L’asma ha anche un effetto protettivo?
Medicina Integrata
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Continua a stupirmi il modo in cui il dottor Buteyko ha anticipato di oltre 50 anni varie osservazioni mediche di cui ora sta emergendo la fondatezza.
Come i lettori sanno, Buteyko ha messo in luce che l’asma, più che una malattia, è in molti casi soprattutto una reazione protettiva dell’organismo, diretta ad evitare, tramite la broncocostrizione che obbliga a ridurre l’intensità del respiro, una eccessiva perdita di CO2 che potrebbe portare i livelli di CO2 a livelli incompatibili con la sopravvivenza.
Fiamma Ferraro - 23/11/2022
Le osservazioni del dottor Buteyko
Ovviamente anche questa reazione difensiva va tenuta sotto controllo e moderata, per evitare danni da “fuoco amico”, analoghi a quanto accade per la febbre che, pur essendo anch’essa una reazione difensiva contro virus e batteri, deve essere abbassata se raggiunge livelli troppo alti.
Come aveva osservato Buteyko l’asma, quale reazione difensiva, permane finché ce n’è bisogno e viene meno (se non si sono ancora verificati danni difficilmente riparabili e se non entrano in gioco anche altri fattori dannosi) quando non è più necessaria perché, riaddestrando il respiro ed eliminando l’iperventilazione, viene trattenuta all’interno dell’organismo la giusta quantità di CO2. Egli aveva anche osservato che coloro che iperventilano e iniziano a soffrire di asma hanno una costituzione in linea di massima più sana, perché il loro organismo è in grado di reagire (pur in un modo che complica notevolmente la vita di chi ne soffre) alla perdita eccessiva di CO2, evitando in questo modo le più gravi conseguenze che possono manifestarsi in chi per molti anni ha continuato e continua a iperventilare senza divenire asmatico.
- Le conferme degli studi più recenti
Uno studio recentemente pubblicato (il 5 febbraio su Cancer Epidemiology, Biomarkers & Prevention), condotto su 8.700 persone, ha in effetti constatato che il gruppo che soffriva o aveva sofferto di asma e allergie, aveva un rischio inferiore, in misura del 30%, di sviluppare una forma particolarmente aggressiva di tumore cerebrale (glioma). Come ha osservato la direttrice dello studio, Melissa Bondy, del Baylor College of Medicine’s Cancer Center, numerosi altri studi hanno dimostrato l’esistenza di questa correlazione ed è ora necessario ricercare ulteriormente per scoprire quale sia il meccanismo di fondo.
Non si può che essere d’accordo sull’opportunità di ulteriori studi sull’argomento; temo tuttavia che, come di consueto, anche nei futuri studi sui tumori si indagherà su tutto meno che sul modo di respirare dei partecipanti.
Articolo a cura della Dott.ssa Fiamma Ferraro - Per maggiori informazioni sul Metodo Buteyko è possibile consultare l'elenco dei corsi aggiornati su: http://www.buteyko.it
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