Applicare la fisica quantistica nei processi di guarigione
Noah Mckay - 01/01/2016
È in corso una rivoluzione che presto toccherà ogni aspetto della vostra vita. È iniziata silenziosamente e senza clamore quasi un secolo fa nelle menti di pochi acuti osservatori che scrutavano il mondo con gli occhi dell’immaginazione e videro qualcosa in più: qualcosa di assolutamente impossibile e tuttavia indubitabilmente vero.
Ciò che questi uomini scoprirono riguardava il cambiamento del proprio schema di pensiero, di vita, e cosa forse ancor più importante, il proprio percorso di guarigione. Questa rivoluzione ha già toccato la mia vita. I cambiamenti sono giunti inaspettatamente come un terremoto e hanno scatenato una serie di conseguenze: una malattia che ha messo a repentaglio la mia vita, una guarigione miracolosa, un incredibile successo negli affari e in medicina, la reclusione in un carcere federale, un intervento chirurgico a cuore aperto e altri miracoli.
Io sono un medico formatosi secondo la tradizione medica più rinomata del mondo, ma nell’autunno del 1989 tutti i miei anni di studio, di pratica e di teoria nel campo della medicina mi franarono addosso quando fui improvvisamente colpito da una malattia incurabile, invalidante e quasi sempre letale, chiamata cardiomiopatia virale. La prognosi era spietata. La malattia è letale soprattutto nei giovani; all’età di trentatré anni, la mia aspettativa di vita crollava ad appena ventiquattro mesi. Divenni invalido da un giorno all’altro. Costretto a letto e completamente dipendente dall’ossigeno, non mi rimaneva molto da fare se non leggere, proprio come state leggendo voi ora.
È qui che ebbe inizio il miracolo. Oggi sono qui a raccontarvi la mia storia perché ciò che ho imparato dal lavoro di un fisico irlandese di nome John Stewart Bell mi ha salvato la vita, e può salvare anche la vostra. Il Teorema di Bell m’introdusse nello strano mondo della fisica quantistica, in cui le basi comuni della vita quotidiana non valgono più. Le implicazioni del lavoro di Bell mi colpirono con la piena potenza di una rivelazione. In quell’istante vidi improvvisamente molti dei più spinosi quesiti medici sotto una nuova luce. Questo mi garantì il passaggio al regno dei miracoli. Trovai la speranza. Trovai la mia strada per il benessere istantaneo. E voi siete pronti a trovare la vostra?
Tutto nell’universo, compreso il vostro corpo, è composto di atomi. Gli atomi e le particelle subatomiche che compongono i dieci trilioni di cellule del vostro corpo sono in costante movimento, e viaggiano quasi alla velocità della luce: 186.000 miglia (300.000 chilometri) al secondo! Se il nostro corpo agisce alla velocità della luce al proprio interno, ossia al nostro livello di esistenza fondamentale, perché non lo sentiamo all’esterno, dove trascorriamo le nostre giornate vivendo al doloroso e lento ritmo dei comuni mortali? Perché c’è un divario tra questi due mondi? Noi non sentiamo la velocità delle operazioni cellulari all’interno del nostro corpo per la stessa ragione per cui non sentiamo la velocità della Terra che si muove nello spazio. In questo preciso istante, il pianeta sotto i vostri piedi sta ruotando attorno al sole alla incredibile velocità di 66.780 miglia all’ora, eppure non ve ne accorgete. Ancora più alta è la velocità del nostro sistema solare, che corre attraverso la galassia alla stupefacente velocità di 487.353 miglia all’ora! E non vi accorgete nemmeno di questo. Perché?
Il vostro cervello e la rete neurale che esso controlla formano il sistema di gestione di dati più sofisticato del mondo, un sistema che lavora costantemente più velocemente di tutti i super-computer più veloci del Pentagono statunitense messi insieme. Eppure, persino questo sistema di elaborazione così raffinato farebbe fatica a gestire l’imponente flusso di dati che vi raggiungono ogni secondo. Il vostro corpo è stato brillantemente progettato per proteggervi dal rischio di sovraccarico sensorio tramite il posizionamento di cinque organi di senso tra voi e il mondo esterno. I nostri cinque sensi primari (vista, olfatto, udito, gusto e tatto) vengono spesso definiti le porte della percezione. È una buona definizione. Noi riceviamo informazioni attraverso i sensi, ma, come tutte le porte costruite bene, essi sono stretti e non permettono che entri qualunque cosa tutto in una volta. Il compito degli occhi, delle orecchie, del naso, della lingua e della pelle è quello di organizzare e tradurre la massiccia quantità di informazioni che riceviamo dal mondo esterno in frammenti gestibili di dati. Senza un efficace metodo di controllo del bombardamento di dati in entrata, sareste costantemente sopraffatti ed esausti. Il vostro cervello è già troppo impegnato a elaborare i suoi oltre cinquantamila pensieri al giorno per potersi occupare anche di un continuo flusso d’informazioni sulla velocità di rotazione della terra, la sua traiettoria e il movimento di particelle subatomiche all’interno del vostro corpo.
