Come la mente crea e modifica la realtà
Gioacchino Pagliaro - 01/01/2016
Il senso comune, coerentemente con i presupposti epistemologici e teorici del modello newtoniano e cartesiano, descrive l’uomo come un'entità bio-psico-sociale determinata dai suoi geni e in una certa misura dall’ambiente in cui vive. I sostenitori delle teorie sul condizionamento genetico, psicologico, sociale e ambientale accolgono, seppur cautamente, ed entro certi limiti, anche l’idea che l’individuo possa agire in modo attivo, e quindi non solo condizionato, nei confronti della sua vita, degli altri e della realtà circostante.
All’interno di questa visione e coerentemente con il sistema di norme e di valori socialmente convenuto, si da per scontato che l’uomo, attraverso l’azione ed il comportamento, possa agire e modificare la realtà materiale.
La psicoanalisi prima e le teorie psico-somatiche dopo hanno introdotto in questa visione un elemento dirompente: la prova che la mente può influenzare il corpo e quindi agire su una dimensione materiale.
Inutile dire che la dimostrazione che un’azione immateriale produce un effetto su una realtà materiale ha creato decenni di grattacapi e di inquietudini negli organicisti più dogmatici.
Tuttavia la critica scientifica vera e propria all’applicazione dogmatica del materialismo scientifico nelle scienze umane compare intorno alla fine degli anni Settanta, quando la teoria della complessità iniziò a creare seri problemi alle leggi del casualismo e del meccanicismo applicato allo studio dell’uomo.
Successivamente lo sviluppo in psicologia e in psichiatria del costruttivismo e del costruzionismo non solo sottolineò il ruolo attivo e creativo delle persone nei processi di percezione/rappresentazione della realtà, ma evidenziò anche i limiti delle teorie prescelte (autoreferenzialità), per la comprensione dei fenomeni studiati.
La critica epistemologica incontrò un inaspettato consenso tra tutti gli studiosi delle scienze umane, i quali iniziarono a sollevare perplessità e dubbi sull’esistenza dell’oggettività e a utilizzare criticamente le teorie mediche, biologiche, psicologiche che prima venivano accolte come vere. Da allora, soprattutto le discipline psicologiche e sociologiche non considerarono più le descrizioni dei fenomeni come verità, ma come rappresentazioni coerenti con le teorie a cui il clinico o lo studioso fanno riferimento.
In seguito, all’inizio degli anni Ottanta, un gruppo di studiosi delle più prestigiose università degli Stato Uniti presentò gli esiti di numerose ricerche mediche e psicologiche che dimostravano la capacità della mente di contribuire al processo di guarigione e di influenzare la realtà circostante. Medicina e psicologia iniziarono finalmente ad applicare nei rispettivi ambiti disciplinari alcuni importanti principi della fisica quantistica, scoperti settant’anni prima.
Ma questi incredibili cambi di prospettiva furono solo i precursori di un vera e propria rivoluzione nel paradigma nelle scienze umane rispetto al ruolo della mente e dei processi mentali
Nell'articolo integrale si parla di:
- energia, materia e mente creatrice
- la meditazione e i processi quantistici della mente
- l'intenzionalità creativa
- i biofotoni e la loro rilevazione
- l'esperimento di Bologna con il Tsa Rlung
Continua la lettura di questo articolo su Scienza e Conoscenza 51, un numero speciale dedicato alla MEDICINA QUANTISTICA.