Infezioni da streptococco nei bambini: come curarle
Vincenzo Valesi - 01/01/2016
Gentile dottore,
il mio bambino ha 3 anni e 4 mesi. Frequenta la scuola materna da settembre. 12 giorni fa, dopo qualche giorno di poca tosse, passa la prima notte con tosse abbaiante. Non ha altri sintomi e va all'asilo. Seconda notte con molta tosse abbaiante. Resta a casa e lo curo con aerosol e sola fisiologica, umidificatore in casa, nient'altro. La notte dopo ha una puntata di febbre a 39 (pur avendo in corpo una supposta di tachipirina x "gestire" l'infiammazione).
Passa subito la febbre: resta la gola arrossata e se ne va al voce.
Ieri decido di portarlo dal pediatra (con cui mi sono comunque sentita regolarmente) perchè la maestra dell'asilo mi ha comunicato che a scuola c'è stato un caso di impetigine da streptococco e vogliono che faccia il tampone al bambino prima di rimandarlo a scuola. Il pediatra lo visita e mi conferma: niente placche, niente febbre, niente di tutto. Decide però di fare il test rapido che è positivo. Chiaramente il bambino si piglia la sua bella dose di antibiotico. Chiedo: se non ci sono sintomi evidenti, non sta male (è stanco rispetto al solito e mangia meno, unico possibile indizio di malattia) è sufficiente il test rapido per somministrare 10 giorni di antibiotico a un bambino? Quali altre vie potrei percorrere in futuro? Una volta non si davano anche i fermenti lattici ai bambini (e agli adulti) che dovevano fare una cura antibiotica? È passato di moda darli oppure devo saperlo d'ufficio io? Grazie per la risposta.
Senz’altro condivisibile la decisione di portare il bimbo dal pediatra per una visita. Il problema dello Streptococco, specialmente dopo un’infezione non ben risolta delle prime vie aeree, è che, in soggetti geneticamente predisposti, si possono verificare sequele definite poststreptococciche a carico di rene, cuore, sistema nervoso quali: glomerulonefrite, endocardite, PANDAS (Pediatric Autoimmune Neuropsychiatric Disorders Associated with Streptococcal infections). Questo è dovuto al fatto che l’organismo di certi soggetti produce anticorpi che vanno a reagire, per somiglianza, oltre che con lo streptococco, anche con strutture anatomiche dello stesso individuo; il sistema immunitario, disorientato, diventa cioè incapace di distinguere il self (se stesso) dal non self; oppure al fatto che si formano complessi antigene streptococcico-anticorpo innescanti reazioni infiammatorie in particolari distretti. Gli streptococchi sono batteri quasi sempre sensibili all’amoxicillina, o all’amoxicillina+acido clavulanico, o ad antibiotici della classe dei macrolidi (eritromicina, claritromicina).
Pertanto in prima battuta è a mio avviso corretto, in caso di tampone positivo, anche il ricorso ad un antibiotico di questa classe, riservando l’opportunità di un secondo tampone con successivo esame colturale+antibiogramma in caso di ulteriore positività.
I fermenti lattici o pro bioptici (batteri buoni) sono sicuramente utili e importanti, però somministrati nel corso dell’antibioticoterapia sono “sprecati:” infatti si tratta di batteri vivi a tutti gli effetti, quindi sensibili e vulnerabili all’antibiotico. Pertanto vedo il loro utilizzo più razionale e in grado di apportare effettivo beneficio, se iniziato subito dopo la fine del ciclo antibiotico, e protratto magari per tempi anche abbastanza lunghi, per esempio 30 giorni.
Può essere molto utile comunque, se non altro per prevenire eventuali recidive infettive così frequenti nel corso della stagione fredda, praticare una prevenzione con farmaci omotossicologici e mix di citochine low doses diluite e sottoposte ad attivazione cinetica sequenziale, secondo la metodologia omeopatica definita dinamizzazione o succussione. Esiste anche la possibilità di associare alla terapia antibiotica tradizionale, necessaria in certi casi per prevenire riacutizzazioni indesiderate e conseguente sviluppo di manifestazioni autoimmuni, un razionale programma terapeutico di tipo naturale omotossicologico-omeopatico; nel lo specifico del quale però non voglio entrare per non incoraggiare comportamenti di automedicazione riguardo a un problema complesso che richiede la competenza professionale di un pediatra esperto anche in medicine naturali.
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