Sebbene la maggior parte di noi limiti la propria consapevolezza a eventi che si verificano al ritmo relativamente lento della vita quotidiana, è importante ricordare che ciò che percepiamo attraverso i nostri sensi primari rappresenta meno dell’1% di ciò che accade veramente attorno a noi, o dentro di noi. Ed è il resto, ciò che si trova appena oltre il raggio della percezione ordinaria, a fare veramente la differenza nella nostra vita. Il filosofo greco Platone aveva ragione quando, nel 440 a. C., osservò che «l’invisibile è più grande del visibile». Ciò che i più profondi leader spirituali hanno capito da sempre è che la nostra sopravvivenza ed evoluzione come individui e come specie dipende dalla velocità con cui noi ampliamo la nostra banda di consapevolezza e di comprensione, perché è nel regno dell’invisibile che noi umani possiamo maggiormente influenzare il nostro destino e il nostro benessere.
Ma come possiamo noi, esseri umani comuni, andare oltre i limiti del nostro schema sensoriale? Mille anni fa la risposta a questa domanda sarebbe stata disponibile solo a un ristrettissimo gruppo d’iniziati devoti alla ricerca a tempo pieno della vita spirituale. Non è più così. Se state leggendo queste parole, congratulatevi con voi stessi. State vivendo nell’era della più grande rivoluzione nella storia dell’umanità: la rivoluzione quantistica.
Nella classifica dei principali progressi del XX secolo eventi come il viaggio nello spazio, lo sviluppo degli antibiotici e l’invenzione del computer sono spesso in cima alla lista. La storia presenterà il nostro tempo in modo molto diverso. Fra duecento anni i nostri pro-pronipoti onoreranno il XX e il XXI secolo per le importanti, unificanti scoperte che hanno nutrito il campo della fisica quantistica.
Nei primi anni del XX secolo i fisici svilupparono due diversi sistemi per descrivere l’universo. Gli astrofisici che esploravano le ampie distese del cosmo stabilirono un insieme di regole per spiegare gli eventi del mondo su grande scala (pianeti, stelle e galassie), ma mancava un modello completamente diverso per descrivere lo strano mondo del minuscolo (atomi e particelle subatomiche).
I fisici quantistici accettarono la sfida e iniziarono a mappare il minuscolo mondo dell’atomo, dove eventi impossibili sono la norma e le regole del senso comune non valgono più. I fisici pionieri che esplorarono il campo della scienza quantistica rimasero sbalorditi dalle implicazioni delle proprie scoperte. Persino Albert Einstein, noto per la sua genialità e per il suo pensiero “fuori dagli schemi”, trovò difficile andare oltre i confini della logica umana e del proprio background di scienze newtoniane per accettare l’assurdo, strano nuovo campo della scienza quantistica. Einstein era particolarmente turbato dalla nozione secondo cui le coppie di particelle quantiche potrebbero essere legate in modo tale che le misurazioni effettuate su una particella avrebbero simultaneamente influenzato l’altra a prescindere dalla distanza che le separava: un concetto noto come non-località. Se la comunicazione in qualche modo passava tra le particelle separate, allora tale comunicazione si verificava a una velocità superiore a quella della luce. Einstein credeva che questo fosse impossibile. Nel 1935, screditando la nozione di un tale stretto collegamento definendolo “azione fantasma a distanza”, lui e i colleghi Boris Podolsky e Nathan Rosen intrapresero una serie di ben pubblicizzati dibattiti con il fisico danese Niels Bohr su ciò che divenne noto come il Paradosso EPR.
La maggior parte dei fisici che presero parte al dibattito si schierò dalla parte di Bohr, ma passarono quasi trent’anni prima che John Stewart Bell si facesse avanti con una prova matematica, proponendo di risolvere la questione una volta per tutte con mezzi sperimentali. Finalmente, nel 1982 un team di fisici francesi guidati da Alain Aspect eseguì l’esperimento proposto da Bell. I risultati furono conclusivi e inconfutabili: Einstein aveva torto. La velocità della luce non è la fine: è soltanto l’inizio. La non-località governa l’universo quantico, e questo dimostra l’affermazione del fisico David Bohm secondo cui viviamo in un universo unico e indivisibile, unito e integro a prescindere da quanto noi cerchiamo di dividerlo o frammentarlo. È la stessa fondamentale verità insita negli insegnamenti di base di Krishna, Zaratustra, Buddha, Gesù, Maometto e del Dalai Lama. La non-località ci fornisce una concreta prova matematica che conferma gli insegnamenti spirituali che l’umanità ha a lungo cercato di mettere in pratica. Ciò che fate oggi ha importanza. Le vostre azioni e decisioni influenzano tutto e tutti attorno a voi, a prescindere da dove si trovino. Siamo tutti collegati. Vi è una sola nazione, una sola famiglia, un solo Dio da servire e da contemplare. Il resto non è che semantica.
Tratto libro "Guarigione immediata" di Noah Mckay (Macro Edizioni 2010).