del nostro organismo, nei suoi aspetti fisici ma anche mentali/emotivi (ed anche questo aspetto appare ormai provato da un notevole numero di studi).
Come mette in rilievo l'American Psychological Association (APA) in una pubblicazione del 2012 [1] il complesso dei nostri batteri intestinali produce anche centinaia di sostanze neurochimiche che il cervello usa per regolare non solo i processi fisiologici fondamentali ma anche le funzioni mentali come l’apprendimento, la memoria e l’umore/stato d’animo. Così ad es. questi batteri producono circa il 95% del rifornimento del corpo in serotonina, la quale influenza sia l’umore che l’attività gastrointestinale .
Nella pubblicazione citata vi sono tra l’altro le considerazioni del gastroenterologo Emeran Mayer, MD, direttore del Centro di Neurobiologia dello Stress, dell’University of California, Los Angeles (UCLA), il quale osserva che se si considera l’abilità dell’intestino e dei suol batteri di comunicare sotto tanti aspetti con il cervello, nonché il suo ruolo cruciale nel difendere il corpo da vari pericoli allora “è quasi impensabile che l’intestino non svolga un ruolo cruciale sugli stati d’animo”, e quindi su fenomeni come stress, ansietà, depressione ed altri.
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Intestino secondo cervello
A questo proposito, è noto da diverso tempo come vi sia un collegamento diretto tra cervello e intestino, tanto che l’intestino è stato da alcuni definito come il “secondo cervello”, e si comincia ora a definire il complesso di microbi nel nostro intestino (che, pur invisibili a occhio nudo raggiungono un peso globale di oltre 2 kg) come “il terzo cervello”.
Oggi la metodica di sequenziamento ad alto parallelismo (high throughput) permette il sequenziamento di lunghissime sequenze di DNA (genomi completi) e questa metodica sta iniziando a portare a conoscenze meno rudimentali in questo campo. L’intestino si è evoluto grazie a una rete neurale incredibilmente complessa (cervello enterico) in grado di sfruttare il microbioma batterico intestinale per il nostro benessere fisico e psicologico.
Il sistema nervoso enterico (SNE), composto da più di 200 milioni di neuroni, invia segnali dall’intestino al cervello mediante un sistema endocrino, neuronale e immunitario. Inoltre il tessuto linfoide associato all’intestino (GALT), che regolarmente seleziona e risponde ai segnali provenienti dal lume intestinale, è considerato come l’organo più esteso nel corpo umano per la difesa contro le infezioni.
La combinazione delle interazioni tra lo SNE, il microbioma e il GALT mostra quindi un grande potenziale per influire positivamente sul benessere fisico, immunologico ed emotivo.
Microbioma e autismo
Alcuni degli studi più recenti in campo neurologico sono stati presentati in occasione del Digestive Disease Week 2014, (congresso dei gastroenterologi statunitensi) in relazione al problema dell’autismo, problema aumentato a ritmi astronomici, tanto che sembra costituire un’ epidemia (negli Stati Uniti 1 bambino su circa 50 è oggi alle prese con problemi dello spettro autistico). Nello studio The gut microbiome: a new frontier in autism research (Il microbioma intestinale, una nuova frontiera nella ricerca sull’autismo) di Mulle JG, e altri, del Dipartimento di Epidemiologia-Emory University School of Public Health, sono stati passati in rassegna i dati fondamentali che attualmente emergono sul microbioma intestinale umano, con particolare attenzione quanto alle possibili interazioni tra il microbioma e i disturbi dello spettro autistico (ASD) e sono state prese in considerazione le ricerche sui modelli di alimentazione e nutrizione in relazione a questi tipi di disturbi dello spettro autistico, e su come questi modelli possano interagire con il microbioma. I ricercatori stanno ora indagando sempre di più sul ruolo dei batteri intestinali nello sviluppo dell’autismo.
Nel 2013, uno studio condotto da ricercatori della Arizona State University ha scoperto che i bambini autistici possedevano livelli più bassi di tre tipi di batteri intestinali – Prevotella, Coprococcus e Veillonellaceae – rispetto ai bambini sani, e poi che le concentrazioni di sostanze chimiche specifiche prodotte da batteri intestinali, nei campioni fecali di bambini autistici differivano notevolmente rispetto a quelle rilevate nei bambini sani.
Ciò ha portato i ricercatori a ipotizzare che i microbi intestinali alterino i metaboliti associati con la comunicazione tra l’intestino e il cervello e interferiscano con le funzioni cerebrali.
Infine sono stati analizzati i risultati degli studi anche sui roditori per indagare sull'impatto del microbioma sullo sviluppo neurocomportamentale, e si è notato che il batterio Bacteroides fragilis riduce alcuni sintomi simili a quelli dell’autismo nei topi. I risultati derivanti dall’analisi dei diversi studi suggeriscono che una più profonda comprensione del microbioma intestinale potrebbe aprire nuove vie di ricerca sui disturbi autistitici, comprese le strategie per potenziali nuovi trattamenti.
Un altro recente studio ha constatato anche per la sclerosi multipla un nesso con le condizioni del microbioma [2].
Vi sono poi delle evidenze consistenti quanto all’effetto molto importante esercitato dalla composizione del microbioma nel regolare l’immunità, e quindi anche in problemi come le malattie autoimmuni, le allergie ed intolleranze, le infiammazioni croniche, i problemi del metabolismo compreso il diabete (i probiotici a base di lactobacillus reuteri ed altri sembrano svolgere un ruolo benefico a questo riguardo), i problemi di eccessiva permeabilità intestinale ( sembra utile per questo in particolare il lactobacillus plantarum) e numerose altre patologie.
[1] “That Gut Feeling- Dr. Siri Carpenter, september 2012, vol 43, nr.8 ; http://www.apa.org/monitor/2012/09/gut-feeling.aspx
[2] University of Iowa Health Care. "Link between gut bacteria, MS discovered: MS patients show lower levels of good bacteria."