Melatonina: cosa c'entra con l'infertilità?
Medicina Integrata
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La melatonina ha un forte potere antiossidante e ritarda l’instaurarsi delle infiammazioni, ma è fondamentale per la nostra fertilità: scopriamo come e perché
Redazione - Scienza e Conoscenza - 30/06/2018
Tratto dal libro Curare l'infertilità con metodi naturali (Macro Edizioni, 2017).
Sono molte le ricerche che mostrano quanto la luce sia un fattore ecologico di primaria importanza al punto che, nel corso dell’evoluzione, i viventi hanno selezionato meccanismi in grado di selezionare e sincronizzare i processi vitali di varia natura, alle cicliche variazioni della disponibilità di luce su scala giornaliera e stagionale.
Un insieme di stimoli ambientali esterni funzionano da sincronizzatori per generare quelli che sono definiti i ritmi biologici, circadiano e circannuale. La luce artificiale incide sui meccanismi che regolano i ritmi biologici degli organismi viventi e quindi la salute umana può subire effetti collaterali se si viene a determinare un’alterazione dei meccanismi neuroendocrini che controllano la produzione di melatonina, la sostanza ormono-simile prodotta dall’epifisi, che ha indiscutibile potere nel regolare il rapporto sonno-veglia. Individuata nelle comunità animali in quanto incide sulle attività di foraggiamento, dispersione, migrazione, riproduzione e sui meccanismi di competizione interspecifica, la cronobiologia rappresenta quella branca della biologia che studia le strutture segnatempo collegate con i principali sistemi del corpo umano che scandiscono i ritmi dei cicli organici: la specie umana è dotata di meccanismi interni in grado di sincronizzare l’attività metabolica ai ritmi giornalieri e stagionali. Nell’uomo sono i nuclei soprachiasmatici, strutture cerebrali localizzate a livello dell’ipotalamo, che controllano fame, sete, temperatura e sistema neurovegetativo, insieme alla ghiandola pineale inserita in una fitta rete di controllo sui meccanismi che collegano l’ipotalamo all’ipofisi, alla sintesi e regolazione degli ormoni surrenalici, androgeni e tiroidei.
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Melatonina, l'ormone antiossidante
Con la diminuzione della luce del giorno, l’epifisi svolge il delicato compito di secernere la melatonina, che ha la funzione di regolare i bioritmi ormonali umani e assieme al sistema nervoso centrale regola i ritmi circadiani come quello della prolattina. È l’esposizione alla luce del mattino che inibisce la sintesi della melatonina e ci rende nuovamente attivi mentre al calar del buio, la maggiore produzione della melatonina, ci fa “sbadigliare” oltreché inibire la sintesi della leptina, l’ormone della fame. La melatonina ha un forte potere antiossidante e ritarda l’instaurarsi delle infiammazioni che richiamerebbero solo il cortisolo od ormone dello stress, controllore della glicemia e del metabolismo di carboidrati, grassi e proteine; di natura steroidea esso viene prodotto nella zona fascicolata della corticale del surrene. Per tutti i sintomi non riconducibili a sindromi, la cura propinata è la somministrazione di medicinali a base di cortisolo per contrastare infiammazioni, allergie, reazioni di rigetto ai trapianti di organi, senza considerare tutti gli effetti negativi che ciò comporta tra cui l’aumento della glicemia, ipertensione, perdita di massa muscolare, riduzione nella fissazione del calcio e conseguente osteoporosi, depressione, impotenza, calo della libido e diminuzione dello stato androgenico.
Sono proprio le ghiandole surrenali, posizionate alla sommità dei reni, i centri di modulazione dello stress gestito da adrenalina e noradrenalina, le catecolamine prodotte in fase di allarme. Le ghiandole surrenali sono implicate nella biosintesi di altri ormoni steroidei, prodotti a partire dal colesterolo, che andranno a influenzare ormoni tiroidei e insulina. Tra questi l’aldosterone per l’equilibrio idrosalino e il DHEA, precursore comune degli ormoni sessuali maschili e femminili. Indicatore biologico sicuro dello stress è il valore basso di DHEA che aiuta a bilanciare diverse funzioni sessuali prevenendo la distruzione del triptofano, che a sua volta aumenta la produzione di serotonina, neurotrasmettitore del benessere, modulandone la sintesi sui precursori. In condizioni di stress aumenterà la gluconeogenesi e la lipolisi per mobilizzare l’energia.
Sotto stress aumenta l’appetito e diminuisce il desiderio sessuale, il cervello darà precedenza alla sintesi degli ormoni dello stress a scapito degli ormoni sessuali e ben presto si instaurerà la condizione di sindrome metabolica in cui vige il paradigma grasso=stress. In conclusione, un’insufficiente produzione di DHEA e una sintesi sregolata di melatonina contribuiscono largamente all’instaurarsi di infertilità, fatica e depressione farciti da aumento di massa grassa.