Medicina allopatica e medicine non convenzionali: quando usare gli antibiotici?
Vincenzo Valesi - 01/01/2016
Gentile Dottore,
la settimana scorsa ho tolto il dente del giudizio e siccome il dentista mi disse che c'era un'infezione estesa mi ha prescritto l'antibiotico "AUGMENTIN".
Gli effetti collaterali, come Lei ben saprà, sono piuttosto sgradevoli a livello di nausea, vomito, mal di testa ecc. ecc.
Volevo sapere se c'era un rimedio diverso dagli antibiotici chimici in quanto ho sentito parlare molto bene dell'argento colloidale.
Volevo sapere inoltre come usarlo ed eventualmente dove acquistare un buon argento colloidale.
Grazie!
Penso e spero che quando riceverai la mia risposta avrai risolto il tuo problema. La domanda comunque mi offre lo spunto per affrontare un tema scottante: quello del rapporto con la medicina tradizionale o convenzionale, e i limiti che ci sono fra un consiglio generico e una ben precisa indicazione terapeutica.
Sono profondamente convinto che si tratti di due modi di curare diversi e nello stesso tempo simili. Mi piace paragonare le “due medicine” alle rotaie che in un binario della ferrovia corrono parallele senza ostacolarsi, verso una stazione che si chiama salute.
Ognuno dei due metodi ha specifici campi di azione, potenzialità e limiti, e non esiste tutto il bene e tutto il male da una parte piuttosto che dall’altra. La medicina non convenzionale rappresenta a mio avviso una bellissima opportunità che non è necessariamente in conflitto con quella accademica: solo che bisogna capire quando è più opportuno, dal punto di vista terapeutico, utilizzare l’una o l’altra, o insieme, o in successione; proprio perché non necessariamente si escludono, ma possono, anzi dovrebbero, sempre integrarsi. Verso questa integrazione va la storia della scienza, sia per le scoperte “rivoluzionarie” della fisica quantistica, sia per alcune interessanti esperienze di cui poco si parla, forse perché sconvolgono molti paradigmi e intoccabili dogmi, di cui l’uomo ha bisogno per non essere sopraffatto dall’angoscia che deriva dalla consapevolezza del non sapere (Socrate).
Fatta questa premessa, sperando di non scandalizzare i puristi, dell’una e dell’altra chiesa, credo di potermi permettere come medico che pratica l’omeopatia, e non solo, da quasi 30 anni, di fare questa affermazione: rispetto l’operato professionale di chi, avendoti visitato, e avendo preso atto della sussistenza di un’estesa infezione a livello dei tessuti peri /parodontali, ha ritenuto opportuno e necessario l’utilizzo di un farmaco antibiotico.
Lo so, gli antibiotici, come quasi tutti i farmaci, hanno anche effetti collaterali a volte sgradevoli. Non è il loro corretto uso, generalmente per periodi brevi, che va demonizzato, ma se mai un loro abuso o incongruo uso magari in infezioni come quelle sostenute da virus (che sono la maggior parte delle forme febbrili) che agli antibiotici sono totalmente resistenti.
Questo nel massimo rispetto e considerazione che ho per le interessantissime azioni terapeutiche dell’argento colloidale, di cui ha parlato in maniera estremamente informata e professionalmente esemplare il dottor Graziani nell’articolo della rivista “Scienza e Conoscenza” n.41, argomento sul quale, dopo di lui, avrei ben poco da aggiungere.
Disclaimer: gli articoli hanno il solo scopo di informare su possibili rimedi di Medicina non Convenzionale su determinati problemi di salute. L'editore non si assume responsabilità sull'utilizzo non consono delle terapie consigliate e invita i lettori a non prendere decisioni senza prima aver consultato personalmente il proprio medico o un medico specializzato.